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Il tempo e la vita


 
 
noi due soli
stretti come un pugno
 
mia madre mi racontava sempre che mi stavo facendo la pipì sotto ma io non me lo ricordo, davvero!



*
S’ sapiss’ tu ch’ tengh’ ‘mpiett m’arr’gniss tutt’
d' p'zz’chill!
*

c'era una gran confusione vestiaria a quel tempo

a 4 anni, 1960 - ora questo paesaggio non lo riconosco più, è tutto pieno di palazzi. Il luogo dove sono state scattate queste foto è accanto alla casa di Nicola e Angiulina Cianata

Vedete quel mucchio di pietre sulla strada, alle nostre spalle a destra? Quelle le spaccava mio padre Giuseppe, a mano, con la mazzoletta. Il bambino in braccio a mia madre è di scena, non è mio fratello, invece è il fratello della ragazza nella foto in basso che si chiama Rita. Poverina, qualche anno fa le le è morto l'unico figlio che ha avuto, di tumore, a 19 anni. Riposa nello stesso cimitero di mia madre

mia madre è l'ombra a destra nella foto

la borsa di mia madre, lo ricordo, era cartone rivestito di plastica

in mano ho un pacchetto di fru fru, mi sono sempre piaciuti. L'ombra a destra... è di mia madre Maddalena

al matrimonio di mio zio Arduino, mia nonna materna Annunziata, a destra foto, sua sorella a sinistra, dietro tutti il mio zio preferito, zio Damiano Armenti, quando ero bambino - poco più di sei anni - fu lui ad insegnarmi a leggere l'ora sulla sveglia, non sull'orologio perché a quel tempo a casa mia nessuno ne possedeva uno. Il cappotto che indosso mi era stato comprato molti anni prima ed ormai ci ero cresciuto dentro!

sull'aia dei miei sogni, in lontananza le cime innevate

Delle lucciole, bisdrucciole.
*


*
Ma ì vogli stall’aria a inott
ch te tra luciaccappell!

*



dinanzi casa nuova il giorno della prima comunione,
il primo a sinistra è il mio padrino, il proprietario del tre ruote

l'uomo con il braccio alzato è mio nonno Arturo Manimuzzo.
Io sono tra zia Maria e zia Carmela
mia madre, la donna che si nasconde ed è con la mano poggiata sulla spalla di sua zia con la veste colorata, è timida, forse si nasconde per pudore...
...è incinta di mia sorella Assuntina

la mia infanzia non è stata felice, pur se mi corron spesso in cuore i sogni di quel tempo

mi rendo conto che questa ricerca di particelle di me è inutile, oziosa, sovrabbondante... ma è come la polvere dell'oro a cui siamo affezionati... quando ci ricopre a fine giorno crollando sul letto in cerca d'altri sogni

ero gelosissimo della nascita di mia sorella, di cui mia madre è incinta, mi sentivo violato, aggredito dalla volontà dominatrice dei miei genitori. Tuttavia quando lei nacque ne fui strabiliatamente... felicissimo, di un amore così profondo che ne vivo ancora adesso dopo una vita



...con avido cotone
basta che tu il cuore chiuda...

ottobre 67, a 11 anni, foto per l'abbonamento ferroviario. Era la prima rivoluzione
nelle mie abitudini il treno. Fino a quel tempo, con mia madre, eravamo andati sempre a piedi

questo buco sulla pietra del palmenti dinanzi casa mia lo feci adoprando la punta di un
piccone, mi dava così ebbrezza penetrare la pietra...

laggiù in fondo... il ciliegio della mia infanzia
sotto cui - da bimbo - mio padre mi tagliava i capelli a suo modo, con la forbice, detestando io il barbiere!




vivevo il periodo più infelice della mia vita, povero, grasso, e brutto, pesavo sugli 80 chili



*
m'hanno abbandonato sulla riva
del Lete per dimenticanza! nacqui da donna
oppur da un volto?
Cosa n'è del cassetto
polveroso dei ricordi ove si celano oscuri
biglietti in attesa
di un ritorno?
*



*
Il balzo dell'astro io ebbi in cuore
ed il profumo della tua ancora bruna
che mi ha condotto a capofitto
nel tuo fiume di dolce morte
delle paure. Sono urlo felice
al tuo ascolto donna dello specchio
acqua: storione eccomi nelle tue carni
senza il vile timore d'essere
squarciato. Seminerò le stelle
con le mie origini di fuoco
e la morbidezza della sorte
dilanierà quel vento che resta
del cigno che fummo: in te, in me
ora il becco è lo strazio dell'anima.

*


...era una torta dolcissima... quella della compagna di scuola Assunta Di Crosta

*
Anch'io voglio dentro scavare, rubandoti
merletti vivi di rugiada.
*



le femmine della sezione 3a A Terza classe mista dell'Istituto Magistrale "Vincenzo Cuoco" Isernia
...non tutti i nomi ricordo...
da sinistra a destra Sandra Pettine, Pina Scarselli, Eleonora Mastronardi, la compleannica festeggiatissima eroina Assunta Di Crosta dalle otto ciliege rossissime, di lei non ricordo, di lei non ricordo, Tina Ambruosi.
...chissà che ne è stata della vita di tutte queste simpatiche figliole!



...quante speranze...
1973
Il fotografo è Amedeo Pascale... ottimo medico, specialista in andrologia, ovviamente non è presente nella foto e me ne dispiace!
ma presenti vi sono due futuri medici: Rodolfo Lombardozzi (il più alto) e Giovanni Paolone (terzo da destra)
e poi altri nomi che ricordo, da sinistra: Giuseppe Izzi, Piero Scarpitti, Antonio Incollingo, Antonio Antonucci, Ugo Nuosci, Giuseppe Vacca, e... indovinate chi è il primo a destra!?
in ginocchio: Ennio Delle Donne
ovviamente la pupa a centro è la festeggiata del pian di sopra!

*



*

Perdio, siamo ipotesi!
rubini, cristalli, casseforti intarsiate.

*

il giacchetto era di mio padre, ce lo scambiavamo con una voluttà quasi incredibile
lui era felicemente orgoglioso che io lo indossassi, ...mah!

brrrrrr!



Negli occhi tuoi di mare verde
immergo



*
E' l’an’ma ch'eva v’r’necchia 'ncoppa a ri carvuni
s' n' saglieva ch ru fum' capammonte!

*


Noriano Andreini, direttore del Teatro Verdi di Pisa. E' stato per me come un padre. Gentile. Premuroso. Disinteressato.
E' stato la prima persona che ha dato credito al mio talento artistico ed alla mia passione.
Alla sua memoria va tutta la mia riconoscenza, il mio affetto e la mia gratitudine.
Quando io ero solo, lontano da casa ed in lite con il mio genitore, lui mi è stato vicino, paternamente.

*

1979

*
prestigiatori
di polline tra le begonie stanavo
*

1980

*
Io questa notte sono stato sveglio
pensando a te che respiravi con un
altro sotto i lapilli dei miei occhi
e ti guardavo e sentivo l'odore, il
rumore dell'aorta che scoglioso svaniva
le sue furie in sismiche praterie di
corallo. Tu. C'era una pesca matura sul
tavolo di marmo. Sveglio sono rimasto
a cercarti fino all'alba corriere di
tuono, tra rocce di basalto anch'esse
crollanti inghiottite dai propri ansimi
incandescenti. Eros veglio, anch'io, si...
Per i colpi d'ala che ninfee risorgenti
nottetempo raccolte in graffiti, s'abbattevano
sul mio cuscino cavernoso in pirate seduzioni...
mirte foglie, sudor ocra e smalto. Si. Io
questa notte sono stato pioggia, fuoco! e
per vederti son corso fin al tuo seggio ov'era
abbandonato il guanto; con i tuoi capelli
t'avrei offesa mentre fuggivi. Invece t'ho
essudata legandoti al carro delle nuvole.
Anch'io, si, ero fuori. Nè tradito nè libero
nè truce mendicante dell'anima, sol te,
attendevo sulla soglia... coperta di perle.
Si, tu! questa notte ho toccato le tue pene
adagiate in un vascello di vimini e intessute
di specchi, senza foglie, senza rami, senza
discorsi intagliati a coltello nella scorza.
Pene senza ferite aperte con l'orlo abbrunito
dal vento. Vinchi ricolmi... solo di alamari
caduti, di piccole stelle, ...forse ornamento
di chissà quali giubbe!? o lorde mostrine
senza pace? o forse ...solo armature anch'esse
colpite nell'angolo più remoto del firmamento...
ove... ove questa beltà poco
monda non ha più casa... ove
neppure la serpe, ripone il nettare. Ero sveglio
quando ti ho incontrata e non era un sogno la tua
miseria di angelo, i tuoi confini ad oriente
non ancora ceduti, le mie audaci brame di vinto
e l'impassibile urgenza d'esser del cervo ancor
vincitore. Questa notte ho esplorato le tue vene,
la ruggine irrimarginabile che il ferro ed i suoi
atomi han confitto dentro te per vent'anni ...il
cuore dissangua, dissangua e ti nutre, ti succhia
le arterie l'aorta il colore e la pelle che affronta
il muscolo incollerito e risuona. Tuc! tutuc! tuc!
Donna, anch'io! mi sono toccato questa notte,
mi sono toccato il cuore!
*
 
1984

*

Voglio bellezza ristoratrice sublime furiosa!

*

agosto 1989

*

...e la verginità della sofferenza.

*

mia madre, tra le mani ho i suoi fagioli... bianchi

19 luglio 1992 matrimonio di mia sorella Assuntina - Quel giorno fu ucciso il giudice Paolo Borsellino
 
***
Esacerbo la conica ronda
...su Ponte Mazzini ...Roma

1995 - con mio padre, quanto ho lottato contro quest'uomo
che mi amava nel modo sbagliato


 
oOo

 
MORS
è
fine
odoroso
il profumo
di pianto quando ho paura
e un sibilo
marcio
m'infuga.
O la forbice stanca
m'adunghia,
mi sfida.
Non riesco più a mordere l'asfalto
ma sento le orme che calpestano
il marmo delle chiese ed i bugni delle
agòre.
Infoco.
Il respiro è nel vento che lo porta via.
Non riesco più a trangugiare il vetriolo
come sole ridente.
Non riesco più a dare
me stesso all'amore
delle mie carni,
ai i talloni
con cui calpesto la mia esistenza.
Non riesco più
a resistere agli amori veri
che sommergono.
Non riesco più
a raccogliere
nella bocca
i milioni di occhi che mi guardano
col desiderio
di tradirmi.
Non riesco più
a
raccapezzare
i giorni
che fuggono.
Non riesco più
ad essere notte scassinosa.
Non riesco più...
a rattopparmi
il sorriso
e neppure
sigillare
il presente
in
cima al sacco del passato.
Non riesco
a venire
sui tuoi monti
segnati dalla beatitudine.
Non
riesco più
ad essere uomo
dinanzi
ai macigni
testardi
di cui è fatto il cielo.
Non riesco
a perforare gli abissi.
Oh, dove corro?!

Dove sferzo
le incudini!?
Dove
accaso
le membra
con gli occhi ricolmi di te?
Dove... ?
sovvieni
quest'oggi!
Oh... non
resisto!
Mi afferro
al tuo volto e nudo
vorrei morire
Giglio empireo della notte!
Troppo
m'ingozzo le labbra.
Non ho ritegno.
M'abbondono
a luccicose fontane
di miele.
Pesce
immaturo
tra le acque
d'un Carpino
bambino
ove trascorsi befane infanti.
Io, bestia
malvagia creatura
travolto
da un oscuro umano.
Eppure... oh!
...quanta tenerezza
trovo
ancora
nella mia storia,
in questa storia che
non vive,
che spaventa,
che m'umilia,
che m'uccide,
che mi storpia...
mi difende.
Storia generosa che m'affitta
ad un giudizio che temo.
Storia che mi ruba la memoria,
che mi dona alle streghe
e m'impregno del lor muto aroma!
Storia delle mie cambiali,
dei miei sordi stivali
con cui m'illudo
di varcare
porti ove attraccano pescecani e pezzenti;
cattivi odori e vampiri.
Morto,
fra soldati.
La bora m'inonda.
Nessuno crede
al mio pudore
rivestito
di stracci,
allo specchio
in cui entro,
difeso dal muro degli sguardi

dal panno
del mio alito.
Nel volto
rammento

gli odi.
E così
vitreo o
gni notte
mi dimeno
identico
ad una puttana
che ravviva
i bargigli
fronduti
dell'amplesso!
La morte batte cassa.
Vorrei divenir
falegname,
per sentire
fra le mani
la tenerezza del larice
che
dimena
l'intaglio
da cui nascerà la mia bara.
Carezzo la Beretta

e sento
il vuoto
...meno doloroso
...dell'addio.

Sento un colpo, solo un colpo!
e svolazzeranno gli uccelli

fra i mie ricordi, bambino.

oOo
 
 
parole e volto di Enzo Cicchino