Linguistica

 

Un commento...


Caro Enzo,
come stai?

 

Non ricordo più se ci siamo scritti al ritorno dalle vacanze... non ho trovato mail spedite al tuo indirizzo, pensavo di averlo già fatto...
come hai notato non ci siamo visti a Guardialfiera, purtroppo sono stato preso da mille cose da fare e in più ho avuto pure un furto in casa a Roma, ad agosto sono venuti i ladri e ci hanno portato via l'oro... più che il valore in se(che era abbastanza) ci hanno portato via i ricordi... ma forse te ne avevo già scritto. Comunque oggi stavo cercando di sistemare la sezione dei link per il sito del centoventesimo (ormai è funzionante all'indirizzo www.centoventesimo.com) e stavo per inserire il tuo sito. Siccome sapevo che il tuo portale tratta diversi temi ho provato a sbirciare per fare un commento più preciso al link. Mi è caduto l'occhio sulle tue lettere private, quelle di tuo padre e le ho lette e allora mi permetto di commentarle.
Molto private ma molto belle. Non so quale sia stato il rapporto vero con tuo padre, dalle lettere appare un po' conflittuale ma quello che mi ha stupito è l'affetto che tuo padre provava per te e la protezione con la quale cercava di spronarti ad aprire gli occhi. All'inizio parli di mentalità del sud, tuo padre aveva qualcosa che doveva contraddistinguerlo da quelli della sua generazione e di quei posti. Doveva essere una persona disamorata del mondo e sfiduciata delle persone per cui la famiglia doveva essere stato il luogo in cui preservare il suo mondo ideale anche se conscio di certe consapevolezze e subedone i condizionamenti del luogo. Non so, mi sbaglierò ma lui doveva vedere te molto simile a lui ed è per questo che ti metteva in guardia dal mondo esterno anche se sembrava che tu non volessi proprio capire. Per lui forse eri il riflesso di quello che avrebbe voluto essere lui: andarsene da un luogo troppo chiuso mentalmente. Tuo padre aveva una marcia in più ripetto ai padri della sua generazione. Mio padre, per esempio, non aveva e non ha questa capacità dialettica, per lui esiste solo il suo paesino ed il mondo gli è circostritto e così è la sua mentalità anche se poi so guardare il suo meglio. Da parte tua c'è stata la fuga, la capisco perchè ho avuto il tuo stesso rifiuto per la mia gente e per la cultura di cui ne era impregnata ma poi mi sono dovuto ricredere perchè in verità, in quei "posti d'ignoranza", c'erano valori genuini che altrove non ho trovato e tutt'ora credo sia ancora un'isola da preservare (e pensa che mi ci sono comprato pure una casa). E allora il tuo andare era necessario per emarciparti culturalmente ed è per questo che tuo padre ti ha lasciato andare e ti ha assencondato anche se poi sentiva la tua mancanza e forse ti caricava di troppe responsabilità in questo senso quando dice "senza di te la casa è vuota". È chiaro che il vostro contrapporvi era un fatto caratteriale ma anche propria della tua età penso. Ma chi non è stato conflittuale con i proprio genitori!? Ho trovato molto bello quell'insistere sul "riguardarti... e pensa alla salute... di non badare ai soldi...svagati... e incontra la gente" aveva capito che l'università, quella vera, è la vita. Viverla per non pentirsi poi di non averla vissuta,capirla meglio entrandoci dentro con la partecipazione perchè rifugiarsi nella propria stanza, come nel proprio mondo ideale, non aiuta a crescere se non ad accrescere le proprie frustrazioni che sono sempre alla ricerca di qualcosa che crei una svolta e che magari poi non arriva.Hai ragione, quelle lettere, lette a posteriori, fanno un certo effetto,immagino, ma sono un dono prezioso, ne avessi io di così belle da pubblicarne. E bada, sono belle anche nella lora forma per quel continuo ciondolare tra il "voi" e il "tu", un retaggio del formale passato che sta per subire un cambiamento. Tuo padre ti parlava di verità universali che si contrapponevano decisamente ai resoconti di cronaca di tua sorella legata più alla minuziosa matematica del quotidiano, non è un caso che lei era tua sorella mentre lui... tuo padre

Un abbraccio
Omar

 


 
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