Archivio teatro - theatre


 
VERMI A NATALE
di Stefano Montanari
atto unico




Presentazione
Anche VERMI A NATALE, pure ricavato da un racconto, è un atto unico ma, a differenza degli altri, si tratta di un giallo classico con personaggi e ambiente chiusi. Come avviene di norma nella testa dell'assassino, nel nostro
caso un assassino tecnicamente un po' anomalo, questi pensa di averla fatta franca, eppure un particolare, anche se al vaglio di un investigatore non certo brillante, lo tradirà.

Biografia:
Nel giugno del 1949 mia madre mi partorì a Bologna, distratta dalle imprese di Fausto Coppi che la voce di Ferretti illustrava alla radio.
Dopo un'infanzia e una giovinezza trascorse a Maranello nel covo della Ferrari, mi sono laureato in Farmacia e ho cominciato subito ad occuparmi, da tecnico e progettista, di aggeggi che servono ai medici per giustificare le loro parcelle e, in fin dei conti, a me per pagare il conto del macellaio.
La passione per l'arte in genere l'ho ereditata, credo, da mia madre. Così ho fatto, ben inteso da dilettante, il fotografo e il musicista, prima di passare alla scrittura di racconti e di pezzi teatrali.
Da mio padre ho ereditato la passione per lo sport e, finché gli anni non hanno preteso un pedaggio insostenibile, sono stato maratoneta con quindici campionati italiani amatoriali a squadre nel mio palmarès.
Come scrittore ho un bel po' di pubblicazioni al mio attivo, in italiano e in inglese, ma, ahimè, soltanto in campo scientifico. Come letterato, benché valga assai di più che come scienziato, nulla.
In famiglia sono l'ultima ruota del carro, con una moglie bioingegnere che fa ricerche a livelli stratosferici e due figli strumentisti e compositori, uno rock (chitarra) e uno classico (oboe). E allora scrivere mi serve per non beccare troppo distacco.

oOo


PERSONAGGI:

CONVIVENTE del dottor Trippa
POLIZIOTTO
Notaio VIOLA
Signora SANFILIPPO
GIANNINA(infermiera della signora Sanfilippo)
Ingegner GIULIANI
Onorevole ORNELLA Mangiagalli (moglie dell'ingegner Giuliani)

TEMPO: metà gennaio ai tempi nostri.

Il palcoscenico è diviso in parti che vengono di volta in volta illuminate a seconda di dove si svolge
l'azione. Ogni altra soluzione di regia è possibile.
 
 

oOo





SCENA 1
 

[Luci. Una vecchia scrivania da poco prezzo, dietro cui è una poltroncina sdrucita. Davanti alla scrivania c'è
un'altra poltroncina, non assortita con la prima. Sulla scrivania, ingombra di carte e di penne, c'è un calendarietto da tavolo. Nella stanza accanto una radio trasmette musica napoletana a volume piuttosto alto. Entra la CONVIVENTE del dott. Trippa. Sui 45 anni, alta, bionda, abbastanza slanciata. Vestita elegantemente di scuro ma non in lutto.
Il POLIZIOTTO si alza di scatto dalla poltroncina dietro la scrivania su cui sta seduto e porge la mano alla donna con un mezzo inchino.]

POLIZIOTTO: Accetti le mie condoglianze, signora. Si accomodi, la prego [scosta la poltroncina di fronte alla scrivania e la donna si siede. Si siede anche il Poliziotto]. Scusi il disordine, ma sa, qui siamo in tre gatti e c'è tanto da fare... La radio! [ad alta voce rivolto alla stanza accanto; ma la radio continua a trasmettere allo stesso volume.
Il Poliziotto attende un attimo e poi, un po' più forte:] La radio! [la radio viene spenta] Oh, finalmente! Scusi, scusi, sa, ma qui... Ecco, vede, [apre un raccoglitore di cartone da cui estrae qualche foglio] il medico legale, nel suo rapporto, qui, vede?, non ha dubbi: si tratta d'infarto del miocardio. Cuore. La... il decesso risale, con tutta probabilità, ai giorni intorno al 25, a Natale. Forse il 24... In quei giorni, risulta, lei era assente. Dove ...

CONVIVENTE: All'estero.

POLIZIOTTO: Esattamente... [comincia a prendere, quasi furtivamente, dei brevi appunti su quanto la donna dice]

CONVIVENTE: A Bali.

POLIZIOTTO: Bali? Ah, sì, Bali... Dal...

CONVIVENTE: Dal 21.

POLIZIOTTO [prendendo in mano il calendarietto da tavolo e guardandolo]: E non... sì, voglio dire...non si è mai messa in contatto con suo marito?

CONVIVENTE: Telefonare, dice?

POLIZIOTTO: Sì, una telefonata a casa. Magari, sa, gli auguri...

CONVIVENTE: Da Bali non è facile telefonare. E poi mio... mio marito è... lui era contrario a queste cose. Non voleva si buttassero soldi in stupidaggini. Se stai bene non hai bisogno di me - diceva - e le disgrazie si vengono a sapere subito.

POLIZIOTTO: Già... E'... era una cosa abituale che lei viaggiasse sola?

CONVIVENTE: A lui... a mio marito non piaceva viaggiare. Pensi che l'unico paese estero in cui ha messo piede è la Svizzera, a due passi dalla casa sul lago.

POLIZIOTTO:  Pensi un po'... E lei viaggiava sola?

CONVIVENTE: Spero non crederà alle chiacchiere.

POLIZIOTTO: Per carità! Mi dica: com'era organizzata la vita di suo marito?

CONVIVENTE: Per questo periodo, intende?

POLIZIOTTO: Durante la sua assenza.

CONVIVENTE: Be', lui aveva il suo lavoro. Lo studio di commercialista a Milano era aperto. In questo periodo c'era una transazione importante, così mi pare di aver sentito. Non saprei dirle di che cosa si trattasse. Affari.

POLIZIOTTO: Qualcosa a che fare con l'azienda della Signora Sanfilippo?

CONVIVENTE: Può darsi.

POLIZIOTTO: L'azienda...

CONVIVENTE: Si tratta di un'azienda di cui mio marito è... era [il Poliziotto allarga appena le mani e abbassa gli occhi] direttore generale.

POLIZIOTTO:  Un'azienda in cui la signora Sanfilippo...

CONVIVENTE: La signora è malata e non può curarsene.

POLIZIOTTO: Capisco... Non vive a Milano, vero?

CONVIVENTE: In Toscana: a Punta Ala.

POLIZIOTTO: A Punta Ala... Come mai?

CONVIVENTE: Dovrebbe chiederlo a lei.

POLIZIOTTO: Sì, sì... Grande personaggio è stato la signora... Che tipo è?

CONVIVENTE: Che tipo è? Che domanda! Be', se intende che tipo è dal punto di vista degli affari, è stata un grande personaggio, l'ha detto lei. Come le dicevo, adesso, però, la sua malattia non le permette di occuparsi della ditta. Se vuol sapere com'è personalmente...

POLIZIOTTO: Personalmente....

CONVIVENTE: Se debbo essere sincera fino in fondo... In confidenza, be', non è che la signora sia una persona particolarmente gradevole. Del resto, capirà, per fare la fortuna che ha fatto, a qualcosa si deve pur rinunciare.

POLIZIOTTO: E lei, la signora, ha rinunciato...

CONVIVENTE: ... alla famiglia, che non ha mai avuto, ad un minimo di cultura, forse anche d'istruzione, che non ha avuto il tempo di farsi... Dovrebbe sentirla...[sorride con aria appena beffarda]

POLIZIOTTO: Amicizie?

CONVIVENTE: Conoscenze, tante; amicizie... capirà bene che con tutti quei soldi... Ma, mi scusi, mio marito non è morto d'infarto?

POLIZIOTTO: Sì, sì, appunto... Mi scusi, stavamo divagando. Sa, io vivo qui, in provincia... E, dunque, in sua assenza suo marito si era trasferito al lago?

CONVIVENTE: No, no, è del tutto improbabile: al lago andavamo solo il sabato e la domenica.

POLIZIOTTO: Dunque la casa era disabitata per il resto della settimana.

CONVIVENTE: Sì.

POLIZIOTTO: Tenevate un gatto, però, nella villa.

CONVIVENTE: No.

POLIZIOTTO: Strano, in casa c'è un inequivocabile odore di...-

CONVIVENTE:-...di gatto. Sì, l'ho sentito anch'io. Non avevamo animali, però.

POLIZIOTTO: Ne sarà entrato uno da qualche parte... Tornando all'uso della villa solo per i giorni di festa, vuol dire che suo marito dormiva nella casa di Milano?

CONVIVENTE: Sì, presumo di sì.

POLIZIOTTO: E, secondo lei, che motivo poteva avere, allora, per andare alla casa del lago e scendere nel sotterraneo?

CONVIVENTE: Non ne ho la più pallida idea.

POLIZIOTTO: A proposito: come funzionava questo sotterraneo?

CONVIVENTE: Era un appassionato di vini: li collezionava.

POLIZIOTTO: E' una cantina un po' speciale, a quanto risulta.

CONVIVENTE: Speciale? Non direi: il sotterraneo è composto da due stanze, una grande che serve da ripostiglio e, soprattutto, da archivio per i documenti vecchi dello studio...

POLIZIOTTO [interrompendo la Convivente]: Archivio... Quindi poteva essere andato a prendere un documento.

CONVIVENTE: E' possibile.

POLIZIOTTO: Scusi, l'ho interrotta. Diceva, il sotterraneo...

CONVIVENTE: Stavo per dire che la stanza più piccola è per i vini. In questa c'è l'aria condizionata: la temperatura è quella per conservare i vini. Tutte le bottiglie sono elencate nelle schede. Alcune valgono parecchio. Qualcuna è rarissima. Se è per questo che dice che la cantina è speciale...

POLIZIOTTO: L'ascensore?...

CONVIVENTE: Al sotterraneo si può arrivare attraverso una scala o con l'ascensore. L'ascensore arriva direttamente nella cantina dei vini e da questa si accede all'archivio.

POLIZIOTTO: E funziona solo con la chiave.

CONVIVENTE: Sì.

POLIZIOTTO: La porta della cantina è tenuta aperta o chiusa?

CONVIVENTE: Chiusa, naturalmente.

POLIZIOTTO: A chiave?

CONVIVENTE:A chiave.

POLIZIOTTO: E la porta dell'archivio?

CONVIVENTE: Chiusa a chiave anche quella.

POLIZIOTTO: C'è qualcuno... personale di servizio?

CONVIVENTE: Una donna solo per il sabato e la domenica.

POLIZIOTTO: Nessun altro?

CONVIVENTE: Il giardiniere che viene quando ne ha voglia.

POLIZIOTTO: E il gatto?

CONVIVENTE: Le ho detto che non abbiamo animali.

POLIZIOTTO: Già, scusi. Hanno le chiavi di casa?

CONVIVENTE: Il giardiniere e la donna, dice? [il Poliziotto annuisce]  Il giardiniere ha le chiavi del cancello e del garage. In garage ci tiene gli attrezzi. La donna di servizio no: lei viene solo quando ci siamo noi.

POLIZIOTTO: Quindi è normale che nessuno si sia accorto di...

CONVIVENTE: Normale... Sì, è normale.

POLIZIOTTO: E lei... Lei si è accorta...

CONVIVENTE: Perché continuate tutti a farmi le stesse domande? Ho già risposto cento volte...

POLIZIOTTO: Mi scusi, signora. Mi rendo conto che è stanca, che la sto importunando, ma il dovere, capirà... E poi è anche per sua tranquillità.

CONVIVENTE: Tranquillità? Che cosa vuol dire?

POLIZIOTTO: Si tratta certamente di una disgrazia, non c'è dubbio, ma le circostanze...

CONVIVENTE: Che cosa vuol dire, chiedo [alza un po' la voce]. Quali circostanze?

POLIZIOTTO: No, non si alteri, la prego. C'è solo da chiudere la pratica. Non ci sono dubbi, le dico, stia tranquilla: è una morte naturale, una disgrazia. A dire il vero c'è qualche particolare che non riusciamo a spiegarci, ma questo succede spesso. In cantina, dove lei ha trovato il... suo marito, insomma, c'erano, l'avrà visto, due bottiglie con il collo spaccato, un passito e un Grignolino, uno strano abbinamento, e il cadavere... sì, cioè, suo marito, aveva dei piccoli tagli intorno alla bocca, si direbbe provocati dai cocci. Al momento non ci spieghiamo... Dunque, dicevamo che lei si è accorta...

CONVIVENTE: Come ho già raccontato a tutti, fino alla noia, io sono rientrata nella mattinata del 10 da Bali, e dall'aeroporto sono venuta con... ho preso un taxi.

POLIZIOTTO: Non c'era suo marito ad aspettarla?

CONVIVENTE: Non gli piaceva guidare.

POLIZIOTTO: Capisco. Quindi, arrivata a casa...

CONVIVENTE: Arrivata a casa ho telefonato in studio ma non ho avuto risposta.

POLIZIOTTO: Subito? Ha telefonato subito, appena arrivata a casa?

CONVIVENTE: Subito? No, non proprio subito: dopo un'ora... due, forse.

POLIZIOTTO: Non si è preoccupata?

CONVIVENTE: E perché avrei dovuto? Spesso mio marito è fuori in qualche ufficio, in tribunale, da un cliente, in giro.

POLIZIOTTO: Non c'era qualcuno in studio? Una segretaria? Non c'è una segretaria?

CONVIVENTE: Sì, c'è... Ci sarebbe dovuta essere una segretaria che... Ma quella... Le ho telefonato a casa. Era malata, diceva, da due settimane e di mio marito non sapeva niente. Del resto lui non gradiva le telefonate: non sopportava il telefono. Solo in casi importantissimi... Era sordo...  mezzo sordo... Al telefono non capiva bene.

POLIZIOTTO: E allora?

CONVIVENTE: Allora ho aspettato fino a sera, poi ho telefonato a qualche conoscente che lui frequentava.

POLIZIOTTO: Chi?

CONVIVENTE: Il notaio Viola e l'ingegner Giuliani.

POLIZIOTTO: E loro?

CONVIVENTE: Non l'avevano visto.

POLIZIOTTO:E dunque, che cosa ha fatto?

CONVIVENTE: Ho aspettato il mattino dopo e sono andata al lago.

POLIZIOTTO: Perché non è andata subito?

CONVIVENTE: Glie l'ho detto: non ero preoccupata. Non avevo motivo per esserlo. Lei non lo conosce... A volte va a Roma e ritorna due o tre giorni dopo.

POLIZIOTTO: Andava [allarga le mani e abbassa lo sguardo con lo stesso gesto di prima].

CONVIVENTE: Andava.

POLIZIOTTO: Senza avvertire?

CONVIVENTE: Ma sì, senza avvertire.

POLIZIOTTO: E perciò anche stavolta...

CONVIVENTE: Come poteva avvertirmi se io non c'ero?... Adesso che mi ricordo, il 28 doveva essere proprio a Roma, mi pare.

POLIZIOTTO: Dal 28 dicembre al 10 gennaio, però...

CONVIVENTE: Ci sarebbe potuto tornare, o no?

POLIZIOTTO: Sì, certo... Quando va a Roma... quando andava a Roma, non dormiva, per caso, sempre nello stesso albergo?

CONVIVENTE: Ma sì... almeno credo.

POLIZIOTTO: Non ha tentato di chiamare l'albergo di Roma?

CONVIVENTE: No.

POLIZIOTTO: Non ha nemmeno telefonato al lago?

CONVIVENTE: No... sì... Non ricordo...  Ma comunque sarebbe stato inutile: lui il telefono non lo sentiva.

POLIZIOTTO: Il cellulare... Aveva un telefono cellulare?

CONVIVENTE: Lei non vuole capire: come le ho già detto, lui odiava il telefono. Non voleva che gli altri si accorgessero che non ci sentiva.

POLIZIOTTO: Così è andata al lago direttamente, senza telefonare.

CONVIVENTE: Sì.

POLIZIOTTO: E quando è arrivata al lago era tutto a posto?

CONVIVENTE: In ordine, vuol dire?

POLIZIOTTO: In ordine, sì.

CONVIVENTE: Mi parve che non ci fosse niente d'insolito, tranne il fatto che la porta d'ingresso era chiusa ma non a chiave. Perciò ho pensato che lui fosse in casa.

POLIZIOTTO: Ha cercato e...

CONVIVENTE: Lui non c'era.

POLIZIOTTO: Allora è scesa in cantina...

CONVIVENTE: Sì.

POLIZIOTTO: In ascensore o per le scale?

CONVIVENTE: In ascensore.

POLIZIOTTO: Ha notato qualcosa di strano?

CONVIVENTE: Di strano?

POLIZIOTTO: Sì, voglio dire: noi abbiamo trovato l'ascensore con la chiave infilata. Forse l'aveva lasciata lei. Era normale che la chiave restasse nell'ascensore?

CONVIVENTE: No.

POLIZIOTTO: E... lei ha dovuto chiamare l'ascensore dalla cantina o...

CONVIVENTE: No, era al piano.

POLIZIOTTO: E la chiave?

CONVIVENTE: Infilata.

POLIZIOTTO: E la porta della cantina: era aperta o chiusa?

CONVIVENTE: Prima di scendere ero andata per prendere la chiave, ma questa non c'era. Così sono scesa e la porta era socchiusa. La chiave era infilata nella toppa.

POLIZIOTTO: Allora lei è entrata e...

CONVIVENTE: ... e lui... [il Poliziotto annuisce con aria di circostanza] Ho chiamato l'ambulanza, anche se era evidente... l'odore...[il poliziotto ripete lo stesso gestori prima con le mani e con gli occhi]

POLIZIOTTO: Dove stava di solito la chiave?

CONVIVENTE: Mio marito era molto ordinato, meticoloso: un maniaco dell'ordine. Tutto doveva essere perfetto. Regolava gli orologi tutti i giorni...

POLIZIOTTO:  Strano: l'orologio elettrico nell'ingresso era quasi otto giorni indietro...

CONVIVENTE: Sarà rotto...

POLIZIOTTO: No, no: stamattina ho visto che era andato avanti regolarmente... Be', mi dica delle chiavi.

CONVIVENTE: Per le chiavi c'era una cassettina nella sua camera da letto dove tutte le chiavi, etichettate, stavano appese.

POLIZIOTTO: Nella sua camera da letto? Dormivate...

CONVIVENTE: Separati.

POLIZIOTTO: Era malato, suo marito?

CONVIVENTE: Diabete. Soffriva di una forma di diabete che si andava lentamente aggravando, tanto che il medico aveva detto che di lì a poco sarebbe dovuto passare alle iniezioni d'insulina.-

POLIZIOTTO: -Dunque non era bene bevesse vino. Sa, anche mio padre...

CONVIVENTE [interrompendo il Poliziotto]: No. Infatti beveva pochissimo: giusto un dito, ogni tanto, per apprezzarne il sapore.

POLIZIOTTO: Il cuore?

CONVIVENTE: Sano, che mi constasse.

POLIZIOTTO: Chi frequentava la casa del lago?

CONVIVENTE: Non avevamo un grande giro di ospiti. Solo l'ingegner Giuliani e sua moglie Ornella, l'onorevole Mangiagalli, venivano relativamente spesso. Il notaio Viola, qualche volta.

POLIZIOTTO: Come raggiungeva il lago, suo marito?

CONVIVENTE: In automobile.

POLIZIOTTO: Anche se non amava guidare?

CONVIVENTE: Arrivare qui da Milano con i mezzi pubblici è impossibile.

POLIZIOTTO: In taxi...

CONVIVENTE: Il taxi costa.

POLIZIOTTO: Come mai non c'è l'auto di suo marito in garage, qui al lago?

CONVIVENTE: Non saprei.

POLIZIOTTO: Lei sa dov'è l'automobile?

CONVIVENTE: Ce l'ho io: ho usato la sua per venire qui.

POLIZIOTTO: E dove l'ha presa?

CONVIVENTE: Era a Milano, nel garage di casa.

POLIZIOTTO: Grazie, signora. Le rinnovo le mie condoglianze... Mi scusi, tanto per completezza, vedo qui adesso che lei e il Dottore...

CONVIVENTE [allungando leggermente il collo per leggere il documento sulla scrivania]: Sì, vede lì che non eravamo sposati. Fa differenza?

POLIZIOTTO: No, no, certo che no... Se posso permettermi, con tutta la riservatezza del caso, era una... un'unione...  mi perdoni... era un'unione felice?

CONVIVENTE: Ci sono quasi trent'anni tra me e lui. E con questo?

POLIZIOTTO: Nulla, nulla... Posso... Potrei sapere perché non...

CONVIVENTE: Perché non eravamo sposati? Perché io sono sposata. E' un problema?

POLIZIOTTO: No, no, ci mancherebbe... Prima di... sì, insomma, prima di unirsi con... lei faceva... era...

CONVIVENTE: La sua segretaria.

POLIZIOTTO: E' un mestiere ingrato, il nostro: siamo degl'insopportabili ficcanaso. Mi scusi e di nuovo condoglianze, signora. [Il Poliziotto si alza, gira intorno alla scrivania mentre anche la donna si alza. Le luci si abbassano.]
 
 
 

SCENA 2

[Le luci si accendono sulla CONVIVENTE del dott. Trippa e sul notaio VIOLA, in piedi.]

VIOLA: Ecco la chiave. [porge la chiave alla Convivente che la prende]

CONVIVENTE: Ha trovato?

VIOLA: Sono andato il 28 sera, tardi, come mi aveva detto lei. Mancava l'elettricità. Sono entrato ma non si vedeva niente. Non sono nemmeno sceso in cantina. Del resto non ci potevo mica tornare di giorno... E i giorni dopo non mi fidavo. Magari c'era lui, o il giardiniere, o qualcuno che poteva vedermi... Come facevo a sapere che lui era morto?
Fino al 10 lei non... e non sapevo proprio come rintracciarla.

CONVIVENTE: Non le è venuto in mente di portarsi una torcia elettrica?

VIOLA: No... Una torcia elettrica, no...

CONVIVENTE: Senta, Viola, io non posso aiutarla altrimenti. Si arrangi.

VIOLA: Mi arrangio, sì. Adesso, con tutta quella polizia in giro, come faccio ad andare giù nel sotterraneo? Sempre sperando che... Lei, forse...

CONVIVENTE: Io, con gli occhi addosso della polizia?

VIOLA: Non vorrei che quei documenti finissero in mano a Giuliani. Dopo avremmo chiuso. Domani devo essere a Punta  Ala per l'ora di pranzo e se a quella salta il ghiribizzo di rifare il testamento, come temo, senza i documenti io...

CONVIVENTE: Andiamo, Viola, come fanno a finire in mano a Giuliani? La chiave ce l'ho solo io e, per un po', ce ne ha una la polizia. Lasci che faccia il testamento. Poi lo rifarà, come al solito. Lei cerchi di non rovinare tutto: con un colpo di fortuna come questo...

VIOLA: Sì, sì... Ma lo sa che a fine mese torna a Milano per farsi operare, vero? Ulcera, stavolta. L'intervento non si può più rimandare e lo sa che l'anestesista dice che se sopravvive a questa è un miracolo? Non abbiamo tempo: bisogna sbrigarsi!

[Le luci si abbassano]
 
 
 

SCENA 3

[Le luci si alzano su di una poltroncina su cui sta seduto il notaio VIOLA e un'enorme poltrona su cui sta semisdraiata la signora SANFILIPPO, avvolta in un plaid. Lei è vecchia e immobile. Parla con accento milanese]

SANFILIPPO: Appena avevo rimesso tutto in ordine, ecco che questa roba mi scombussola tutto. Con l'operazione a fine mese, non posso mica aspettare i comodi altrui, io.

VIOLA: E' una grossa disgrazia, certo, ma, al di là del dolore, che tutti condividiamo, non si preoccupi: il testamento si può rifare finché crede. Del resto l'abbiamo già riscritto così tante volte...

SANFILIPPO: Lei scriva, Viola! Lei faccia il suo mestiere che io la pago! L'uomo che avevo bisogno... Avevo trovato l'uomo che avevo bisogno, e adesso...

VIOLA: Ne troveremo un altro, signora... Lei lo sa, se ci fosse bisogno di me, io sono a disposizione. Per quel che posso...

SANFILIPPO: Viola, era lui, lui, il Trippa era l'uomo adatto per mettere a posto tutto e tutti. Aveva un'esperienza, una classe... Gli avevano appena pubblicato una lettera al direttore del '24 Ore'. L'ha letta? S'intendeva di tutto.
Quando mi ha recuperato quei cinque miliardi io le ho detto che glie ne sarò grato.

VIOLA: A me?

SANFILIPPO: A lei che cosa?

VIOLA: Lei ha detto a me?

SANFILIPPO: Io le ho detto! Le: ho detto a lui, al Trippa!

VIOLA: Ah, ecco.

SANFILIPPO: Io le ho sempre dato del lei a Trippa, anche se... Quando ho perso Eugenio ho capito che avevo solo lui. Pensi che quando è morto era notte e lui mi ha telefonato subito da Milano che io non glie l'avevo neanche detto.
Aveva una sensibilità... Quando gli avevo detto che avevo lasciato la villa qui di Punta Ala all'Eugenio, e pensi
che è passato sì e no un mese e poi l'ho perso - l'Eugenio ho perso - lui, il Trippa, ha detto che dovevo lasciare anche i mezzi per mantenerla - la villa, mantenere la villa - e per mantenere la creatura. Eugenio non può mica lavorare, aveva detto lui, lui il Trippa, dico. A tutto pensava... Vedeva lontano, lui... Aveva una testa...

VIOLA: Eh, sì, come lui ce n'erano pochi...

SANFILIPPO: C'era lui.

VIOLA: Lui e basta...

SANFILIPPO: Sì.

VIOLA: Be'...

SANFILIPPO: Il Trippa...

VIOLA: E' la vita... [allarga le braccia] Purtroppo, signora, dovrà farsene una ragione. Allora che cosa facciamo stavolta?

SANFILIPPO: L'Eugenio è cancellato già fin dall'altro testamento. Per forza. A proposito, faccia fretta a
l'imbalsamatore. La Liuba la diamo al veterinario perché io dei cani non ne voglio più. Del resto la Liuba non
era mica come l'Eugenio. Lui capiva tutto, come un cristiano. Lei, invece... Lei la Liuba, dico. Lei era una carogna.
Allora, nelle volontà metta in modo che l'azienda rimanga al Giuliani e tutto il resto vada all'Ornella.

VIOLA: Tutto il resto?

SANFILIPPO: Tutto.

VIOLA: E... e le altre persone?... Gli amici...

SANFILIPPO: L'Eugenio alla Giannina.

VIOLA: Imbalsamato?

SANFILIPPO: E' morto o non è morto?

VIOLA: E' morto.

SANFILIPPO: E allora?

VIOLA: E...

SANFILIPPO: E basta.

[Le luci si abbassano]
 
 
 

SCENA 4

[Le luci si alzano sul notaio VIOLA e GIANNINA, infermiera di mezz'età della signora Sanfilippo. Sono in piedi].

GIANNINA: Mi ascolti bene, notaio, non mi pare proprio che fossimo d'accordo così.

VIOLA: Ma, Giannina, che cosa posso farci io?

GIANNINA:  Io ho fatto quello che mi avevate chiesto. Lei e Trippa eravate molto sicuri: la signora Sanfilippo la manovriamo noi [fa la voce più acuta, in falsetto], dicevate  Io dovevo stare tranquilla: fare quello che mi avevate chiesto e stare tranquilla. Tranquilla un corno! Adesso mi date il cane morto imbalsamato! Lei deve proprio essere matto! [si batte la fronte con le dita riunite a pera].

VIOLA: Chi se l'aspettava che al dottor Trippa venisse un infarto!

GIANNINA: Io il cane l'ho fatto fuori come mi avevate chiesto. Infarto o non infarto, a me non interessa. O mi date i soldi o io...

VIOLA: O io che cosa?

GIANNINA: Io dirò...

VIOLA: Dirà che cosa? Che ha dato il potassio al barboncino? E con questo? Che prove ci sono? Che prove ha che ci coinvolgano? Che mi coinvolgano? Facciamo una bella autopsia a un cane imbalsamato? E se anche, per avventura, lo troveremo imbottito di potassio, io che cosa c'entro? Lo sa che la calunnia è un reato

GIANNINA: Lei è un verme!

VIOLA: Senta, Giannina, io non mi offendo: lo so che lei di vermi se ne intende eccome. Nove anni con la combriccola della Sanfilippo l'hanno resa un'esperta conoscitrice di vermi e l'hanno resa un verme lei stessa, se un verme non lo era già prima. In fondo è una catena: lei, la signora dico, i soldi li ha fatti da quello sciacallo che è e gli sciacalli, una volta morti, sono la preda naturale dei vermi, di centinaia, di migliaia, di chissà quanti vermi.
Sopra uno sciacallo morto c'è da banchettare per tutti: è la legge della natura. Attenti agli avvoltoi, però: quelli
aspettano le carogne degli sciacalli e, con quelli che volano intorno, i vermi piccoli piccoli rischiano il pasto.

GIANNINA: Gli avvoltoi?

VIOLA: Gli avvoltoi.

GIANNINA: Vuol dire che Giuliani e sua moglie...

VIOLA: Appunto.

GIANNINA: ...sono tornati di moda.

VIOLA: Pare proprio di sì.

GIANNINA: E quella storia dei 640 milioni?

VIOLA: E' bastato lasciar passare la buriana, poi quattro moine della signora Ornella, fatte come sa fare lei, e il gioco è fatto. La signora Sanfilippo lei la conosce...

GIANNINA: Li ha messi nel testamento?

VIOLA: Sono tornati di moda, appunto.

GIANNINA: E lei?

GIANNINA: Anch'io rischio il pasto.

[Si abbassano le luci].
 
 
 

SCENA 5

[Le luci si alzano sullo stesso scenario della prima scena. La radio trasmette musica napoletana a volume abbastanza alto. Il POLIZIOTTO è seduto dietro la scrivania e di fronte a lui è seduto l'ingegner GIULIANI: cinquant'anni, capelli neri impomatati, giacca di lana di Missoni, camicia aperta, un grosso anello al mignolo sinistro. Sta seduto di sbieco, un po' scompostamente, con le gambe accavallate].

POLIZIOTTO: Mi dispiace di averla incomodata a venire fin qua, ingegnere. Radio! [ad alta voce. Il volume della radio viene abbassato] Mi scusi.[fa un gesto con la mano per deprecare la maleducazione di chi sta nella stanza accanto] Capirà, con tutte queste scartoffie da compilare, dobbiamo continuare ad importunare la gente...

GIULIANI: Non si preoccupi. La prego solo... sa, con tutto il daffare che c'è...

POLIZIOTTO: Faremo prestissimo. Radio! [ad alta voce. La radio viene spenta e una porta viene sbattuta. Il Poliziotto alza gli occhi al cielo] Dunque, vediamo... Mi riassuma la posizione sua e quella del dottor Trippa.

GIULIANI: Scusi, ma se si tratta di una morte per cause naturali, che cosa può interessare...

POLIZIOTTO: Non me ne parli, ingegnere! Si figuri che qua siamo in tre gatti e ci tocca fare di tutto, ma proprio di tutto, sa. Anzi, scusi se sono sfacciato, ma se ne potesse parlare con l'onorevole sua moglie [tenendo le mani appoggiate alla scrivania, accenna ad alzarsi dalla poltroncina con un leggerissimo inchino]... Magari un interessamento, una parolina buttata lì, a Roma, nelle orecchie giuste...

GIULIANI: Sì, sì, vedremo che cosa potremo fare. Abbiamo finito?

POLIZIOTTO: Mi perdoni, giusto pochi minuti, non di più.

GIULIANI: Sì, ma...

POLIZIOTTO: Appena un momento. Dicevamo... Sì, mi potrebbe riassumere le posizioni reciproche sue e del dottor Trippa?

GIULIANI: Sono indagato?

POLIZIOTTO: Ma no, no! Ci mancherebbe anche questa! Le chiedo solo una mano, tanto per chiudere un caso che in pratica è già chiuso. Pensi: con tutto quanto c'è da fare, e qui siamo in tre, in tre, le dico, ci tocca occuparci di un caso che non ha niente di sospetto, niente di strano. Uno muore d'infarto nella sua cantina... Abbia pazienza: lei e il dottor Trippa, dicevamo...

GIULIANI: Lo conoscevo... Ci conoscevamo. Come sa io sono proprietario di un'azienda che produce impianti di ventilazione e lui era il presidente dei sindaci.

POLIZIOTTO: L'azienda ha... qualche problema... così mi dicono [alza ambedue le mani portandosele all'altezza della faccia e mostrando i palmi, come a scusarsi]...

GIULIANI: E' in ristrutturazione: la stiamo ripensando

POLIZIOTTO: Ripensando... Sì, certo [scrive]: ripensando. E con la signora Sanfilippo?

GIULIANI: La signora Sanfilippo è una carissima amica mia e di mia moglie.

POLIZIOTTO: Sì, sì, e...

GIULIANI: Che cosa vuol sapere?

POLIZIOTTO: Anche la signora ha un'azienda...

GIULIANI: Quando si ammalò, nove anni fa, io mi offrii di mandare avanti anche la sua ditta. Per amicizia.

POLIZIOTTO: E in cambio...

GIULIANI: Per amicizia, le ho detto! Lei pretese a tutti i costi di passarmi una piccola quota azionaria, oltre
allo stipendio, beninteso.

POLIZIOTTO: E di dare una mano per le campagne elettorali di sua moglie.

GIULIANI: Ma queste sono cose che esulano da...

POLIZIOTTO: Sì, sì, esulano... Il dottor Trippa...

GIULIANI: Il dottor Trippa aveva recuperato cinque miliardi che il commercialista della ditta aveva fatto sparire quando la signora si era ammalata. Sembrava che morisse. Anzi, sembrava morta. I medici avevano dato uno su mille che se la cavasse. Allora quel mascalzone...

POLIZIOTTO: E così...

GIULIANI: E così Trippa, che conosceva i giri, ci mise qualche anno e alla fine recuperò i soldi, intascò la sua parcella adeguatamente proporzionata, diventò un eroe, la signora... insomma venne nominato direttore generale della ditta.

POLIZIOTTO: Qui, dalle carte che ho, sembra che sia stato nominato direttore generale solo sei mesi fa?

GIULIANI: Sì... sei mesi fa.

POLIZIOTTO: Al posto suo.

GIULIANI: Al posto mio, sì. Ma che c'entra questo? Io ho la mia...

POLIZIOTTO: Mi scusi: non c'entra. E lei lo aveva preso nel collegio sindacale della sua azienda di ventilatori.

GIULIANI: Impianti di ventilazione.

POLIZIOTTO: Scusi.

GIULIANI: Sì, l'avevo preso.

POLIZIOTTO: Perché, se posso?...

GIULIANI: La signora Sanfilippo avrebbe avuto piacere.

POLIZIOTTO: Capisco... Il dottor Trippa amministrava il patrimonio della signora?

GIULIANI: Gli sarebbe piaciuto.

POLIZIOTTO: E non...

GIULIANI: Stava lavorando per arrivarci e c'era quasi arrivato.

POLIZIOTTO: Chi lo amministra, al momento, il patrimonio?

GIULIANI: Se l'amministra da sé. Lei è un'accentratrice. Non si fida di nessuno, tranne di chi, poi, la frega.
Veda la storia del commercialista precedente, tanto per fare un esempio. Purtroppo è fatta così... E allora fa da sola. Però, capirà, la signora ha avuto un'embolia cerebrale e ogni tanto, dice il medico... qualche piccolo episodio....

POLIZIOTTO: Insomma, non è più capace di...

GIULIANI: No.

POLIZIOTTO: Lei, la signora, se ne rende conto?

GIULIANI: Non pienamente... No, credo di no.

POLIZIOTTO:  A quanto ammonta?

GIULIANI: Il patrimonio? E chi lo sa? Cento, duecento... Miliardi, naturalmente. Immobili, titoli di ogni genere, una collezione di quadri, una di gioielli. Poi c'è la vecchia ditta... Penso che nemmeno Trippa conoscesse il valore.
Solo Viola è al corrente, anche se una stima non credo sia mai stata fatta. Viola è il notaio che più o meno ogni due mesi riscrive il testamento della signora.

POLIZIOTTO: Perché lo riscrive?

GIULIANI: La signora Sanfilippo è piuttosto volubile.

POLIZIOTTO: E l'ultimo testamento.

GIULIANI: L'ultimo testamento?

POLIZIOTTO: Sì, dico, l'ultima versione del testamento che cosa...

GIULIANI: E che ne posso sapere io?

POLIZIOTTO: Eh già: si saprà quando verrà l'ora. Il più tardi possibile. [la radio viene riaccesa a volume dapprima bassissimo, un volume che si alza gradualmente]

GIULIANI: Il più tardi possibile.

POLIZIOTTO: Era molto che non vedeva il dottor Trippa?

GIULIANI: Molto, sì.

POLIZIOTTO: Dalla vigilia di Natale?

GIULIANI: Molto, molto di più.

POLIZIOTTO [prendendo in mano il calendarietto da tavolo]: Da...

GIULIANI: Di più, di più.

POLIZIOTTO: E' mai stato nella villa del lago?

GIULIANI: Mai.

POLIZIOTTO: Non frequentava...

GIULIANI: No. Il lavoro e basta.

POLIZIOTTO: Quanto potrà valere la ditta?

GIULIANI: La mia?

POLIZIOTTO: Quella della signora Sanfilippo.

GIULIANI: Niente.

POLIZIOTTO: Niente?

GIULIANI: Capirà...

POLIZIOTTO: Che cosa?

GIULIANI: La ditta sta andando a catafascio.

POLIZIOTTO: Ma il dottor Trippa non...

GIULIANI: Appunto.

POLIZIOTTO: Però prima del dottor Trippa, lei...

GIULIANI: Io avevo la mia, di aziende da curare...

POLIZIOTTO: Eh, già: lavoro, lavoro... Grazie della sua pazienza, ingegnere. Se può, se ne ha occasione, mi ricordi a sua moglie.

GIULIANI: Vedremo se sarà possibile...

POLIZIOTTO: Radio! [la radio viene spenta]

[Le luci si abbassano]
 
 
 

SCENA 6

[Luci sull'ing. GIULIANI e sua moglie, l'onorevole ORNELLA Mangiagalli. Ognuno di loro ha le mani appoggiate su di un carrello da aeroporto colmo di valigie. Parlano sottovoce.]

GIULIANI: Non arrivava mai questo aereo. Sono stato tre ore ad aspettare.

ORNELLA: Siamo partiti alle undici invece che alle sette. Un'ora l'abbiamo recuperata in volo... Perché non mi hai detto niente?

GIULIANI: Per telefono? Ma c'era proprio bisogno di stare tre settimane in viaggio? America, Africa...

ORNELLA: Lo sai benissimo che con la storia dello scambio per il Giubileo, in Argentina ci dovevo andare. Poi, li vuoi o no i soldi per la fabbrica in Somalia? E allora... Ti pare che sia facile tappare tutti i tuoi buchi?

GIULIANI: Sì, sì, ma intanto io...

ORNELLA: I documenti! Ci sono tutti?

GIULIANI: Sì, credo di sì.

ORNELLA: Credi... Tu credi... Hai controllato sì o no?

GIULIANI: Ma sì, ci sono tutti.

ORNELLA: Ce li hai con te?

GIULIANI: [Esita] Sì, ma...

ORNELLA: Fa vedere!

GIULIANI: C'è tutto, ti dico...

ORNELLA:Fammi vedere!

GIULIANI: Qui, con tutta la gente...

ORNELLA: Fammi vedere, ti dico![Da una borsa appoggiata sul carrello, Giuliani estrae con cautela un fascio di carte e lo porge a sua moglie che lo prende e comincia ad esaminarlo in fretta ma con attenzione. L'espressione di Ornella si fa sempre più cupa man mano che vede i fogli].  Ma non ti sei accorto che sono fotocopie? Questa è cartaccia!

GIULIANI: Fotocopie? No... io... Ma che cosa pensi, che potessi star lì a leggermi i documenti?

ORNELLA: Ma che fretta c'era? Ti sei fatto prendere dal...

GIULIANI: Fretta? Che fretta c'era? Ma ti pare che...

ORNELLA: E' stato inutile... Be', se non altro quello si è tolto dai piedi. Adesso...

GIULIANI: Adesso che?

ORNELLA: Il testamento...

GIULIANI: Lo cambierà. Lo cambierà per forza. Anzi, c'è Viola apposta giù a Punta Ala. Il cane ormai l'hanno impagliato [Ornella fa un piccolo gesto d'impazienza] e Trippa è fuori gioco per analoghe ragioni. Io non dico niente per scaramanzia, ma... Telefona subito alla Sanfilippo, prima che...

ORNELLA: Niente errori, però, adesso.

GIULIANI: Niente errori.

ORNELLA: Non si riesce a sapere qualcosa da Viola?

GIULIANI: Ma stai scherzando?

ORNELLA: Viola sta cercando di fregarci.

GIULIANI: Vuoi che non lo sappia?

ORNELLA: Non ti sei lasciato scappare fesserie quando ti hanno interrogato, spero.

GIULIANI: No, no. Quello è un cretino e me lo sono rigirato come ho voluto. Figurati che striscia per avere una tua raccomandazione.

[Si abbassano le luci]
 
 
 

SCENA 7

[Le luci si alzano su di una scrivania piuttosto elegante dietro cui sta una poltrona dallo schienale alto. Davanti alla scrivania c'è un'altra poltrona, più piccola ma assortita con la prima. Più discoste altre due poltrone identiche.
Sulla poltrona dallo schienale alto è seduta la CONVIVENTE del dott. Trippa. Davanti a lei, in piedi, l'ing. GIULIANI.]

GIULIANI: Condoglianze, signora. [Giuliani accenna a porgere la mano ma la Convivente non allunga la sua. I gesti devono essere appena accennati].

CONVIVENTE [con espressione di chi sta discutendo affari]: Grazie.

GIULIANI: Il funerale... [Giuliani appoggia le mani allo schienale di una delle due poltrone che non sono di fronte alla scrivania].

CONVIVENTE [con la stessa espressione]: Domani alle dieci.

[Pausa durante la quale Giuliani sembra un po' imbarazzato].

GIULIANI: Aveva chiesto...

CONVIVENTE: Di vederla. Sì. Si accomodi, ingegnere, prego. Si sieda qui, di fronte a me.

GIULIANI [sedendosi nella poltrona indicata]: Aveva chiesto di vedermi per...

CONVIVENTE: Lei sa che noi non eravamo sposati, vero?

GIULIANI: Sì, ma...

CONVIVENTE [senza curarsi delle reazioni del suo interlocutore fino alla battuta di Giuliani: "Temo di no"]: Lei sa che lui, al di là del grande amore cui è restato fedele fino all'ultimo: se stesso, aveva una passione per le donne alte, bionde e sottili; e, soprattutto giovani?

GIULIANI: Io non...

CONVIVENTE: Meglio se sue dipendenti. Il capo, comunque sia, esercita sempre una certa influenza, fascino, se vuole, sui sottoposti. Io stessa ero la sua segretaria e ho sostituito, sostituito in tutti i sensi, la segretaria che c'era prima di me. Adesso era venuto il turno mio di farmi da parte: largo ai giovani!

GIULIANI: Mi scusi, ma io...

CONVIVENTE: Da tempo io non sono classificabile tra le donne giovani, questo è certo. La corporatura non è più quella di un giunco e il biondo dei capelli riceve il soccorso regolare del parrucchiere. Di fronte ai suoi settantaquattro anni, però, io sono una bambina. L'altra, lei la conoscerà senz'altro, ne ha poco più di trenta. Una ghiottoneria!
Pensi che questa, se non fosse accaduta la... disgrazia, sarebbe diventata sua moglie. Era pronto a sposarla.
Pettegolezzo da fonte ottimamente informata. Io sarei stata messa da parte, senza tante cerimonie, come recita il regolamento del gioco. E' naturale che, invecchiando, si rimbecillisca un po', e lui non faceva eccezione.
L'avrebbe sposata! Stavano facendo tutto di nascosto... Pensi l'ingenuità!... Ma questo c'entra poco con i
nostri discorsi... Io avevo seguito, per quanto mi era possibile, perché lui non me ne parlava di certo, tutta
l'operazione che si stava facendo sulla Sanfilippo. Non era mica la sua prima preda, lei lo sa. Al suo attivo
aveva dei bei trofei. Nessuno, però, grasso come questo. Una miniera d'oro. E che miniera! Lui faceva alleanze tattiche con chiunque gli convenisse, per poi buttare l'alleato a mare, senza pietà, quando questo non servisse più o, peggio, quando questo diventava d'intralcio. Per poi recuperarlo al bisogno, magari. Lei e Viola alleati lo siete stati a turno insieme e separati, fino al momento in cui la cosa gli era di qualche vantaggio.
Ufficialmente non aveva nemici. Anche quando tradiva, lo faceva lasciando intendere alla vittima che quelle
erano le regole del gioco e che lui vi si atteneva con scrupolo, senza malizia. Anche con me stava facendo così,
glie l'ho detto: mai uno sgarbo, mai una parola di troppo...

GIULIANI: Signora...

CONVIVENTE: Io ho imparato molto da lui, sa. Saremmo stati una bella coppia, se solo lui fosse stato capace di giocare in doppio. Ma lui era il centro dell'universo. Era l'universo, anzi. Pazienza... Comunque, come le dicevo, io ho imparato molto. A fare e disfare alleanze e a giocare da sola, secondo il momento.

GIULIANI: Insomma, che cosa mi vuol dire?

CONVIVENTE: Lo sa che mio marito esiste ancora, vivo e vegeto? Quello vero, intendo. Mio marito aveva un viziaccio: il gioco. Tanto guadagnava con il suo lavoro, altrettanto perdeva giocando. Macché altrettanto: dieci, cento volte di più. I creditori non ci davano tregua e quelli, quel tipo di creditore, dico, non guardano tanto per il sottile. Io, laureata da poco, ero la giovane di bottega, la segretaria, la tuttofare dello studio Trippa; lui ed io soli, in due ieri come oggi, e far cascare il Dottore fu un giochetto. Alta, sottile, bionda, disponibile... Farlo cascare d'accordo con mio marito, s'intende. Piano piano, spennando con più o meno delicatezza Trippa, il quale, a sua volta, spennava meticolosamente e senza pietà i suoi, per così dire, 'clienti', pagammo tutti i debiti e adesso, con mio marito che ha messo la testa a posto, abbiamo un negozio e qualche soldo da parte.

GIULIANI: Perché mi racconta tutto questo?

CONVIVENTE: Lei è un dilettante. Non si offenda se glie lo dico, ingegnere, ma io sono stata per anni all'università dei mascalzoni e credo di potermi permettere di dirle che lei è un dilettante.

GIULIANI: Ma che cosa...

CONVIVENTE: Questo è il colpo del K.O. Io non m'intendo gran che di boxe, ma credo si dica così. Il K.O. a contarsi i soldi in tasca, il K.O. all'aprir bottega tutte le mattine, il K.O. alla vita guadagnata con il cosiddetto 'sudore della fronte' e, magari, di qualche altro distretto anatomico meno nominabile. Capisce?

GIULIANI: Temo di no. [GIULIANI tenta di mantenere il controllo della situazione ma è sempre più a disagio]

CONVIVENTE: Cerchi di stare attento. La Sanfilippo faceva gola a tutti, a ronzare sul cadavere prossimo venturo ce n'erano a nugoli, però i meglio piazzati erano tre: Trippa, Viola e lei, lei in coppia con la famigerata onorevole Mangiagalli [Giuliani fa per alzarsi, offeso, ma la Convivente continua senza prendere in considerazione il gesto e Giuliani si risistema sulla poltrona]. La prima mossa, pur di poca importanza, era di liberarsi del barboncino al quale la Sanfilippo, nella sua demenza, aveva destinato una parte, magari piccola - ma perché rinunciarci? - del patrimonio. In quel momento lei era fuori gioco, in disgrazia per via della marachella di quei... 640 milioni che aveva tentato di sottrarre all'azienda.

GIULIANI: Ma come si...

CONVIVENTE: Naturalmente ho tutta la documentazione. Una bazzecola, comunque, ma la Sanfilippo c'era rimasta male e Trippa e Viola, allora in coppia, cercarono di acchiappare al volo l'opportunità per eliminarla. Non si aspettavano, però, che la signora Ornella fosse così abile e la facesse tornare in sella in men che non si dica. Una vita spesa in Parlamento evidentemente insegna qualcosa. Ma torniamo ad Eugenio, il cane. Trippa e Viola convincono, senza grande fatica, in verità, l'infermiera della Sanfilippo a far ingoiare o ad iniettare un po' di potassio alla bestia e a farla secca. In cambio le promettono una fettina d'eredità, millantando un loro dominio assoluto sulla vecchia padrona. Origliando mentre Trippa, da bravo sordo, strilla al telefono, si possono venire a sapere delle cose.

GIULIANI: Perché mi racconta...

CONVIVENTE: A questo punto, senza il povero, innocuo Eugenio di mezzo, ma con lei e consorte resuscitati e di nuovo tra i piedi, ritorna tutto in gioco. Lei va a cena con Trippa il 23...

GIULIANI: Non è vero!

CONVIVENTE: ...come risulta dall'estratto conto della carta di credito di Trippa che ho ricevuto a casa e come risulta da quanto mi ha detto il proprietario del Ristorante Washington. Questo primo errore glie lo perdono: lei non poteva sapere che cosa sarebbe accaduto in seguito ed ha accettato di andare al solito ristorante dove tutti e due siete conosciuti.

GIULIANI: Lei ha una fantasia... [Giuliani pronuncia queste parole con un filo di voce, mentre la Convivente continua a parlare]

CONVIVENTE: Trippa si era accorto dell'abilità insospettata, comunque sottovalutata, della signora Ornella e dell'inconsistenza di Viola. Sapeva di essere forte agli occhi della Sanfilippo ma era preoccupato dalla sua
volubilità: qualche mese fa i coniugi Giuliani erano in disgrazia assoluta e ora... Meglio appoggiare ufficialmente lei, ingegnere, affondando Viola. Perché appoggiare lei che era più forte? Perché, malgrado tutto, lei era molto più vulnerabile, rimandando a dopo, a Sanfilippo finalmente schiattata, qualche colpo che sicuramente aveva in serbo per intascarsi l'eredità per intero. Quest'ultima è solo un'illazione mia, fatta perché conoscevo il mio pollo. Sia come sia, bisognava allearsi con lei: la fase di gioco lo richiedeva. Le promise che le avrebbe dato i documenti dei cinque miliardi e 640 milioni? [Giuliani sobbalza sulla poltrona] Sì, ingegnere, alla Sanfilippo era stata tenuta nascosta la prima cifra: si trattava di cinque miliardi e 640 milioni. Non dimentichi che, dopotutto, io la segretaria di Trippa l'ho fatta sul serio, e per anni, e certi... 'pasticci' - li chiamiamo così? - non hanno grandi misteri. Quel cinque sparito era un'arma di ricatto in più verso di lei, è ovvio. Bene, le promise quei documenti? Forse. Non ho prove per questo, ma direi di sì, direi che è andata così. Probabilmente - lo dico perché ormai per me lui era un libro aperto - non menzionò mai i documenti degli affarucci che sua moglie fa d'abitudine per lei. E proprio questo - forse, dico, ma non credo di sbagliare - era lo strumento che sarebbe servito per ricattarla a tempo debito per farsi consegnare un bel po' dei quattrini dell'eredità. Viola era uno zero e tuttavia era molto meno attaccabile. Viola è un fesso che Trippa e lei avete usato quando serviva. Sua moglie, ingegnere, sua moglie che, mi creda, ha tutta la mia ammirazione, era al contempo un elemento di forza e di estrema debolezza.
A volte l'immunità, l'impunità, dà alla testa, specie se goduta per tanti anni: rende audaci, spericolati...

GIULIANI: Ma che cosa le viene in mente? Lei è...

CONVIVENTE: I soldi per la Somalia, ad esempio, o quelli per il finanziamento dei progetti industriali inesistenti, o i contributi agricoli. Ce n'è da sbizzarrirsi, lei lo sa. Non fu una grande idea quello di lasciarlo scorrazzare, il buon Trippa, senza controllo fra le carte della sua azienda di ventilatori [Giuliani inizia il gesto meccanico per correggere 'ventilatori' con 'impianti di ventilazione', ma s'interrompe]. Per un occhio allenato bastano anche dei fogli strappati. Io ho imparato molto da lui... Tornando a noi, per farla breve, lei accompagnò Trippa alla villa al lago...

GIULIANI: No!

CONVIVENTE: ...come risulta dal fatto che la macchina era in garage a Milano e come risulta pure dalla fattura dei pedaggi autostradali che, come tutte le fatture della ditta, arriva in studio. Questo errore è un po' più grave. Parecchio più grave. Avrebbe dovuto pagare il pedaggio in contanti e non usare la tessera aziendale. Ma, diciamo, a quella fase lei era ancora impreparato. Bene, arrivate insieme alla villa, entrate, Trippa scende in ascensore e a lei viene la folgorazione: se stacco la corrente Trippa resta chiuso giù. E' senza la chiave del sotterraneo e, dunque, non ha modo di risalire. Gridi quanto vuole: qualche metro sottoterra e la prima villa, peraltro abitata solo saltuariamente, a mezzo chilometro costituiscono una sicurezza sufficiente.

GIULIANI: Senta, signora...

CONVIVENTE: L'orologio elettrico dell'ingresso è restato fermo per tutto il tempo durante il quale è mancata la corrente ed ha ripreso a funzionare quando lei la corrente l'ha riattaccata, segnando non la data e l'ora corrette ma ripartendo dalla mezzanotte del 1° gennaio. Altro piccolo errore, questo, ma lei aveva fretta e non poteva notare tutto. Bene, tornando indietro un passo, è il 23 dicembre, io, la sua pseudo-mogliettina, sono in vacanza con mio marito, quello vero, dall'altra parte del mondo fino al 10 gennaio; lui, là sotto, ha a disposizione solo il vino per sopravvivere ma ha il diabete e più di tanto... Due settimane abbondanti sarebbero state ampiamente sufficienti per ammazzarlo. Dopo, con comodo, lei sarebbe tornato alla villa a prendere i documenti. Il problema era la chiave della porta d'ingresso che aveva lui in tasca e che, ovviamente, non si poteva recuperare. Così lei, con molta previdenza, uscì, bloccando in qualche modo la porta in posizione socchiusa, o una finestra, magari.

GIULIANI: Ma che cosa sta dicendo? Lei è...

CONVIVENTE: Un gatto, trovando un passaggio aperto, porta o finestra che fosse, entrò in casa lasciando delle avvertibilissime tracce olfattive. Il clima secco di questi giorni ha mantenute pulite le zampe del gatto, sennò le avrei potuto dire che passaggio aveva lasciato aperto. L'allarme dell'antifurto non scattò perché Trippa stesso l'aveva disattivato quando era entrato con lei la notte del 23. Il tabulato della società di vigilanza è chiaro: dalla notte del 23 dicembre l'allarme non è più stato inserito. Lui, laggiù, al buio, nel suo preludio d'inferno, si fece prendere dal panico. In fondo era un vile. Temerario senza ardimento, rapace senza audacia, crudele senza coraggio. Non sono parole mie, sono di qualche scrittore di cui non ricordo il nome e che pare quasi l'abbia conosciuto. Dunque, preso dal panico, per sopravvivere spaccò un paio di bottiglie che trovò a tastoni e bevve, ferendosi la bocca con i cocci. Un infarto da paura mise fine alle sue tribolazioni terrene. Doveva essere non più tardi della Vigilia di Natale. Il medico legale... Ma può essere morto anche dopo poche ore. Lui era abituato a fare male agli altri, ad aspettarsi male in cambio, anche. Era il gioco. Però là, imprigionato al buio, era da solo: non c'era nessuno da sacrificare per lui. L'8 gennaio, verso le 11 di sera - vuole vedere l'estratto conto con la lista dei viaggi? - lei tornò al lago, scavalcò il muro di cinta - e mi complimento per la sua ancora discreta agilità - entrò in casa, riattaccò la corrente, e, come le ho già detto, l'orologio dell'ingresso tornò in funzione; prese la chiave della cantina, evidentemente avendo notato in una delle sue visite dove erano tenute, scese di sotto e, sfidando il tanfo, cercò i documenti. Li trovò o, meglio, trovò quel che c'era. Naturalmente, tanto per puntualizzare, lei non era potuto scendere con l'ascensore perché per quello occorreva la chiave che stava infilata nell'ascensore stesso qualche metro più in basso. Quanto alla risalita, la compì invece in ascensore, lasciando la porta della cantina aperta e dando, così, quella naturalezza che sarebbe mancata alla scena se Trippa fosse stato trovato chiuso. Uscendo di casa, si limitò a tirarsi dietro la porta, senza chiuderla a chiave.
Giusto. Tutto esatto, vero? Ora converrà con me che dovremo venire a qualche compromesso. La polizia ha quasi tutto in mano ma non ha capito niente e sta per chiudere l'inchiesta, se d'inchiesta si può parlare. Non sarebbe difficile farla riaprire, però. Allora, perché non accordarci da buoni amici, anzi, da buoni colleghi? Si fa a metà dell'eredità, beninteso quando sarà l'ora, un'ora che ci auguriamo sia la più prossima possibile, io le
consegno i documenti suoi e di sua moglie, completi e in originale, e vivremo tutti felici e contenti, vergini
di nuovo, nel reciproco oblio. Da una parte i soldi, dall'altra le carte. Che ne dice?... [Giuliani porta la mano
verso la tasca dei pantaloni] No, ingegnere, lasci stare quella cosa che le gonfia così vistosamente la tasca,
la prego. Puntare una pistola ad una signora è volgare, non è da lei... Sappia, ad ogni modo, che il povero Trippa era navigato e previdente e la piccola telecamera che le sta proprio di fronte, un po' più in alto della testa - se lei fa attenzione la noterà - ha registrato tutto e dubito che lei riuscirebbe a trovare il registratore con il poco tempo che avrebbe a disposizione. I documenti originali sono custoditi amorevolmente da un notaio all'
interno di una busta che sarà aperta nel caso malaugurato mi succeda qualcosa. Su, ingegnere, si rassegni:
pazientiamo insieme che i destini si compiano e facciamo da buoni fratelli!

[Si abbassano le luci.]
 
 
 

SCENA 8

[La radio trasmette musica napoletana ad un volume moderato. La luce illumina GIULIANI e il POLIZIOTTO in piedi, di fianco alla scrivania, nell'ambiente della prima scena.]

POLIZIOTTO: Ingegnere, mi scusi, mi scusi... Mi perdoni se la importuno ancora. Sono desolato, sa, il mio è proprio un lavoro ingrato, ma devo chiederle ancora qualche spiegazione. Sono saltate fuori delle cose nuove
e...[cerca fra le carte sulla scrivania] Per esempio... ecco [trova il foglio che stava cercando]: risulta qui
dall'estratto conto della carta di credito... [cerca con il dito tra le varie voci riportate sul documento
mentre la radio aumenta gradualmente il volume e le luci si abbassano] vediamo se lo trovo... ecco: risulta
qui dall'estratto conto della carta di credito...[il Poliziotto continua a parlare al buio ma la radio ne copre
le parole]

[Sipario]


Home
E-mail
Indice