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MICHELANGELO
"La potenza"
di Marco Maggioni

 

 

Marco Maggioni
un esperto di orientamento al MANAGEMENT

 

LEI - dopo Leonardo chi fu il secondo grande fiorentino la cui opera rende così famosa l'arte italiana del Cinquecento?...

LUI - Fanfare, squilli di tromba, tappeti rossi... messer Michelangelo Buonarroti, the genius!

LEI - Michelangelo. non sarà facile parlare di lui, basteranno le parole per esprime il suo genio?

LUI - basterebbero certo le sue opere, davanti alle quali si resta letteralmente senza parole

LEI - allora la puntata è chiusa qua!!

LUI - buona questa! Ma noi lanciamo lo stesso una sfida....visti i nostri limiti radiofonici ... diamo la parola al nostro entusiasmo e al nostro sbalordimento!

LEI - giusto! raccontiamo le opere attraverso la nostra passsione per lui...

LUI - .. è solo così che possiamo trasfondere qualcosa della sua arte

LEI - una cosa è certa. Michelangelo, per me, troneggia solitario, come un leone, rende nani i suoi contemporanei e non solo quelli..

LUI - Se già Leonardo è ritenuto 'divino' dai contemporanei, Michelangelo dovrebbe essere 'divinissimo', come dice lo stesso Vasari, anzi, rincara la dose, dice che è uno 'spirito' inviato in terra da dio per mostrare la perfezione dell'arte in tutti i suoi aspetti, hai detto niente!

LEI - Sono secoli che è il modello per eccellenza per ogni artista che voglia misurarsi con la forma classica, un vero e proprio mito

LUI - Comunque per capire Michelangelo bisogna collocarlo storicamente, inserirlo nel suo ambiente culturale, politico, sociale, nel secolo in cui è vissuto

LEI - se è per questo è uno dei più drammatici cupi, angosciosi

LUI ... eppure uno dei più fecondi e luminosi nel campo dell'arte, strana contraddizione, vero?

LEI - in effetti mai come allora ci si servì dell'arte per riempire un vuoto, l'assenza di ideali condivisi, di politiche illuminate

LUI - lo credo! gli stati italiani stavano disgregandosi a beneficio degli imperi europei...non si rendevano conto.. solo il Macchiavelli l'aveva predetto...completamente inascoltato

LEI - e Michelangelo, grazie alla sua lunga vita, quasi novant'anni, ha avuto il privilegio del testimone d'eccezione di un secolo così travagliato: se ci pensi, gli è permesso di passare dall'ambiente di Lorenzo il Magnifico all'età della Riforma e della Controriforma, di assistere ai tanti mutamenti della politica italiana, alle cadute e alle restaurazioni della signoria dei Medici in Firenze, alle guerre tra francesi e spagnoli per il predominio in Italia, al passaggio dal primo, al medio, al tardo rinascimento....

LUI - accidenti, non è poco, no... diciamo che è testimone della caduta dei valori ideali dell'umanesimo, e protagonista della lunga crisi del rinascimento

LEI - e come Donatello, si rinnova continuamente, non invecchia con il passare degli anni, è sempre l'interprete eccelso, il più avanzato possibile, di tutta un'epoca

LUI - e allora! Da dove cominciamo!

LEI - dal periodo fiorentino, sei pronto?

LUI - agli ordini! ce ne furono di grandi sconvolgimenti nella vita pubblica fiorentina alla fine del Quattrocento, non c'è che dire..

LEI - altroché, il sistema politico della signoria medicea si stravolge, è del 1494 la discesa di Carlo VIII, segue la cacciata dei Medici, negli anni successivi si sviluppa la predicazione del Savonarola, c'è il tentativo di restaurazione repubblicana e religiosa

LUI - e tutto si conclude con il rogo di quel povero predicatore domenicano, che aveva detto tante cose sane e giuste, ma, come a volte capita, nel momento sbagliato...

LEI - poveretto sì, pare infatti che il papa stesso se ne fosse pentito, a cose fatte...bah! dunque.. si consolida il nuovo regime repubblicano, e questo permette iniziative artistiche di un certo respiro

LUI - effettivamente fu un periodo d'oro. Ti rendi conto che la repubblica nell'arco di appena otto anni ebbe la straordinaria occasione di veder convergere a Firenze le personalità più innovatrici dell'arte italiana

LEI - è qui che nasce quello stile rinascimentale cosiddetto maturo che si era già manifestato a Milano con Leonardo e Bramante

LUI - che poi è stato pure molto breve il periodo, se pensi che Leonardo si ferma nella capitale toscana dal 1500 al 1506, Michelangelo dal 1501 al 1506, e il giovane Raffaello dal 1504 al 1508. Un concentrato di geni di tal fatta! ne hanno combinate di cose notevoli! In un tempo così ristretto! Insomma una splendida stagione quella fiorentina..

LEI - ...che verrà bruscamente interrotta, però. Leonardo torna a Milano, il pontefice chiama al Vaticano prima Michelangelo e poi Raffaello....

LUI - ...Il ruolo di capitale della cultura sarà poi ceduto a Roma..

LEI - inizia quella nuova età dell'oro che raggiungerà la sua pienezza nella Roma di papa Giulio II e di Leone X

LUI - bene. torniamo a Michelangelo e al suo primo periodo fiorentino. innanzi tutto chi era costui? Da dove veniva?....

LEI - si sa che il padre era funzionario della repubblica fiorentina, era il potestà di un paesino, Caprese Tiberina, vicino ad Arezzo, ma in pratica visse a Firenze fin da piccolo

LUI - la famiglia consisteva del padre e di due fratelli, la madre era morta poco dopo la sua nascita: il bimbo fu dato a balia, come si usava, e il marito della nutrice, guarda caso! era uno spaccapietre

LEI - Ecco chi gli inculcò la passione della scultura!

LUI - quindi dobbiamo ringraziare lo spaccapietre, marito della balia. Ah! Se avessi avuto anch'io una balia di tal fatta!

LEI - guarda che lui genio era, a prescindere!

LUI - io, invece sono solo io, e senza prescindere nulla, vero cara?

LEI - che ci vuoi fare, è destino, caro! Allora: Aveva ventitré anni meno di Leonardo e gli sopravvisse di quarantacinque, pensa

LUI - è per questo che dedichiamo a lui due puntate...una lunga vita, testimone di un'epoca, protagonista di una rivoluzione totale dell'arte e del ruolo stesso dell'artista, è il meno che possiamo fare, ti pare?

LEI - In gioventù Michelangelo aveva seguito il solito tirocinio, come qualsiasi altro artigiano. Tredicenne, fu messo per tre anni a imparare il mestiere nella bottega di uno dei principali maestri del tardo Quattrocento fiorentino

LUI - il pittore Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio. nella sua bottega il giovane Michelangelo poté imparare tutti i trucchi del mestiere, impadronirsi a fondo della tecnica dell'affresco e farsi un'ottima base nel campo del disegno

LEI - soprattutto si diede allo studio dell'opera dei maestri del passato, Giotto, Masaccio, Donatello, gli scultori greci e romani, di cui poteva contemplare le statue nella stessa collezione medicea

LUI - e già, perché ancora giovanissimo era già un favorito di Lorenzo de' Medici....che fortuna! lo teneva in casa sua insieme ai suoi figli, figurati..

LEI - e come tutti gli apprendisti fiorentini del suo tempo, Michelangelo prese a copiare i dipinti di Masaccio nella Cappella Brancacci

LUI -una specie di santuario... era diventato! tutti dovevano passare di lì

LEI - eh lo credo! tutto, cominciò da lì!!!

LUI - e come Leonardo, non gli bastò a Michelangelo di imparare le leggi dell'anatomia dalla scultura antica, ossia di seconda mano

LEI - no, fece un lavoro diretto, sezionando cadaveri, disegnando modelli dal vero

LUI - sì, finché la figura umana sembrò non avere più alcun segreto per lui

LEI - Ma diversamente da Leonardo, per il quale la figura umana era solo uno degli appassionanti enigmi della natura, per Michelangelo questo fu il problema esclusivo della sua arte, la sua magnifica ossessione

LUI - era sulla trentina ed era già considerato uno dei principali maestri dell'epoca, non inferiore, nel suo campo, al genio di Leonardo, ti rendi conto!

LEI - sì, la sua fama di scultore e le sue convinzioni repubblicane gli procurano importanti commissioni civiche. La prima risale al 1501 e consiste in una statua del David da realizzare in un blocco gigantesco di marmo

LUI - il mitico David...è diventato una icona della nostra cultura, un archetipo che vive nel nostro quotidiano, chi non conosce il David, è come se fosse un fratello che ci accompagna da generazioni

LEI - sia nella scultura sia attraverso il linguaggio pittorico Michelangelo esprime un'energia potente: i corpi di marmo e le forme dipinte esplodono quasi

LUI - una straordinaria potenza plastica, come nel David, in pratica

LEI - sì, Michelangelo, in quel caso, supera le difficoltà di lavorare su un materiale che era già malamente intaccato, e su un blocco di marmo stretto e lungo, dà vita a un'opera di grande potenza. i principali valori artistici e culturali del Rinascimento italiano stanno tutti lì, condensati

LUI - ma qual era la motivazione, lo stimolo a fare questa opera, quello che è sicuro è che Michelangelo intendeva riferirsi a quegli ideali civili ed etici che erano la sostanza spirituale della repubblica fiorentina

LEI - appunto...di cui il David era destinato a diventare il gigantesco simbolo. Infatti nel giovane eroe della bibbia i fiorentini vedono incarnata la virtù di fortezza a cui sono affidate la libertà e la gloria della città

LUI - E' una specie di esaltazione di potenza fisica e morale, insomma. Beh sono i valori umanistici della grandezza e dignità dell'uomo, necessari per difendere la repubblica

LEI - Contrariamente al David di Donatello che aveva raffigurato l'eroe dopo l'impresa, con la testa di Golia ai piedi, quello di Michelangelo è diverso: il David è nell'atto di fissare l'avversario

LUI - è un momento di massima concentrazione fisica e psicologica ....sta per compiere l'azione...

LEI - è infatti tutto concentrato, il profilo dinamico della figura, i contorni così nitidi. C'è una tale vibrazione di energia...

LUI - il corpo è immobile, pronto a scattare

LEI - Moto e azione sono infatti espressi in potenza, sono come bloccati, tra la tensione interiore e lo scatto del gesto ormai imminente..

LUI - però, se vediamo i modelli della statue antiche, dell'atletica figura nuda, Michelangelo si allontana dalla loro calma olimpica, il suo David ha un ritmo dinamico ...una tensione psicologica che quelli non hanno...

LEI - ricordiamo la posizione: l'asimmetria della posa, il peso che si scarica sul lato destro del corpo, dove gli arti sono distesi, sull'altro lato invece sono piegati come per accennare un moto, tutto è percorso da un movimento muscolare che fluisce armonico su tutta la figura.... Senti che vibra. Ha una sua forza fisica.. morale

LUI - che portento! Sai dov'è la novità espressiva? Secondo me è palese nel volto, nel vigore, nella fierezza del volto dell'eroe, è padrone e artefice del proprio destino, ecco!.

LEI - ma lo sai qual è in effetti l'opera più importante realizzata da Michelangelo durante questi anni fiorentini?

LUI - non è il David? Non ti basta?

LEI - per carità il David è un capolavoro, ma ce n'è un altro che lui non dipinse affatto e lo stesso cartone preparatorio è andato perduto

LUI - e allora? Che senso ha..

LEI - aspetta, il cartone sulla Battaglia di Cascina, di questo si parla, fu richiesto a Michelangelo per un confronto diretto con Leonardo, impegnato nello stesso ambiente e nello stesso lasso temporale alla Battaglia di Anghiari

LUI - e dunque?

LEI - ne abbiamo una riproduzione, del cartone, fatta da Aristotele da Sangallo e originali solo alcuni schizzi e studi preliminari. Il soggetto è una battaglia che l'artista rappresenta con un groviglio di corpi nudi, che faranno scuola per parecchio tempo tra gli artisti delle generazioni successive alla sua

LUI - i nudi!. Michelangelo vede nella bellezza del corpo dell'uomo la presenza divina della natura

LEI - è la concezione neoplatonica della forma: imprigionata nella sua scorza, come l'anima nel carcere terreno del corpo

LUI - insomma la lotta titanica dell'uomo che cerca di liberarsi dal peso della materia, giusto?

LUI - sì, per questo Firenze fece l'onore di affidare a lui e a Leonardo la raffigurazione di due episodi di storia cittadina

LEI - sì, sulla parete della sala del Maggior Consiglio a Palazzo Vecchio

LUI - che gara dovette essere. un momento eccitante per la storia dell'arte. questi due giganti che si contendevano la palma della migliore rappresentazione..

LEI - tutta Firenze seguì i lavori.... con passione

LUI - Raffaello addirittura, venne a Firenze da Roma per godersi la tenzone. Ma...sfortunatamente le opere non furono mai completate

LEI - comunque il periodo fiorentino fu breve, visto che Michelangelo lasciò Firenze nel 1505. lo voleva papa Giulio II, ad ogni costo

LUI - voleva affidargli l'esecuzione del proprio monumento funerario, che doveva poi far parte del grandioso progetto di riedificazione della basilica di San Pietro

LEI - che avrebbe dovuto rappresentare il monumento più alto della glorificazione del papa regnante...la celebrazione della Chiesa universale

LUI - E' soltanto con papa Giulio II e con i suoi progetti di opere grandiose che Roma quindi diventa il centro di produzione artistica più importante d'Italia. In pratica tutti gli artisti di maggiore spicco di allora furono chiamati a Roma..

LUI - Michelangelo si mise subito a lavorare ad un progetto che rivoluzionava il monumento funerario tradizionale. concepisce l'opera come un tempio a tre piani isolato nello spazio e con una cella al suo interno. una struttura colossale, prevedeva più' di quaranta statue di marmo, pensa! Un vero mausoleo imperiale. ne aveva di aspirazioni papa Giulio II!

LEI - Il sepolcro di Giulio II fu il tormento del Buonarroti per tutta la vita, lo costrinse a riprendere più volte il lavoro in forme sempre più modeste

LUI - fino alla conclusione ridotta della tomba a muro che conosciamo, quella di san Pietro in Vincoli, insomma

LEI - Con il consenso del papa si mise subito in viaggio verso le famose cave di marmo di Carrara, per scegliere i blocchi da cui trarre il gigantesco mausoleo

LUI - Si dice che il giovane artista fu abbacinato dalla visione di tutti quei blocchi marmorei che stavano lì in attesa, aspettavano solo lo scalpello che li trasformasse in statue mai vedute prima

LEI - vi rimase infatti più di sei mesi alle cave! comprava, sceglieva, escludeva, lo immaginiamo aggirarsi, esaltato, con la fantasia traboccante di immagini...

LUI - Voleva liberare dal marmo le figure che vi giacevano dentro assopite ...questo era il suo chiodo ...e la sua missione!

LEI - Ma quando tornò per mettersi al lavoro, che delusione! scoprì che l'entusiasmo di Giulio Il per la grande impresa si era assai raffreddato

LUI - Sappiamo oggi che una delle ragioni principali delle perplessità del papa era che il progetto della tomba era venuto in contrasto con un altro, che aveva ancora più caro: il progetto di una nuova San Pietro

LEI - La tomba, infatti, era destinata originariamente alla vecchia costruzione: se questa fosse stata demolita, dove sarebbe finito il mausoleo?

LUI - veramente Michelangelo, la pensava diversamente, nel suo smisurato disappunto, o paranoia, diremmo oggi, sospettò altre ragioni, subodorò l'intrigo

LEI - se è per questo, pensò perfino che i suoi rivali, soprattutto Bramante, architetto della nuova San Pietro, lo volessero avvelenare, figurati!

LUI - fu così che con paura e sdegno abbandonò Roma per Firenze e scrisse una violenta lettera al papa, in cui tra l'altro lo invitava, se voleva riaverlo, ad andarlo a cercare....osava il giovane, eh!

LEI - Strano è, in tutta questa storia, che il papa non perse la calma. anzi intavolò trattative ufficiali con il governo di Firenze perché convincesse il giovane scultore a ritornare a Roma

LUI - Per tutti quelli che si interessavano d'arte gli spostamenti e i piani di questo giovane artista avevano in pratica il peso di un affare di stato

LEI - I fiorentini temettero perfino che il papa potesse volgersi contro di loro se continuavano a dargli ricovero. Michelangelo perciò fu persuaso a tornare al servizio di Giulio Il, munito di una lettera di raccomandazione in cui si affermava che la sua arte non aveva rivali in tutta Italia e forse in tutto il mondo, e che, se fosse stato trattato con benevolenza, "avrebbe attuato cose da meravigliare il mondo intero", così era scritto

LUI - Per una volta almeno, una nota diplomatica diceva la verità!

LEI - Quando poi Michelangelo tornò a Roma, il papa gli fece accettare un'altra ordinazione. C'era una cappella in Vaticano costruita da Sisto IV e quindi chiamata Cappella Sistina

LUI - la cappella Sistina, un altro santuario della nostra civiltà! è diventata una meta obbligata per tutti i turisti del mondo

LEI - i più famosi artisti della generazione precedente erano intervenuti a decorarne le pareti!, il Botticelli, il Ghirlandaio e altri

LUI - Ma l'enorme volta era ancora nuda

LEI - Il papa suggerì dunque a Michelangelo di dipingerla. Il nostro a dire il vero fece di tutto per defilarsi, disse di non essere veramente un pittore ma uno scultore

LUI - Era soprattutto convinto che l'ingrato incarico dipendesse, ancora una volta, da intrighi dei suoi nemici di sempre, dell'entourage del Bramante

LEI - Poiché il papa era irremovibile, cominciò a elaborare uno schema modesto, dodici apostoli entro nicchie, a cercare aiuti da Firenze ....

LUI - e invece chissà per quale cambiamento d'umore, forse orgoglio, fatto sta che d'un tratto: si rinchiude nella cappella, non si lascia avvicinare da nessuno, prende a lavorare da solo al progetto di un'opera che davvero ha continuato a "meravigliare il mondo intero" dal momento in cui venne alla luce

LEI - È difficile per un comune mortale immaginare come un essere umano abbia potuto fare ciò che Michelangelo fece in quattro anni di lavoro solitario sulle impalcature della cappella papale

LUI - Già soltanto lo sforzo fisico di dipingere il grande affresco sulla volta della cappella, di preparare e disegnare le scene nei particolari per poi trasporle sulla parete, è di per sé incredibile, straordinario

LEI - Michelangelo doveva stare supino sulle impalcature e dipingere guardando verso l'alto: si abituò a tal segno a quella posizione che nello stesso periodo perfino quando riceveva una lettera era obbligato a tenerla sopra il capo e a rovesciare la testa all'indietro per leggerla

LUI - Ma lo sforzo fisico di un uomo che solo e senza aiuti ricopra quella vasta superficie è nulla a paragone di quello che ci ha lasciato. La ricchezza della sua fantasia, la maestria nell'esecuzione di ogni minimo particolare, e, soprattutto, la grandiosità di visione che Michelangelo rivelò a quanti vennero dopo di lui, hanno dato all'umanità una misura del tutto nuova della potenza del genio

LEI - descriviamo la volta: Michelangelo si libera nella versione definitiva da ogni legame con le consuetudini tradizionali e concepisce quello che può essere considerato il più grandioso ciclo di affreschi dell'arte occidentale

LUI - concepì una colossale struttura architettonica popolata di figure monumentali, nudi virili, scene figurate

LEI - l'impianto architettonico dipinto fa da legame fra le varie parti figurate, le suddivide in tre registri sovrapposti. Il primo contiene storie della genesi, dalla creazione alla Ebbrezza di Noè, mentre le cornici architettoniche ospitano coppie di ignudi reggenti medaglioni figurati; il secondo registro è formato dai troni dei profeti e delle sibille nei pennacchi, e il terzo da vele e lunette in cui sono raffigurati gli antenati di Cristo

LEI - Spesso si vedono illustrati i particolari di quest'opera gigantesca, e mai si finisce di guardarli

LUI - guardando in alto ci sembra di scorgere un mondo diverso, un mondo di dimensioni sovrumane

LEI - il bello è che Michelangelo in un colpo solo, d'imperio, si allontana dalla concezione prospettica rinascimentale, e dall'illusionismo della veduta unitaria

LUI - se è per questo abbandona anche il modo leonardesco dai ritmi armoniosi e unificanti

LEI - fa propria invece l'unità di base della scultura classica, la figura singola, cioè, associata semmai all'elemento architettonico

LEI - è vero, l'isolamento delle figure è accentuato dal moto drammatico delle torsioni, dal risalto plastico delle masse di quei corpi giganteschi. ed è così, con un atto di idealizzazione grandiosa, che infonde loro un significato spirituale universale

LUI - sì, diventano simboli delle forze primordiali della natura e del destino dell'uomo

LUI - L'immane lavoro nella cappella Sistina consacra la sua fama di pittore. attira su di lui l'attenzione ammirata dei contemporanei, tra cui Raffaello. E lo stesso Giulio II "svisceratamente lo amò" secondo il Condivi, "avendo di lui piu' cura e gelosia che di qualunque altro ch'egli appresso di sé avesse"

LEI - ci facciamo raccontare dal maestro stesso questa grande avventura?

LUI - come no! Io non osavo proporlo, mi mette soggezione, a dire la verità

LEI - basta che lo fai parlare, senza interromperlo. Come sai è un po' irascibile

LUI - chi si sogna di interrompere Michelangelo!! A lui la parola!

MICHELANGELO - buongiorno. Sarò breve. Giulio II, il giorno di Ognissanti, aveva celebrato messa nella Cappella Sistina per inaugurare i miei affreschi sulla volta. gli elogi che il popolo romano, affluito in massa, mi aveva tributato dovevano essere rivolti piuttosto al papa. E' stato lui a impormi, contro la mia volontà, l'esecuzione dell'opera. Come padre della volta della Cappella Sistina, Giulio II resterà forse nella storia piu a lungo che come guerriero, e di ciò egli era certamente consapevole negli ultimi anni della sua vita. Fino a pochi giorni dall'inaugurazione, questo settantenne malato si arrampicava sulle impalcature per seguire da vicino i lavori e mi chiedeva quando li avrei terminati con ansia e con insistenza. L'ultima volta gli risposi irritato che non potevo fare piu' di quel che facevo: ne derivò un altro litigio, l'ultimo prima della sua morte.. per cinque anni ho vissuto un periodo durissimo. All'inizio avevo chiamato diversi collaboratori, tutti della scuola del Ghirlandaio, ed anche Bastiano da Sangallo, ma ben presto mi accorsi che non riuscivano a interpretare il senso più profondo della mia concezione, perdevano di vista l'unità dell'opera, si soffermavano troppo sui particolari, e ciascuno mirava a farvi emergere la propria personalità, che non era eccezionale a dire la verità.. fu così che mi rinchiusi da solo. E poi un artista deve essere nutrito di filosofia e poesia non può permettersi di essere ignorante, come alcuni di loro erano. Congedati i collaboratori, rimasi solo con i miei pennelli e la mia ansia davanti a quella volta sterminata. ancora una volta la solitudine divenne la mia condizione naturale di vita e dovetti ammettere, che l'intelligenza, il coraggio e la coerenza non ci portano che solitudine.. per mesi e mesi, un giorno dopo l'altro, per otto dieci ore al giorno dipingevo disteso supino sulle alte impalcature. La sera ero sfinito, le ossa doloranti, gli occhi arrossati, a volte feriti dagli spruzzi di calce. Tra me e le trecento figure dei miei affreschi non c'era ormai che Giulio II, il quale si arrampicava sulle impalcature e ispezionava il mio lavoro con la stessa irruenza e la stessa energia con la quale andava in guerra. Una volta arrivò a picchiarmi per una mia mala risposta, io decisi di piantare tutto e fuggirmene via e fui rabbonito solo dalle scuse e dai cinquecento ducati che egli mi fece pervenire tramite un suo favorito. La scontrosa presenza del terribile papa mi spronava a concludere un'opera che altrimenti non avrei condotto a termine, nella mia continua ricerca della perfezione.
Quando ero giovane, la mia aspirazione a rinnovare la pittura rispecchiava forse soltanto il desiderio di differenziarmi dai maestri ed era limitata solo ai problemi del disegno, della prospettiva e degli accordi dei colori. Ma già quando disegnavo il cartone per la Battaglia di Cascina, pensavo che un vero rinnovamento deve riguardare non solo gli strumenti di lavoro, ma la finalità stessa dell'arte. La pittura moderna non può più intendersi solo come decorazione e come racconto per gli analfabeti, deve anche esprimere quella rinnovata concezione del mondo che in questi ultimi decenni tutti avvertiamo nelle nostre coscienze. Non si tratta ormai solo di riavvicinare spiritualmente l'età dell'oro dei greci e dei romani, seguendo il pensiero dei filosofi e dei letterati, ma di affermare il nuovo senso dello spazio che scaturisce dallo spirito del nostro tempo. Cosa intendo per nuovo senso dello spazio? Io penso che ognuno di noi ha dentro di sé una propria misura, per apprezzare le grandezze che ci circondano, ma è pur vero che esiste anche una misura propria di ogni epoca storica, una misura determinata dal modo di vita e dalle esperienze collettive.. più che l'anatomia a me interessano le strutture dei corpi, il loro valore plastico che già gli antichi avevano colto come concentrazione di potenza ed energia. Secondo me, sibille e profeti, tanto criticati, dovevano essere solo i simboli del mondo sovrumano e i loro volti, e corpi e panneggiamenti, dovevano solo creare delle tensioni emotive finora mai rappresentate. Tutti apprezzano la perfezione del mio disegno, sì, ma pochi comprendono che io miro al superamento della realtà piuttosto che alla sua perfetta rappresentazione, non mi interessa la verosimiglianza quanto la sublimazione, la mia arte non vuole portare la pace nei cuori, ma l'irrequietezza. Mi sono reso conto che la vita da me scelta non mi farà mai essere un buon maestro, sarò inimitabile nel senso che non mi si potrà e non mi si dovrà imitare. Sono arrivato al limite della potenza dell'espressione, forse al di là non c'è che la retorica e il vuoto dove sprofonderanno gli incauti che imboccheranno la strada aperta dalle nuove forme da me inventate, senza rendersi conto che la mia opera non ha offerto modelli ma un nuovo concetto dell'arte.
Indubbiamente raccoglieranno maggiori soddisfazioni e trionfi quelli che seguiranno la strada del giovane Raffaello, che dipingeva nella stanza della Signatura, accanto alla cappella Sistina. Nella pittura di quel geniale ragazzo non vi sono tormento e dramma ma solo felicità e serenità, per lui tutto è facile.. la sua strada porta al successo. Ma io cerco qualcos'altro, forse cerco la verità, forse cerco il sublime, un carattere che dia senso eroico alla nostra vita mortale, un senso cosmico all'avventura umana

LUI - era proprio lui? Non ho osato interromperlo, come mi avevi consigliato, ma qualche cosina avrei pure voluto dirgliela, non fosse altro che poi potevo vantarmi che Michelangelo mi ha rivolto la parola. Peccato

LEI - del resto è così, un fatto di carattere, è passato, ha preso il microfono, ha detto la sua e se ne è andato

LUI - evidentemente lui se lo può permettere, direi!

LEI - ritorniamo allora alla Cappella Sistina?

LUI - vale sempre la pena tornare alla cappella Sistina, non si finirebbe mai di ammirarla

LEI - Una delle grandi sorprese che si provano entrando nella Cappella Sistina è per esempio la scoperta della semplicità e dell'armonia del soffitto, anche volendola, per assurdo, considerare solo come un pezzo di superba decorazione, l'intera composizione, è così chiara!.

LUI - I nudi sono meravigliosi, rivelano tutta la maestria di Michelangelo nel disegno del corpo umano, lo coglie da qualsiasi punto e angolatura: giovani atleti muscolosi con atteggiamenti nobili e scattanti si snodano e si piegano nelle più svariate direzioni

LEI - Sono venti, circa, i corpi, uno più bello dell'altro, la sensazione è che abbia dipinto la volta come se avesse in mente di esprimersi col marmo

LUI - non c'è dubbio, rende scultorea anche la pittura e con quali risultati! Secondo me, però, non è solo un fatto di tecnica e di materiale, ma era proprio il mondo delle idee di Michelangelo, la sua mente, che era predisposta ad una visione plastica, energica, eroica, che solo la scultura poteva rendere al meglio

LEI - hai ragione, anche il suo atteggiamento concorda con questa interpretazione, si percepisce con quale compiacimento mise alla prova la sua portentosa maestria, come il disappunto e l'ira per gli ostacoli frapposti al suo lavoro con il materiale preferito lo spronarono a dimostrare ai suoi nemici, veri o immaginari che fossero, che, costretto a dipingere, egli era pronto a far vedere di che cosa fosse capace. Insomma affrontava la pittura con la stessa energia di quando affrontava il marmo

LEI - Ma se in questi famosi "ignudi" egli mostrò una impareggiabile bravura, la vera prova la mostra nell'illustrare le scene bibliche che formano il centro della composizione

LUI - Ecco il Signore che chiama alla vita, con gesto possente, le piante, i corpi celesti, gli animali e l'uomo! non è esagerato, credo, affermare che la figura del Dio Padre, così come ci è stata trasmessa per generazioni, abbia le sembianze della grande visione michelangiolesca della creazione

LEI - Forse la più famosa e la più sensazionale fra tutte queste visioni è la creazione di Adamo, su una delle campate maggiori

LUI - nessuno si era mai avvicinato con tanta forza e semplicità alla grandezza del mistero della creazione

LEI - Non c'è nulla nella scena che distolga l'attenzione dal tema centrale. Adamo è sdraiato a terra in tutto il vigore e la bellezza degni del primo uomo; Iddio Padre gli si accosta, sorretto dai suoi angeli, avvolto in un maestoso e ampio manto che il vento gonfia come una vela

LUI - e che bene suggerisce l'idea della rapidità e della facilità con cui egli si sposta nello spazio

LEI - Quando tende la mano, senza nemmeno toccare il dito di Adamo, ecco che il primo uomo si ridesta come da un sonno profondo, e fissa lo sguardo sul volto paterno del Creatore

LUI - Uno dei maggiori miracoli di Michelangelo sta nell'aver imperniato tutta la scena sul gesto della mano divina

LEI - e nell'avere identificato visibilmente l'idea dell'onnipotenza con la naturalezza e la forza del gesto creatore

LUI - geniale, è come se da quel dito scaturisse tutta l'energia del mondo, una vera e propria scarica elettrica...anche per lo spettatore!!

LEI - comunque Michelangelo tornò presto al marmo. La sua fissazione era la tomba di Giulio II. Aveva pensato di circondarla di un certo numero di statue di prigionieri, come ne aveva visti sui monumenti romani. Una di queste è lo Schiavo morente

LUI - Se qualcuno aveva potuto pensare che il tremendo sforzo della Cappella Sistina avesse inaridito la fantasia di Michelangelo, ben presto dovette accorgersi del suo errore

LEI - Tornato che fu al materiale prediletto, la sua potenza fantastica si rivelò ancora maggiore di prima. Mentre in Adamo aveva raffigurato il momento incui la vita entra nel corpo vigoroso di un giovane, ora nello Schiavo morente scelse l'attimo in cui la vita sta per sfuggire e il corpo sta per cedere alle leggi della dissoluzione della materia

LUI - C'è una bellezza indicibile in questo istante di abbandono e di liberazione dalla lotta dell'esistenza, in questo gesto di stanchezza e di rassegnazione. Quando ci troviamo dinanzi a quest'opera al Louvre, è difficile pensarla come una statua di pietra fredda e inanimata: sembra muoversi sotto i nostri occhi

LEI - e forse questo è l'effetto cui mirava Michelangelo. Uno dei più mirabili segreti della sua arte è la fermezza, la calma, l'abbandono delle figure, eppure sempre tese e contorte in movimenti violenti

LUI - La ragione c'è, è che fin dall'inizio Michelangelo le concepì come nascoste nel blocco di marmo che stava lavorando, suo compito era semplicemente rimuovere la pietra che le ricopriva, così diceva

LEI - un po' è quello che stiamo facendo noi...nel nostro piccolo

LUI - che vuoi dire?

LEI - voglio dire che anche noi...abbiamo una materia originale, l'opera di Michelangelo, non la vediamo, ma dobbiamo scavare e scoprirla... con le parole

LUI - bello! Suggestivo...riveliamo a noi stessi e ai nostri ascoltatori l'essenza delle opere del Genio! E con questo arrivederci alla prossima...


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