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LEONARDO DA VINCI
"Il genio"
di Marco Maggioni

 

 

 

Marco Maggioni
un esperto di orientamento al MANAGEMENT

 

LUI - ed ora? osiamo?

LEI - sì, ci tocca, lo so, non è facile

LUI - ti dirò, ho quasi paura...mi manca il coraggio, ti rendi conto chi dobbiamo affrontare in questa e nelle prossime puntate? i tre piu' grandi del Rinascimento!

LEI - e non solo del Rinascimento

LUI - Mi vengono i brividi..

LEI - del resto col passare dei secoli sono diventati punti di riferimento tali che...

LUI - miti veri e propri...altroché, come si fa a interloquire con Leonardo, con Michelangelo e con Raffaello, senza un po' di sgomento

LEI - proviamo con l'umiltà

LUI - e tanta reverenza. va bene, coraggio, andiamo a riceverli. Con chi cominciamo?

LEI - direi che è piu' opportuno Leonardo da Vinci, perché è il piu' vecchio dei tre e poi ci permette anche di parlare della Milano degli Sforza, e ...

LUI - così completiamo il quadro della situazione dell'Italia del Nord. Brava. Sono d'accordo

LEI - Del resto, sappiamo così poco, e al tempo stesso tanto, sul conto di questo enciclopedico scienziato, che possiamo dar piena libertà alla nostra fantasia e raffigurarcelo come meglio ci aggrada, che dici?

LUI - giusto! se deve essere un mito, tant'è assecondare quello che noi associamo al suo nome

LEI - facile. Leonardo da Vinci, due punti: genio!

LUI - oppure come definì se stesso: uno scienziato ansioso di esplorare l'universo al solo scopo di rendersi degno di recare ulteriori contributi alla sua bellezza

LEI - eh! La modestia dei grandi! di fatto era ben consapevole della sue qualità. Ne fa fede una lettera che egli stesso scrisse a Lodovico il Moro, duca di Milano. Gli offriva i propri servigi. In una specie di curriculum professionale vi erano elencate, modestamente appunto, se non tutte, almeno gran parte delle sue capacità

LUI - Questo Lodovico, tra parentesi, fu uno dei più interessanti signori di quel tempo. Apparteneva al celebre casato degli Sforza, il cui capostipite, Giacomo Attendolo si chiamava, qualche secolo addietro, abbandonato il suo podere romagnolo, si dedicò al banditismo in scala ridotta ma in grandissimo stile. I suoi discendenti, seguirono le sue orme, fecero discrete carriere, e Lodovico, con l'assistenza dei Re di Francia, si era proclamato padrone di Milano. Per guadagnarsi il lealismo dei suoi sudditi aveva annunciato la demolizione di quello che oggi chiameremmo il quartiere delle catapecchie, e l'esecuzione di un grandioso piano di costruzione di igieniche case popolari. Poiché il Duca non aveva ancora trovato l'ideatore di questo piano, e lo stava ansiosamente cercando, Leonardo si fece coraggio e gli propose la propria candidatura

LEI - esatto.. ed ecco che in quella occasione, nella sua lettera di presentazione, Leonardo si qualificava pittore, architetto, filosofo, poeta, compositore, scultore, atleta, fisico, matematico e anatomista.

LUI - tutto qui?

LEI - e non basta! Sappiamo poi da altre fonti che non solo suonava parecchi strumenti, ma che sapeva anche fabbricarli con le sue mani, e che inoltre era esperto nell'allestire grandiosi ricevimenti privati quando occorreva sbalordire gli illustri ospiti stranieri

LUI - Se è per questo, possiamo continuare... si era anche occupato di ingegneria idraulica, e gli si attribuiva la capacità di irrigare vaste distese di territorio per mezzo di un sistema di mulini e di saracinesche di sua invenzione

LEI - e ancora: nel regno della meccanica, interamente inesplorato allora, c'era un campo di cui i contemporanei, strabiliati, riconoscevano a Leonardo l'esclusività assoluta, fino a tacciarlo di magia: le macchine per volare, e quelle per navigare sott'acqua

LUI - Oggi che esaltiamo lo specialista e diffidiamo dell'eclettismo, il cumulo di così svariate attitudini non costituirebbe certo la migliore raccomandazione per chi cerca un impiego

LEI - evidentemente il nostro era un'eccezione

LUI - Come trovasse il tempo da dedicare a studi così disparati nel campo delle arti e delle scienze, è un mistero

LEI - Aveva una mente universale, ed era un lavoratore instancabile: gli bastavano quattro o cinque ore di sonno, e passava le rimanenti al tavolo, immerso in calcoli matematici, in enigmi geometrici, in esperimenti intesi a trovare nuove materie coloranti o nuovi materiali da costruzione, in disegni di macchine per volare, che, sia detto fra parentesi, avrebbero benissimo potuto librarsi nell'aria se solo avesse avuto a disposizione un motore

LUI - L'unico inconveniente di tanta versatilità era l'irrequietezza....incontrollabile. cominciava, per esempio, a lavorare su una colossale statua equestre, e si lasciava deviare dall'idea di dover costruire un nuovo tipo di macchina da assedio; appena incominciato il mortaio, cedeva alla tentazione di provare una miscela per dipingere più tenace dell'oleosa sostanza che i fiamminghi avevano messo sul mercato. E così via!

LEI - è vero, Leonardo aveva difficoltà a porre termine a quello che iniziava.. aveva una mente troppo dispotica e avida di conoscenza. Visse 67 anni, ma la sua produzione artistica, anche al confronto di quella di artisti morti in giovane età, fu davvero limitata

LUI - lo credo, con tutte le altre cose di cui si occupava! anche se cominciò subito, come apprendista, presso una delle principali botteghe fiorentine

LEI - sì, quella del pittore e scultore Andrea del Verrocchio

LUI - la fama del Verrocchio era vastissima, tanto che la città di Venezia gli ordinò il monumento a Bartolomeo Colleoni, condottiero della repubblica veneta

LEI - La statua equestre che mostra con evidenza come il Verrocchio fosse un degno erede della tradizione di Donatello

LUI - lo credo che in una bottega capace di produrre tali capolavori, il giovane Leonardo aveva certo molto da imparare...ed era per di più un ragazzo alquanto intelligente...

LEI - era un genio, altroché, una mente possente che resterà per sempre oggetto di stupore e di ammirazione per i comuni mortali

LUI - precisa! Concordo. per fortuna conosciamo la vastità dei suoi interessi solo perché allievi e ammiratori ci conservarono i suoi schizzi e i suoi taccuini, altrimenti...fosse dipeso da lui!

LEI - migliaia di pagine ricoperte di scritti e disegni, con estratti di libri letti e progetti per libri da scrivere

LUI - Più si leggono queste carte, meno si comprende come una creatura umana abbia potuto eccellere in tanti e così diversi campi di ricerca, per di più apportando ovunque importanti contributi!

LEI - Forse una delle ragioni va cercata nel fatto che Leonardo era un artista fiorentino e non un dotto di professione

LUI - Cioè? Che vuoi dire? Anzi, sai che ti dico? Facciamocelo spiegare da lui stesso, dal maestro, sempre che sia disponibile, ovviamente. Che dici, si degnerà?

LEI - Sentiamo se è ha un po' di tempo da dedicarci... ..maestro, maestro, possiamo avere l'onore di averti qui tra noi?

LEONARDO - eccomi, l'onore è mio visto che si parla di me! Allora, per rispondere ai vostri interrogativi, vi spiego brevemente. Sull'esempio dei miei predecessori io ritengo che compito dell'artista sia l'esplorazione del mondo visibile, condotta però in modo più completo, intenso, accurato. Non mi interessa la cultura libresca degli studiosi. In un'epoca in cui gli uomini colti si basano sull'autorità degli maestri antichi, accetto solo quello che posso controllare con i miei occhi e con l'esperienza diretta

LUI - Non è poco!

LEONARDO - Tutte le volte che mi trovo dinanzi un problema, non ricorro alle autorità del settore, vado alle origini, ci ragiono sopra, soprattutto cerco di risolverlo con l'esperimento. E a forza di esperimenti divento io stesso una autorità nel campo.. semplice

LUI - semplicissimo!

LEONARDO - Nulla c'è nella natura che non desti la mia curiosità e non solletichi il mio intelletto. Ho esplorato ad esempio i segreti del corpo umano sezionando più di trenta cadaveri

LUI - in un periodo in cui non era certo facile..

LEONARDO - Sono stato uno dei primi ad avventurarmi nel mistero della crescita del feto nel grembo materno

LEI - ho ben presente i tuoi disegni al riguardo, maestro

LEONARDO - ho investigato le leggi delle onde e delle correnti; ho passato anni ad osservare e analizzare il volo degli insetti e degli uccelli, per servirmene nel tentativo di creare una macchina volante che, sono certo, un giorno sarà diventata realtà

LUI - altroché, ci hai azzeccato in pieno, sapessi!!

LEONARDO - Le forme delle rocce e delle nubi, l'effetto dell'atmosfera sul colore degli oggetti distanti, le leggi che regolano la crescita degli alberi e delle piante, l'armonia dei suoni, tutti questi argomenti sono l'oggetto di un'incessante ricerca che per me deve essere ed è la base dell'arte

LUI - ecco, questo è interessante! Vuoi dire, maestro, che tutto quel po po' di roba che hai studiato, sviscerato, sperimentato era tutto in funzione della tua arte?

LEONARDO - ma è naturale! Siccome l'arte tocca il mistero dell'uomo, la sua ansia di immortalità, è ovvio che tutto ciò che lo riguarda, tutte le cose, i fenomeni naturali e fisici, tutte le tecniche e le attività quotidiane, devono essere capite, contemplate, sezionate, per poter essere rappresentate, proposte in una visione artistica. più so più capisco, più capisco più volo alto, il destino dell'uomo è questo, sfidare il contingente per concepire l'eterno

LEI - parole ardite le tue, maestro, noi siamo sicuri che tu l'eterno l'hai toccato certamente

LUI - I tuoi contemporanei ti rispettavano, sì, ma ti consideravano anche un essere bizzarro e piuttosto misterioso

LEONARDO - intanto principi e generali hanno fatto a gara per impiegare questo "bizzarro", come ingegnere militare, ad esempio, per costruire fortificazioni e canali, nuove armi e altri ritrovati. Ed anche in tempo di pace non mi hanno dato tregua, sono sempre stato disponibile a trovare soluzioni, li intrattenevo anche con giocattoli meccanici di mia invenzione oppure con nuove scenografie per spettacoli, feste

LUI - Eri ammirato come un grande artista e ricercato come musicista abilissimo, ma, con tutto ciò, pochi seppero intuire l'importanza delle tue idee e l'ampiezza delle tue conoscenze

LEONARDO - beh, può darsi, ma che volete, io ero troppo occupato a capire, non mi interessava troppo che capissero gli altri, tant'è vero che non ho pubblicato mai i miei scritti e la loro esistenza era da quasi tutti ignorata

LUI - non da noi per fortuna, oggi. sappiamo che eri mancino e ti eri abituato a scrivere da destra a sinistra, cosicché i tuoi appunti si possono leggere solo con l'aiuto di uno specchio

LEONARDO - ma quello era solo un espediente per non farmi condizionare dalla scrittura. vedete, assumendo la parola scritta come grafìa, disegno, linea, mi imponevo un distacco che altrimenti non avrei avuto sull'argomento che stavo trattando

LEI - o forse non desideravi divulgare le scoperte che andavi facendo, per tema che le tue opinioni fossero considerate eretiche. Così è stato detto! Un esempio tra tanti: nei tuoi scritti troviamo queste cinque parole: "Il sole non si muove", ti rendi conto? Hai anticipato le teorie di Copernico e che procureranno più tardi tante sventure a Galilei, il primo scienziato della storia occidentale

LEONARDO - ma vedete, io faccio i miei esperimenti solo per grande curiosità e, una volta risolto per mio uso personale un problema, me ne disinteresso, perché troppi sono i misteri su cui indagare. soprattutto, poi, io non ho ambizioni scientifiche. L'esplorazione della natura è per me specialmente, insisto, un mezzo per acquistare quella conoscenza del mondo visibile di cui ho bisogno per la mia arte. Penso che, ponendola su basi scientifiche, possa trasformare l'arte del dipingere da umile artigianato in un'occupazione onorata e rispettata come una professione borghese...

LEI - Forse ci riesce difficile oggi comprendere questa preoccupazione del rango sociale degli artisti, ma abbiamo visto quale importanza essa rivestiva per gli uomini della tua epoca

LEONARDO - Aristotele aveva codificato le attività umane facendo distinzione tra certe arti compatibili con una "educazione liberale", le cosiddette arti liberali, come la grammatica, la dialettica, la retorica o la geometria, e lavori che richiedevano l'opera delle mani, "manuali" e quindi servili, inadatti a un gentiluomo. Bene. mia ambizione è dimostrare che la pittura è un'arte liberale, e che il lavoro manuale che richiede non è maggiore della fatica di scrivere una poesia

LEI - Questa opinione influì certo sui rapporti fra te, maestro, e i tuoi mecenati. Forse non volevi essere considerato proprietario di una bottega dove chiunque poteva andare a ordinare un quadro

LEONARDO - esatto, per questo spesso non portavo a termine le commissioni affidatemi. Cominciavo un quadro per poi lasciarlo incompleto nonostante le sollecitazioni del cliente. A decidere sono io, se un lavoro deve considerarsi finito, io sono il vero padrone della mia opera e rifiuto di licenziarla finché non ne sono personalmente soddisfatto. Ed ora scusate, ho da fare, devo andare

LUI - chissà su quale problema sta indagando...forse su quello che gli ha permesso di parlare con noi in radio oggi, ah ah che dici?

LEI - può essere sì, non mi meraviglierei affatto.

LUI - Non sorprende quindi che poche delle opere di Leonardo siano state portate a termine

LEI - e per di più i pochi lavori che Leonardo completò ci sono arrivati oltretutto in cattivo stato

LUI - prendiamo in considerazione le due opere piu celebri, l'Ultima cena e la Gioconda...parlare di queste è come parlare di tutte

LEI - Della Cena non rimane che l'ombra

LUI - è vero, purtroppo. Leonardo si è servito di una tecnica tutta sua, vero?

LEI - sì, tempera all'uovo su un arriccio duro e levigato, quasi uno stucco in due strati, di cui il superiore sottilissimo, tanto che in poco tempo ha portato il capolavoro alla rovina, aggravata poi dai tentativi di porvi rimedio. Leonardo ha escogitato questa tecnica, così diversa dall'affresco, per aver modo di ritornare sul già fatto, correggere, mutare

LUI - sempre incontentabile, irrequieto

LEI - Così, quando guardiamo ciò che rimane del famoso affresco dell'Ultima Cena, dobbiamo sforzarci di immaginare come doveva apparire ai frati per i quali fu dipinto. Dai, descrivicelo tu. Fai il frate. Immedesimati, forza!

LUI - va bene, sorella!. Sia fatta la volontà ....tua! ecco, ce l'ho davanti agli occhi, nitida, mica come la vedete voi adesso! L'opera copre la parete della sala rettangolare che serviva da refettorio a noi frati del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano

LEI - Cerca di immaginare l'impressione che fece il capolavoro quando fu scoperto, quando, accanto alle lunghe tavole dei frati, apparve la tavola di Cristo e degli apostoli

LUI . Mai prima d'allora il sacro episodio era apparso così vicino, così verosimile. Era come se un'altra sala fosse stata aggiunta alla nostra grazie ad uno specchio grande quanto la parete, era là l'Ultima Cena, tangibile, vera

LEI - bene, vai avanti, chiudo gli occhi....

LUI - Come cadeva chiara la luce sulla mensa e come dava volume e solidità alle figure! noi frati fummo colpiti prima di tutto dalla fedeltà con cui tutti i particolari erano stati ritratti al naturale, i piatti sulla tovaglia e le pieghe dei panneggi...

LEI - Allora, come adesso, le opere d'arte venivano giudicate dai profani secondo la loro somiglianza con il vero

LUI - un attimo! Ma questa non fu che la prima impressione. Non eravamo proprio degli sprovveduti. Superato il primo stupore per questa straordinariaillusione di realtà, cercammo di capire come Leonardo avesse ricostruito l'episodio evangelico

LEI - anche perché nulla in questo lavoro somigliava alle vecchie iconografie tradizionali, vero?, nelle quali gli apostoli erano rappresentati, tutti in fila,seduti compostamente a tavola, solo Giuda un po' discosto, mentre Cristo somministrava il Sacramento

LUI - già, proprio così, il nuovo dipinto era molto diverso, vibrava di drammaticità e di animazione. Ser Leonardo, in pratica cosa fece? come Giotto prima di lui, era risalito al testo sacro, aveva tentato di raffigurarsi la scena nel momento in cui Cristo pronuncia le parole: "In verità vi dico che uno di voi mi tradirà", giusto? e gli apostoli afflitti domandano: "Son forse io, o Signore?". Ma il Vangelo di San Giovanni prosegue, aggiunge: "Uno dei discepoli, quello che Gesù prediligeva, se ne stava appoggiato al petto di Gesù, e Simon Pietro gli fece cenno e gli disse: "Di chi parli?"." È tutto questo gioco di domande e di cenni che anima l'episodio. Cristo ha appena pronunciato le tragiche parole e tutti quelli che gli sono al fianco si ritraggono inorriditi dalla rivelazione. Alcuni sembrano protestare il loro amore e la loro innocenza, altri discutono gravemente a chi il Signore abbia voluto alludere. Altri sembrano guardarlo per avere spiegazione di ciò che ha detto. San Pietro, più impetuoso, si precipita su san Giovanni, seduto alla destra di Cristo, e mentre gli sussurra qualcosa all'orecchio spinge inavvertitamente innanzi Giuda. Giuda, pur non essendo separato dagli altri, sembra quasi isolato. Egli solo non gesticola e non fa domande; si china in avanti e guarda con un'espressione di sospetto o di rabbia che nel crescente tumulto forma un drammatico contrasto con la figura calma e rassegnata di Cristo

LEI - Chissà quanto tempo avete impiegato voi primi spettatori a comprendere l'arte consumata che regge tutto questo nesso drammatico

LUI - in effetti non fu facile, ho il sospetto che ci siano volute generazioni di frati. Una cosa era chiara. Nonostante l'atmosfera concitata creata dalle parole di Cristo, nel dipinto non c'è nulla di caotico. I dodici apostoli paiono naturalmente suddivisi in quattro gruppi di tre, legati tra loro da gesti e movimenti. C'è tanto ordine nella varietà e tanta varietà nell'ordine che non si riesce mai a esaurire l'armonia degli opposti movimenti. È come un continuo rimbalzo di ritmi e geometrie...un incanto insomma

LEI - Forse riusciremo a capire in pieno la grandezza di Leonardo in questa composizione solo ripensando al problema che gli artisti avevano in quel periodo. lottavano per conciliare le esigenze del realismo e quelle della composizione

LUI - Leonardo, lo risolse con facilità.... Dimentichiamo un momento il soggetto rappresentato e contempliamo la disposizione delle figure. La scena sembra che abbia quell'equilibrio spontaneo, quell'armonia, che erano alla base delle pitture gotiche, io ce le ho ben presenti..

LEI - sì, ma lui non sacrifica la correttezza del disegno, come facevano i gotici...è la composizione il suo obiettivo

LUI - certo, difatti, se ci si astrae dalla bellezza della pittura, improvvisamente ti trovi di fronte a un frammento di realtà concreto e non meno imponente di quelli offerti dalle opere di Masaccio o di Donatello. Che anche quelle ho visto, sai, noi frati giriamo, di convento in convento, di città in città

LEI - invece di pregare...Ma nemmeno questo è il vero fulcro della grandezza dell'opera, secondo me. In realtà, oltre a fatti tecnici come la composizione e la perizia nel segno, si deve ammirare la profonda intelligenza di Leonardo per come rappresenta il comportamento e le reazioni dell'uomo, la potente fantasia che gli permette di evocare la scena dinanzi ai nostri occhi

LUI - mi ha riferito un frate, mio confratello, di avere spesso visto Leonardo al lavoro intorno all'Ultima Cena. Saliva sull'impalcatura e lì restava giornate intere a contemplare con le braccia conserte ciò che aveva fatto fino ad allora

LEI - vuoi dire quindi che è appunto il risultato di queste riflessioni che egli ci ha lasciato, per cui, sia pure danneggiata, la Cena rimane uno dei miracoli del genio umano

LUI - posso ritornare ad essere io?

LEI - fai pure... mi piacevi di più come frate, però..

LUI - sorella taci, non provocare. C'è un'altra opera di Leonardo forse ancor più famosa della Cena. È il ritratto di una dama fiorentina di nome Lisa, Monna Lisa, del 1931

LEI - Chi non conosce la Gioconda!...

LUI - Le somigli sai?

LEI - magari, credo che tutte le donne vorrebbero somigliarle

LUI - ma di lei, peccato, avete preso solo l'ambiguità...

LEI - e vuoi mettere?...senza un po' di mistero voi uomini sareste ancor più strafottenti

LUI - ok, ok, hai vinto tu! Stavo pensando: una fama come quella della Monna Lisa leonardesca non è forse una grande fortuna per un'opera d'arte, ti pare?

LEI - E' vero, ci siamo talmente abituati a vederla sulle cartoline e perfino sui cartelloni pubblicitari che ci riesce difficile guardarla con occhio nuovo

LUI - per questo Andy Warhol l'ha raffigurata con i baffi! Era un modo di liberarsi da una ossessione, da una parte, e dall'altra un modo nuovo di considerarla

LEI - i miti sono destinati ad avere tante facce, pur rimanendo se stessi

LUI - Ma in questa occasione, vale la pena dimenticare ciò che sappiamo o crediamo di sapere attorno alla Gioconda. guardiamola come se fossimo noi i primi a scoprirla. Difficile...ma, tentiamo?

LEI - volentieri. Ciò che colpisce in primo luogo è l'intensità con cui Monna Lisa ci appare: essa sembra veramente guardarci e pensare. Come un essere vivente, sembra mutare sotto i nostri occhi e risultare un po' diversa ogni volta che torniamo a guardarla, ci hai fatto caso?

LUI - Perfino davanti alle fotografie del quadro proviamo questa strana impressione, è vero. tuttavia, dinanzi all'originale del Louvre, diventa quasi soprannaturale, ti assicuro. Stai lì a cercare di capire e a capire se quello che credi di aver capito è giusto...il mistero del dubbio, ecco quello che è!

LEI - hai ragione! a volte sembra che si beffa di noi, ma ecco che di nuovo ci sembra di cogliere un'ombra di tristezza nel suo sorriso

LUI - E' un'impressione misteriosa che ogni grande opera d'arte ci comunica

LEI - Ma Leonardo era ben consapevole di come ottenere questo effetto e con quali mezzi

LUI - Quel grande osservatore della natura conosceva meglio di chiunque prima di lui il meccanismo dell'occhio umano

LEI - Aveva chiaramente individuato un problema che la conquista dell'osservazione della natura aveva proposto agli artisti

LUI - eh già, un problema non meno complesso di quello di combinare insieme esattezza del disegno e armonia della composizione

LEI - che vuoi dire? In che senso...

LUI - i pittori del suo periodo, anche i più grandi, avevano tentato in vari modi di uscire da una difficoltà precisa: nonostante gli sforzi di rendere naturale la rappresentazione, le figure, in genere, somigliano piuttosto a statue che a esseri vivi

LEI - La ragione sta forse nel fatto che, quanto più minutamente ritraiamo una figura, linea per linea e particolare per particolare, tanto meno ciimmaginiamo che essa possa mai muoversi e respirare nel suo ambiente naturale

LUI - e già, sembra che l'artista vi abbia improvvisamente gettato sopra un incantesimo, non di animazione ma di eterna immobilità

LEI - ah, certo, il Botticelli, per esempio, accentua il moto ondoso dei capelli e il movimento delle vesti, così da rendere meno rigido il contorno

LUI - però, però, solo Leonardo trovò la soluzione esatta del problema. Il pittore deve lasciare allo spettatore qualcosa da indovinare, questo è il trucco

LEI - chiamiamolo trucco!!!

LEONARDO - scusate, posso intervenire?

LUI - ma allora non te ne eri andato

LEONARDO - sì, ma sono tornato, mi interessa chiarire questo punto

LUI - del resto lo abbiamo detto, il Maestro va e viene, abbandona un'opera e poi la riprende, a suo piacimento e così fa anche con le conversazioni, grazie comunque di stare di nuovo qui con noi, maestro

LEONARDO - è un piacere chiarire gli aspetti più complessi della mia ricerca...Riguardo alla Monna Lisa, ma questo vale anche per le altre mie opere, voi vedete: i contorni non sono delineati rigidamente, se si lascia un poco vaga la forma come se svanisse nell'ombra, ogni impressione di rigidezza e di aridità sarà evitata

LUI - Questa è la famosa tua invenzione detta dello "sfumato"

LEONARDO - il contorno evanescente e i colori pastosi fanno confluire una forma nell'altra lasciando sempre un margine alla nostra immaginazione. Questo è importante! Perché vedete, il vero protagonista dei miei quadri è un soggetto evanescente, ma reale, è l'atmosfera, che è evanescente, sì, ma non perfettamente trasparente: ha una densità e un colore; per me è importante solo il fenomeno così come lo percepiscono i sensi, non sono interessato alla nozione che si ha delle cose, alla teoria che definisce la forma degli alberi o delle rocce, no, è quello che vedo che mi interessa. lo spazio non è una struttura astratta e geometrica ma l'estensione reale dell'intuizione e dell'esperienza; dunque spazio è atmosfera, dato che vediamo le cose come atmosfera colorata

LEI - Ciò che hai chiamato tu stesso "prospettiva aerea" non è altro che la misura delle distanze in profondità secondo la densità e il colore dell'atmosfera interposta: sicché tutte le cose ci appariranno avvolte, velate, sfumate

LEONARDO - proprio così, questa morbidezza, ariosità, fusione impalpabile di luce e ombra coincide con la mia concezione del bello: il bello non ha una forma costante, codificata una volta per tutte, ma nasce dalla ispirazione o dall'impulso interiore a indagare e conoscere, a mettersi in rapporto o all'unisono con la natura.
Se ora ci volgiamo di nuovo a considerare Monna Lisa, vediamo di capirne in qualche modo l'effetto misterioso. E' voluto, cosa credete. mi sono valso dello sfumato. Con determinata consapevolezza. Chiunque abbia tentato di disegnare o di scarabocchiare un volto sa che, ciò che noi chiamiamo espressione, si cela soprattutto in due tratti: gli angoli della bocca e gli angoli degli occhi. Ora, sono precisamente queste parti che ho lasciato volutamente indefinite, immergendole in una morbida penombra

LUI - Ecco perché non siamo mai sicuri dello stato d'animo con cui Monna Lisa ci guarda. La sua espressione pare sempre sfuggirci. Ma, naturalmente, non è soltanto l'indistinto che produce un simile effetto: c'è ben altro, vero?

LEI - ho capito cosa vuoi aggiungere: il maestro ha osato ciò che forse solo un pittore della sua consumata maestria poteva permettersi

LEONARDO - Se osservate attentamente il quadro, infatti, vedete che le due metà non sono simmetriche. Questo è evidente nel fantasioso paesaggio dello sfondo, un pò trasognato. Avete fatto caso che l'orizzonte a sinistra è assai più basso che a destra, per cui, quando la nostra attenzione si appunta sul lato sinistro del quadro, la donna ci pare più alta ed eretta, quando puntiamo a destra ci pare più bassa

LEI - E' vero!, anche il volto sembra mutare a seconda della posizione, perché anche nel volto i due lati non si accordano

LUI - fantastico, hai realizzato un dinamismo visivo con una rappresentazione immobile

LEONARDO - proprio così, questa era la mia intenzione! Sapete, generalmente la gente semplice considera un pò con sgomento i ritratti, pensano che, colta la somiglianza della persona, l'artista si impossessa anche dell'anima. Ecco io ho voluto rubarla davvero l'anima, e per far questo non è necessaria neanche la somiglianza, ve l'assicuro. Bè, meditate, ho detto quello che volevo dire, vi ringrazio per l'attenzione. Devo andare. Ho cose più importanti da fare

LUI - non lo dubitiamo! Ma che, è un altro dei suoi soliti trucchi?, prende e va via! tanto tra poco rispunta e ci bacchetta...comunque sia, benvenuto sarà, un personaggio così, chi se lo fa scappare!

LEI - Grande mago! Conosceva l'incantesimo grazie al quale poteva infondere vita nei colori distesi dal suo magico pennello

LUI - procediamo seppur sgomenti da tanta maestrìa!

LEI - come sei aulico..

LUI - Leonardo mi fa volare alto...siamo nella primavera del 1506, Leonardo ottenne un congedo da Firenze e si trasferì a Milano, dove eseguì diversi lavori per conto di Carlo d'Amboise che allora governava la Lombardia in nome del Re di Francia, Luigi XII

LEI - il quale, venuto l'anno successivo per visitare i suoi possedimenti italiani, nominò, col grazioso consenso dei magistrati fiorentini, Leonardo pittore di corte e ingegnere ordinario

LUI - ma il nostro era irrequieto, si trasferì a Roma, dov'erano incominciati, sotto il forte polso di papa Giulio Il, i lavori di San Pietro ai quali attendevano stuoli di architetti, pittori e scultori

LEI - Raffaello, il Bramante e Michelangelo erano già sul posto, quando Leonardo si unì a loro. Quando a Giulio Il succedette Leone X nel 1513, Leonardo potè contare sul nuovo papa perché era della famiglia dei Medici, quindi suo conterraneo

LUI - Ma Leonardo aveva sessantun anni, Michelangelo era al suo confronto un giovanotto, coi suoi trentott'anni, e Raffaello, coi suoi trenta, appena un adolescente. Non poteva reggere la cosa, tra titani poi! il solito conflitto tra la generazione che tramonta e quella che sorge

LEI - fatto sta che Leonardo sentì che non si aveva più bisogno di lui. Certo, i giovani colleghi lo trattavano con tutto il rispetto che gli era dovuto, ma non lo ascoltavano, facevano a modo loro

LUI - e noi sappiamo quanto gli piaccia farsi ascoltare! Fortunatamente, proprio nel momento opportuno, fece conoscenza con Francesco I re di Francia. Questo brillante e poliedrico monarca nutriva per la versatilità del vecchio fiorentino tanta ammirazione che gli promise tutto quanto desiderava: a patto di venir via con lui a vivere nel palazzo reale a Parigi

LEI - Fu così che Leonardo, all'età in cui l'uomo generalmente si prepara a smettere di vivere, cominciò una nuova vita

LUI - Era già stato colpito da un attacco di paralisi che gli aveva bloccato il braccio destro; ma Leonardo, si sa, sapeva dipingere anche con la sinistra, quindi...

LEI - E così lo ritroviamo a Parigi, intento ad organizzare meravigliosi trattenimenti a corte, a continuare i suoi studi matematici, le sue ricerche anatomiche....

LUI - Morì dolcemente tre anni dopo il 2 maggio del 1519 nelle braccia del suo benefattore

LEI - che lo fece seppellire nel chiostro di Saint Florentin, dove Leonardo aveva espresso il desiderio di riposare in eterno

LUI - Ciao maestro, tu non puoi sapere quanto ti dobbiamo

LEI - arrivederci...al prossimo genio...


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