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Povero narciso
di Elia Quaggio

Ancora l'anno scorso, recandomi in via Liguria per la solita passeggiata, m'accorsi, quasi appena entrato, sulla sinistra, là, tra le alte erbe, un narciso. ..Col tempo, ancora un altro, poi un altro ancora, fino a toccare e a costituire un gruppetto di sette narcisi. ...bianchi, con la corolla gialla inclinata verso il fosso! Mi hanno incantato e colpito, guardandoli, osservando il loro modo di manifestarsi. Il mio pensiero e la mia immaginazione a rivedere la loro storia. ...la storia di Narciso, morto per amore:
Narciso figlio di Cèfiso e di Lirìope, giovane di straordinaria bellezza, respinse, con forza e determinazione le chanche d'amore della ninfa Eco. Come punizione per tanta indelicatezza, Afrodite fece in modo che Narciso si innamorasse della propria immagine riflessa nell' acqua. Consumato da un amore che non poteva spegnere, in poco tempo deperì e fu mutato in un fiore che porta ancora oggi il suo nome. Ecco, allora, a testimoniare questo destino noi ancora oggi lo possiamo vedere, questo fiore, il narciso, sofferente, con la testa reclinata, forse verso l' acqua, nel tentativo di recuperare e riveder la sua amata immagine. Al vederlo, mette un po' di mestizia al core....per la sorte toccatagli.
Ho voluto, con questo sonetto, ricordare e riflettere sul suo e sul nostro destino.

 


POVERO NARCISO

Muto e raccolto là, su quel declivo
del fosso, ancor la testa sua declina
il silenzioso fior: il mio Narciso,
ch 'io passo a ritrovar ogni mattina.

"Orsù, quale destin, e rio e cattivo
t'ha condannato in sì ristretta china?"
E il fior a tal invito: " Ancor io vivo
malgrado tal condanna, che ruina

per secoli mi fu, e ancora impreco
la sorte e il dì che insorsi e m' ero opposto
al folle e ceco amor di lei. ..di Eco!

E questo il prezzo fu et anche il costo:
che come vedi ancor, i segni reco..."
Commosso io m'avvicino e a lui m'accosto!


sabato, 24 marzo 2001 -ore: 16.34


Oggi,a distanza di poco più d'un mese, questa è la situazione dei narcisi. Ieri sera ancora li ho trovati e nulla pareva presagire ciò che ora racconto in questo sonetto.

 


FUNESTA MAN

Ah qual sorpresa e quale colpo al cuore
quando stamane ancor io ritornava
a riveder e questo e l'altro fiore
e ognuno al mio passar muto sen stava.

Oh Dio, ma quanto e qual fu lo stupore
quando m'accorsi che più d'un mancava:
e ognun sgomento era e di pallore
e l'iris pel dolor, quasi mancava.

Et io a chieder lor: "Or voi mi dite
perchè un tal sbiancar de' vostri visi,
che già si legge in voi tante ferite..."

E lor già scossi: "Là, vedi i narcisi,
là c'eran ancora ier!" "Oh Dio che dite?"
"Stanotte son venuti e li han recisi!"

 

venerdì, 4 maggio 2001 - ore: 12.49

 

Sono Elia Quaggio, vecchio ed invalido. Mi diletto a comporre sonetti, quando mi viene l'estro. Nient'altro, per ora!

eliaq@libero.it

 

 


 
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