racconti - stories

 

Angela Buccella

Scrivo racconti.. sono tutti inediti e la maggior parte segnalati o premiati in concorsi letterari.
Il racconto parla di romantica violenza e assuefazione dovuta alla noia di vivere.

 


EROINE


Sto morendo. Fanculo.
Sto morendo.
Cristo. Cristo.
Le tue parole sono come te stessa hai definito.
Proiettili.
Fottuti proiettili.
Mi hai violata. Lo hai fatto.
E poi… poi basta. Stop. Fine.
Merda.
Ti ho in testa.
La tua incredibile bellezza. Crudele. Cattiva. Dolorosa.
Sale.. Sale..
Come quando mi sono fatta incidere il braccio sinistro.
Di sera.
Avevo bevuto. Ero fuori. E lo desideravo. Lo volevo.
Più forte che mai.
Per avere coscienza di esistere.
Di esserci.
Di vivere.
Con un bisturi mi hanno scarificata. Era dolce.
Era violento.
Era romantico.
E lo sguardo mi si perdeva tra le rosse strisce.
Che colavano sporcandomi.
Ho provato amore.
Ho provato odio.
Come ora.. mentre ti guardo..
Te, dolce strega, sporca di sangue davanti allo specchio…
Sei la mia stronza coscienza.
Maledettamente reale e vera come faccio a non essere pazza di te?
Scopa la mia vita. Fottila. Thank's.


Era ipnotico.
I miei occhi nei tuoi.
Dio. Sono nata tra gli spasmi urlanti di mia madre, tra le sue grida ed il suo sangue ed ora mi ritrovo in un mondo popolato di merda e sperma.


Sono vuota. Senza speranze.
Regina della notte. Senza scettro né mantello.
Una regina povera perché posseduta da alcol e droghe.
Perché piena di banali sentimentalismi.


Ho paura.
Non smettere di cercarmi. Aiutami.
Ascoltami.
Sono vera. Sono reale.
Io esisto.
Cazzo esisto. Sì esisto.


Ricordi la notte. Era nera. Eravamo nel locale. Era uno spettacolo. C'eravamo tutti. Era "Crisalide". Era lo spettacolo senza ipocrisia. Era ciò che non è mai stato.
Noi.. gli uncini nella pelle.. una farfalla dalle ali sanguinanti… Dov'eri? Dov'eri vita? E mentre il pubblico sbalordito osservava io camminavo sui miei tacchi alti.
Mistress.
Con la gonna di gomma nera.
La mia bianca pelle splendeva. Come la luna.

La notte. Nel suo intero scorrere mi possedeva.

Vedo degrado. Ovunque. Intorno a me. Mi spaventa.
Grigio. Grigio.
Un autobus mi passa davanti.
Riaffiora tutto alla mente… la collinetta di Lampugnano.
La mia giacchetta rossa.
La botta di euforia. La depressione.
Erano come me.
Tutto questo mi manca…
Ora non c'è più nulla… molti sono spariti. Scomparsi. Nel vortice della signora. La signora si impossessa e si porta tutto dietro.
A volte incontro qualcuno. Non mi salutano più. Non mi riconoscono o forse non mi vedono nemmeno.
Si diventa magri. Troppo magri. Troppo.
Nella testa tutto scorre veloce.. le immagini.. i lunghi pomeriggi passati in stazione con gli occhi gonfi e le pupille ridotte a spilli.
Strafatta. Tirare su moneta. Mandare a fare in culo quelli che per noi erano " borghesi di merda" e nella noia mischiata a mielosa assuefazione di vivere ci addormentavamo.


E in fondo ho i cazzi miei. Ora che gioco con gli aghi senza iniettare più merda nelle mie vene ma solo per provare sensazioni infilandoli nelle parti più sensibili del mio corpo.
Poi mi accarezzo delicatamente fino a quando la nausa mi assale e vomito.
Vomito.


Assorta. Lo sguardo fisso sulle scarpe della gente.
La metropolitana andava.
Assorta. Stavo costringendo me stessa a piangere. Facevo di tutto per far scivolare lacrime sul volto. Voglio irritare la mia pelle.


Sento la gamba tirare. Non mi voglio muovere. Non mi voglio muovere
per i prossimi minuti. Per l'eternità. E' un circolo vizioso. Giro frenetico di parole che scivolano senza lasciare né traccia né segno.
E' come un male che prende piede in me. Avanza.
Ubriaca.
Troppo alcol.
Fuori.
Svariono.
Ora mi sdraio per terra. Chiudo gli occhi ed urlo.
Urlo.
Urlo.

Siamo sdraiate sull'asfalto.
Ora. Respiri. Il tuo alito sul mio viso. La tua fronte contro la mia.
Siamo strette. Sull'asfalto.
T'irrigidisci al rumore di un auto.
"Ci sono io"… "Ora ci sono io".
Poi lo schianto.

Sono sola. Sono sola. Sono sola. Sono sola. Sono sola.


L'aria fredda mi scompigla i capelli. Sono seduta in un angolo. Rannicchiata in un angolo. Sporco. Sento l'odore forte di urina. Spingo le narici contro la manica del maglione che indosso. "..è quello che mi può dare la felicità.." penso.
Ora chiedimi se sono felice.
Fallo. Chiedilo ora.


Eravamo complici. Prima. Amiche e complici.
Poi il nulla. La nebbia ed il nulla. Le lacrime e la rabbia non sono servite.
C'era intimità mentre bucavamo l'una il braccio dell'altra. Mentre ci saliva e sentivamo il sapore in bocca.
..Sarei morta per te.. mentre mi bucavi il braccio. Poi ci abbracciavamo. Eravamo forti.
Io e te.
Cadute su un marciapiede. Sole. Sotto le stelle.
Stavamo bene.
"Non lasciarmi…"
Poi hai nascosto il volto tra il mio collo e la mia spalla.
Io piangevo.


La memoria.
Le sue tracce.

Ti ho guardato fisso mentre mi legavi al letto. Ti ho studiato. Ti ho osservato. Nel tuo intento di immobilizzarmi.Cosa vedevi nei miei di occhi?
Le corde erano strette. Mi facevano male. Sapevamo avrebbero lasciato segni a lungo sulla pelle.
Lo facevi per questo.
Sarei apparsa usata. Rovinata.
Come piace a te.
Come mi hai sempre desiderata.
Come mi hai sempre voluta.
Inerte.
Un verme su cui lavorare.
Ti ho fissato.
Ho fissato le mie piccole pupille nere nelle tue mentre mi infilavi un ago tra il collo e lo sterno per poi posizionarci sopra il nodo della corda. Per punirmi. Dicevi. Lo facevi.
Sentivo il dolore. Mi faceva schifo fossi tu a procurarmelo.
Bastardo.
Ora te lo resituisco. Con tutto l'odio che nutro per te.
Ti odio bastardo.


Ti odio.


Divorerei la tua carne.
Mi sporcherei del tuo sangue. Intingerei la punta del dito per passarlo sulle labbra e gustare lentamente la tua morte.
Un ricco piatto di te. Userei posate d'argento per l'occasione. Accompagnato da vino.
Magari anch'esso rosso. Si intonerebbe bene non pensi? Un dolce vino rosso ada lta gradazione alcolica. Perché ora la pazza ha fame. Perché ora io ho fame. Il vino verrà servito ghiacciato. Mischierei il sapore della bevanda a quello della tua carne. Cruda. Masticherei con forza fino a far sanguinare le mie gengive. Fino a fare sanguinare le mie gengive.


Fissami ora negli occhi bastardo.
Ora.
Ripetimi come credevi che fossi.
Ora.
Ora che sono me stessa.


"Sei fuori di testa"
Ho solo una personalità subconscia.
Era stato previsto quando sono nata tra lordo fluido rosso.


In ginocchia che piango. Sono.
Braccia segnate. Una piccola crisi di nervi.
Nient'altro.
Le unghie lacerano la faccia bagnata.
In ginocchia. Sono.
Mi graffio. Mi scavo. Mi scopro con forza.
Prova a capire.
Prova ad ascoltare le mie sensazioni.
Le mie intenzioni. Ciò che sento.
Grida.
Mi senti?
Provaci. Provaci.
Ti prego provaci.


Ora siamo di nuovo insieme. Sei bella come sempre. Un'ossuta creazione divina. I tuoi neri capelli, la cadaverica pelle.
Impazzisco quando sento la morte nelle vicinanze.
Tu la incarni.
Ti stringo. Con la paura di farti male.
Mi prendi la mano.
Vuoi che camminiamo così. Nella cava.
Prima della prossima dose.
Prima della fine di tutto.
Prima della fine di noi.


E' solo la nostra dose d'amore.
E' solo la nostra dose d' amore.
E' solo la nostra dose d'amore.


In fila ore. Al freddo. Con gli altri.
Anche qui si sta in fila.
Tra i rovinati.
Noi non lo siamo.
Ma ne abbiamo bisogno.
Per sentirci principesse.
Per credere nel nostro amore. Nella nostra bellezza. Per abbagliare.
Forse per questo ci stringiamo.
Senza non lo avremmo fatto.
Sapevamo.
Sapevamo.


Toccami.
Fammi vivere una nuova emozione.
Ancora per una volta.
Una sola volta.
Voglio provare un'emozione.

Sono nata per lo sballo.
Ci sto bene ad essere incosciente.
Solo quando tutto finisce sono nella merda. Sul serio.

La verità? La verità è che cerco solo amore. Non lo ho mai trovato. Non lo ho mai ricevuto. Così mi illudo.
Fragilmente mi illudo. E resto dolorosamente ferita.
Le parole rimbombano nella mia testa.
"Sei solo un'immatura. Sei solo una fallita"

Voglio la mia fiaba.
Voglio essere rispettata.
Così anche standoti accanto mi rendevo conto di quanto fossi sola in realtà.
Sono solo un gioco. Per te. Per questo mi stringo forte una mano da sola. Così sento calore.


Al telefono ti ho sentita. Dopo mesi. Non eri stupita. Eravamo piene di ansia. Ci eravamo mancate. Ti pensavo ogni tanto.
Ricordi i nostri due corpi chiusi in cucina. Loro di là.
Io e te abbracciate. Popper e whisky.
Ridevamo diventando tutte rosse.
Questa è amicizia. Questo è amore.
Poi spalancando la porta correvamo a buttarci sul letto e ci prendevamo a cuscinate.
Come due bambine. Due bambine felici.

Ora che fai? Mi guardi mentre mi disperdo.
Non riesci più a focalizzarmi.
Non ti piace il fatto che possa avere la mia parte di serenità.
Mi vuoi solo triste.
Forse è ciò che voglio anche io.
Forse è ciò che merito.


Mi hanno dimenticata. Si sono scordati tutti di me. Ognuno aveva qualcosa di più importante. Importante di certo non ero io. Io sono la persona di cui è più facile scordarsi. Io sono un problema. E i problemi devono essere eliminati.
Io…

Con una penna tra le dita coloro e macchio il bianco foglio che ho davanti.


Mi tolgo lentamente le calze e prendo una sedia. Mi avvicino alla finestra che ho in camera.
Non devo avere pietà.
Non devo avere pietà. Di me. Non devo avere pietà del mio corpo.
Nessuna pena.
Mi guardo i piedi. Le unghie ben definite. Delineate.
Senza smalto.
Riguardo. Riguardo ancora.
Poi scendo.
"Sono una vigliacca" mi sento mormorare.
Mi piego su me stessa tra spasmi di inutile vivere.


Nella testa ho ancora la metroplitana.
E' stato il luogo degli incontri.
Si è presa un po' di me la metro. Ed io le ho ceduto tutto con felicità. Ha assorbito i miei sorrisi. Ha assorbito le mie lacrime. Ha assistito alla mia auto-distruzione con alcol e spade.


Nell'apparente silenzio dell'incontro.
Nell'eco delle mie assordanti grida cercavo di incontrare il tuo sguardo, di incantarti.
-ingenua Lavinia-
-nella massa di persone si distingueva per il rosso scorrere sul suo viso-


Bum. Bum. Bum. Tutto salta in aria.
-resta solo lei coperta delle interiora di tutti coloro che la tenevano lontana-
Bum. Bum. Bum.
-un accumularsi di corpi, mentre lei, Lavinia, sporca e coperta di fluidi e budella rideva-

Con un rasoio elettrico avevo fatto scempio dei miei capelli. Ora ciocche nere ricadevano dall'alto sul centro del viso mentre ai lati ero completamente rasata a pelle.
Sembravo un folletto. Così accucciata sul letto nell'intento di mangiare le pellicine delle unghie. Assorta dal pensare.
Io.
Io, continuando a rileggere le parole scritte da te "con amore sempre". Era la sola cosa che avevo. Era la sola cosa che mi restava.
Nel silenzio.
Nel rumore.
In vena.


"Lasciami qualche monetina". Così un mio simile mi aveva apostrofata mentre camminavo.
Lo guardai. Uno scheletro seduto per terra. Senza denti. Troppa ero amico.
"Molla quella merda" gli dissi camminando.
Mentre andavo incontro alla mia di dose.

-Lavinia dovresti fermarti prima che tutto scorra troppo velocemente per te-


Eri bella. La droga non ti faceva male. La tua bellezza splendeva più raggiante che mai.
La tua anima si intravedeva tra la tua misera corporatura.
Mentre fiati di angeli neri sorvolavano le nostre teste io ti presi e stringendo forte i miei pugni chiusi contro le tue braccia dissi "solo l'ultima volta".


E c'era qualcosa di violentemente romantico nel nostro modo di affrontare la vita-morte. Nel nostro modo di guardare il mondo.
Ed era tutto così bello. E non c'erano problemi. Niente freddo. Niente fame. Solo noi possedute da lei. Come un demone. E si stava bene. Perchè era buona. Perché non ci faceva pensare.
Tremavamo. In fondo sperando che quella volta fosse sul serio l'ultima.

E scleravo osservandoti scoppiare. Prima iniziavi a ridere. Nervosa. Avevi freddo. Poi le ossa spezzate. Sentivi come dei pesi alle ginocchia, ai polsi ed alle caviglie. Le tue pupille, ora dilatate nel dirmi "Un' altra volta. Lavinia un'altra volta. Ora no. Mi serve l'ultima. Sto troppo male. Troppo."
E forse era troppo amore. O forse era solo la nostra ipocrisia. Ma il disagio per la realtà era immeso. E la soluzione la conoscevamo fin troppo bene.
Dovevamo accettare solo qualche livido sul braccio e qualche pista incancellabile. Nient'altro.
Almeno credavamo nell'intento di iniettarci millilitri d'amore.
Puro amore.

Con le dita unta ti divertivi a toccarmi la guancia.
Poi infilavi i polpastrelli in bocca per succhiare il sale rimasto sopra dopo avere pescato patatine San Carlo dal sacchetto.
Eri felice. Avevi rubato una borsetta di pelo bianco dell'hello kitty dai cinesi e la mostravi fiera.
"Lavy ti rendi conto costava nove euro!"
"Veruska fa schifo"
"E' morbida"
"E' una merda"
"Non capisci un cazzo"
"Sarà"
"Non capisci un cazzo"

Fottuto mondo eri così bella con la roba in corpo e a soli diciotto anni sembravi già donna completamente cresciuta. E forse donna vissuta già eri.
Le avevamo provate tutte. Io e te. Felici creature angeliche in un universo popolato da insidiosi demoni travestiti.

"Non lasciarmi…"
Poi hai nascosto il volto tra il mio collo e la mia spalla.
Io piangevo.

Non lasciarmi mai. Mai. Mai.
Lavinia e Veruska staranno insieme per sempre.
Insieme nella morte.


Ci facevamo dappertutto e con chi capitava.
C'eravamo conosciute aquistando.
Noi non eravamo due tossiche.
Noi eravamo due amiche.
Mentre una offriva del tè dalla bottiglia all'altra.
A canna. Finimmo per abbracciarci.
E dal nostro primo incontro capimmo che eravamo state create l'una per proteggere l'altra.


E sapevo sarebbe continuata. Io ti amo sul serio anche se mi uccidi.
E sarebbe continuata anche grazie a te.
"Amami" ti ho detto in lacrime.
"smettila con queste frasi insignificanti"


Vorrei vedere stelle cadere carbonizzando esseri umani.


Non dimenticherò. Mai.
Ho pianto troppo. Qualsiasi cosa abbia fatto non può giustificare il male che mi hai gettato addosso.
E' per colpa anche tua che sono successe alcune cose nella mia vita.
La cattiveria non sarà mai abbastanza.
Ricorderò.
Mi hai aiutata ad odiarmi e disprezzarmi. Hai rincarato la dose ogni giorno che passava.
Tutto l'odio del mondo non basterebbe a fartela pagare.
Lurido figlio di puttana. Io non tradisco. Io non sono tua madre.
Hai sempre avuto da ridire. Non valeva la pena per me fare nulla. Nemmeno riaccompagnarmi a casa di notte. Erano cazzi miei come tornare. Così sola. Senza auto. Nel mezzo della notte. Chissà dove. Ora basta.
Ho sofferto troppo.
Soffro troppo.
La mia anima e il mio corpo sono impregnati di dolore.
Fottiti.
Fottiti.

Mi piaceva contemplarti nell'atteggiarti grande, mentre volevi farmi credere che eri più trasgressiva di quanto lasciassi trasparire.
Cosa pensavi dolce fata mentre ti lanciavo piccoli segnali da cogliere e te ingenuamente calibravi le parole per apparire sempre più fuori dalla norma, sempre più gradevole per me.
Non notavi quanto eri già quel che cercavo? Non capivi che non dovevi dimostrare nulla né farti passare ai miei occhi per un'altra?
Eri già meravigliosa così.


Non dovrei permettere a nessuno di farmi trattare in un dato modo.
Prediche mi hanno detto che ero una cretina a farmi trattare senza rispetto dagli uomini.
E dove si può inserire tutto il male, l'odio ed il rancore che quell'essere spregevole che avrebbe dovuto essere mia madre mi ha e mi sta rigettando addosso?
Si infiltra nella mia vita ed è lei che decide per me.

Si cresce bene tra l'amore che danno tutti.


Sono un essere degenere. Io ho sempre e solo ricevuto ordini, obblighi e sono stata rifiutata a malo modo. Costantemente.

Da lungo tempo non sorrido né rido più in casa.. Mai. E' quasi un anno. Credo.
Mi domando e chiedo come sia possibile non rendermi conto.
Io facevo sbagli enormi, ma poi, pesantemente pentita facevo dietro front..
Per gli altri non è così. Nei miei confronti non lo è mai stato.


Al rogo Lavinia! Al rogo!
Perché Lavinia è solo una stronza opportunista che… ci doveva pensare prima.


Picchiata. Sono una picchiata di testa.
Non ho paura.
Voglio vivere.
Voglio amare.
Voglio uccidere.
Voglio soffrire.
E con il tuo corpo tra le braccia soffocare le mie risa in un isterico pianto.


Ero talmente piccola ed ingenua.. Ci credevo nella vita.
Ai bordi della metropolitana.
Era tanto tempo fa.
Ero talmente piccola ed ingenua.
Te eri lì.
Stavi male.
Continuavi a ripetermelo.
Io non ti rispondevo più.
Te ripetevi che stavi male.
Io avevo lo sguardo perso nel vuoto.
Vidi che avevi puntato i tuoi occhi su di me.
Vidi che seguivi la traiettoria del mio sguardo.
Vidi che avevi iniziato a fissare anche te il vuoto.
Vidi la tua figura volare.
Vidi la tua figura volare nelle tenebre.
Vidi la metro passare veloce.
Vidi tanta gente che non capiva.


Avevi smesso di stare male.

Ora come stai?

Ora dove sei?
Il buio ti ha inglobato in sé.

Romantica morte degna di fitti applausi.

Amore. Amore. Dolce amore.

Lavinia e Veruska saranno amiche per sempre.

"Non lasciarmi…"
Poi hai nascosto il volto tra il mio collo e la mia spalla.
Io piangevo.

E' la psiche. Tutto è racchiuso in un' insignificante scatola cranica. Ho cercato di insinuarmi all'interno.
Faceva così freddo fuori.
Per questo volevo entrare.
Faceva così freddo fuori.
Rabbrividivo. Faceva così freddo. Fuori.


Un'insulina e una fiala.
Millilitri di dolce vivere.
Millilitri di puro veleno che mi fa sua.
Millilitri di morte.
Morte sporcata da atroce soffrire diluito.


All'angolo di Ticinese sdraiata sul cemento. Corpo appoggiato sui gomiti. Unghie mangiate più del dovuto. Mani nere. Rincoglionita. Angelo della più nera disperazione. Era solo così che finiva mentre la gente passava.


Principessa sporca di male di vivere scappa.

L'amore scorre casto nelle vene.

Pura emozione per la mia scavata carne.


Ora sono le strade il nostro fisso paesaggio. Ora le lamentose grida sono lontane.
Ora.
Ora.
Ci siamo solo noi. Ora. Lavinia e Veruska in questa schifosa notte popolata di fantasmi.


Le nostre gambe intrecciate. Le nostre vite intrecciate.
"Non lasciarmi…"
Poi hai nascosto il volto tra il mio collo e la mia spalla.
Io piangevo.


"Non lasciarmi…"
Poi hai nascosto il volto tra il mio collo e la mia spalla.
Io piangevo.


"Non lasciarmi…"
Poi hai nascosto il volto tra il mio collo e la mia spalla.
Io piangevo.


Ho aperto gli occhi. Palpebre appesantite si sono sollevate. Ho bevuto vodka. Primo pomeriggio. Colonne di San Lorenzo. Ciocche di neri capelli sul volto. Ancora una volta. Di nuovo. Tenevo stretta la bottiglia tra le mani. Più pallida degli altri giorni. Ho pregato che te passassi. Ho implorato un qualsiasi Dio perché il tutto avesse un dannato senso. Perché non fosse memoria. Fino al conato. Poi ho ripreso a camminare. Sotto il sole che che detestavo. Fino al conato.


Così. La lametta tra le dita. Dita rosse. Stringevo. Più che potevo. Con ossessione. Le dita rosse. Troppo. Stringevo. Ho passato il lato affilato su parte del polpaccio nudo che usciva dagli anfibi. Lunga linea scarlatta. Lunga. Brucia. Ma è bella. Goccia. Una goccia. Cerco. Dita si sporcano volontariamente. Le passo sul volto. Ho invaso la purezza. Fanculo la squallida perfezione.

Nel tuo caldo abbraccio mi hai rubato l'anima. Veruska. Lontana dal Paradiso. Ora sto qui. E' il mio profondo abisso. E' il mio fuoco. Dannata. Lavinia dannata ti sarà vicina sempre.

Bevi la mia vita. Stuprami. Come amavamo il piacere. Criminale piacere. Ci gonfiava il petto la folle tentazione e la accoglievamo noi..piccole illuse principesse assuefatte e confuse.
Le nostre vene strappate.. esseri puri bruciati in acqua santa. Trafiggimi con un ago arrugginito..trapassa la pelle, affondalo nella carne.. con il dolore elimina l'angoscia che sto provando .
Siamo state contagiate. Angelo dell'oscurità. Macabra bellezza ora danza.Uccidimi guardando con gelidi occhi.Resterai la Dea Nera. Spargerò un oceano di fiori intorno al tuo capo. Pioggia di crisantemi. Tra roba e vino che mi danno alla testa.

La notte ci aveva tentate. Luna malefica che ghigna della mia solitudine. Osserva il mio volto.
Tra le sporche acque del naviglio.
Il mio riflesso.
Ci sono foglie.
E' putrido. Tutto.
Come la mia anima.
Baciami.
Splendido essere che brilli nella notte.
Baciami.


Cosa rimane oltre che flebili tracce della memoria.
Freddo marmo di errori pagati.
Sono sdraiata su quello che ora sei.
Le braccia cercano.

Saremo amiche per sempre.
Ricordi?

Ti ho amata. Mentre mi bucavi il braccio… Avrei fatto tutto per te.. mentre mi bucavi il braccio.

Colme di romantico ed appassionato desiderio di amarci. Amate creature scheletriche offuscate da finte emozioni ardevamo vogliose di stare bene.


I millilitri di amore erano profondo benessere. Demoniache urla. Eravamo bruciate dal potente afrodisiaco. Volti deformi. Occhi vuoti. Affogavamo il dolore in una certezza che svaniva nel momento in cui la possedavamo.

Si è avvicinata la Signora senza che ce ne accorgevamo. Esose. E' arrivata senza passo.


"Non lasciarmi…"
Poi hai nascosto il volto tra il mio collo e la mia spalla.
Io piangevo.

Bambina sepolta che lacrimi disperata ora la paura sibila e striscia nel mio cuore.
Ora che sono sola.
Sono sola. Sono sola. Sono sola. Sono sola. Sono sola. Sono sola.
Sola.
Capisci?
Sola. Sola.

"Non lasciarmi…"
Poi hai nascosto il volto tra il mio collo e la mia spalla.
Io piangevo.


Sento. Laceranti urla. Grida.
Dal posto in cui sei ora.
Ti sento. Sento le tue pietose parole.
Non è fantasia. Reale ricerca d'aiuto nell' indifferenza del mondo.

Saremo amiche per sempre. Nella morte.

… illusa Lavina..

 
 


 
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