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Poesie
di Francesco Massinelli

 

Biografia
Ho 33 anni e vivo a Perugia. Ho iniziato a scrivere durante il periodo di studio scolastico privilegiando
l'attenzione verso quella demenzialità capace di sdrammatizzare e di far sorridere gli altri. Con il passare del tempo ho preferito sempre più adottare uno stile più criptico per nascondermi meglio dietro le parole e dar rilievo alle storie e ai personaggi, in una forma caricaturale.
Grazie al computer, alla possibilità di archiviare e far fotocopie dello stesso scritto, ho potuto far leggere le mie opere a tante persone. Recentemente sono stato ancor più incoraggiato dagli amici ad avvicinarmi all'editoria specializzata.
Mia moglie pensa a trovarmi indirizzi, contatti, persone disposte a leggere e curare la pubblicazione di quanto ho sempre regalato.
I lettori rimangono colpiti dagli aspetti linguistici, più dalla forma che dal contenuto dei temi che sviluppo, dalla musicalità che riesce ad uscire anche da un racconto. Se non rimangono divertiti dalla mia genialità puerile sta di fatto che discettano sul mio modo di descrivere, che divide.
Professionalmente mi occupo di relazioni d'aiuto. Sono un assistente sociale e lavoro in una grande cooperativa. Vado al domicilio di persone seguite dal CIM o dai distretti socio-sanitari. Visto l'attuale orientamento umbro a strutturare tanti contratti part-time per distribuire meglio la disoccupazione, non guadagno molto.

 

 

Pizzico e Favilla

Questa è la storia di pizzico lesto
che per graffiti finì in un progetto
Pizzica pizzica lui ci restò
e di una favilla s'innamorò.
Lei era fan di tutto graffiti
L'aveva guardato insieme ad amici
L'aveva sentito un poco lontano
ma le piaceva quel look così strano
Diceva che gente, ma guarda che fanno
Ci credono proprio, chissà dove vanno
Pizzico invece era un tipo duretto
Guardava distratto, s'impegnava di getto
Graffiti per lui era una staffetta
per scaldare i discorsi e la maglietta
Proprio un bel giorno
davanti a un bel libro
un profumo intenso
uscì dalla biro
Pizzico lesto si girò
e favilla
la bella favilla
notò e rinotò
Lui era preso dal tanto da fare
Lei da fuori pensava a studiare
Lui si diceva
Ma guarda che tipa
pensa che bello
averla vicina
Ma per timidezza o altro ancora
non una parola girava per scuola
E così un bel giorno, pizzico svelto
schioccò una carezza e divenne di gesso
Favilla chissà
non sorrise divertita
Imbiancò la lavagna
e si pulì le dita
Ma quando vide scritto
Che gioia, che gioia
Capì che Graffiti
Era quello e altro ancora
Con garbo e mitezza
invitò le compagne
a riprendere quel gesso
e metterlo da parte
Ma altri erano i tempi
Nuove le situazioni
Il gesso di adesso
è chiaro di colori

 


Ancora io nell'inestetismo maschile?

Aspiro all'apostolato
sulla viabilità del prato,
tra la camomilla
giallissima.
Non le deroghe alle deleghe
in forestazione,
la tartuficultura per diletto,
m'iniziano ad un cammino
di vita nuova
in cui invoco salvezza,
adesso.
Dal refrigerante a bolle con essenza di rosa
al contrasto termico che vi si sposa,
dal vapore che depura
la lavanda sporca,
l'esser rigenerato in bellezza
così, questa volta,
è una nevralgica svolta
per me
che m'imposta.
Sto sul propilene isotattico,
ben sagomato, sdraiato,
dall'esercizio aerobico
tonificato.
Ma tu… massaggiami, uh; frizionami, mm;
i tuoi cristalli su me, lo sfioramento che c'è!
Oliami col rosmarino, condiscimi col geranio,
spruzzami di timo, posa il cristallo.
Se il vigore del fegato è squilibrato,
per rabbia detenuta
dal surmenage dell'esser nato,
tra incensi e candele accese,
sotto i vortici del pendolino che scese,
io che dreno e smaltisco tutto
non mi sposso
e t'indico un punto:
"chi ti chiese in chiesa
di chiudere la porta
può iniziarti
ad una testimonianza di risurrezione
ancora una volta".
Volano le mosche all'eucalipto via
verso il gelsomino
e la maggiorana stantia.
Ma la vivaistica,
l'acquedottisca rurale,
è più inestetica di me:
ti pare?

 


All'anelata gioia non paghi staremo sempre

Che effetto incontrarti a spasso,
vederti contento,
energico,
sentirti dire:
"noi giovani siamo rimasti in pochi".
E si che tu hai 86 anni
ed a me
trentatreenne
colpisci.

Io che sono uso a chiedere gazose
quando ti vedo
torno all'ora in cui da te ricevevo
il terzo gelato della giornata,
penso a quanto
mi ha voluto bene tua mamma.
È labile il tempo
con l'affetto che ci unisce
così.

Quando rientrerai dentro casa,
la tua vecchia casa
qui in paese,
non sentirai più le pianelle
che ti si muovevano
sotto i piedi.
Il pavimento rifatto
non è come la metro in città
che ti fa tremare tutto.

Se vieni con me a seder sulla panchetta
dove dipano la lana
parleremo di ciò che ancora ci scontenta,
incerti su chi morrà per primo.
Poi mi ammonirai di evitar le donne viziosette
che fumano in pausa
e lasciano l'aglio in camicia
per non impuzzirsi le dita,
com'è tuo solito.

Nel cielo dei nomi concreti,
primitivi o derivati,
composti o diminutivi,
indeclinabili o sovrabbondanti,
c'è sempre un neologismo indipendente,
accrescitivo o difettivo,
astratto o connettivo,
per dare un appagamento a noi:
sincroni in età promiscue.


 
 
 

 
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