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SECONDO COLLOQUIO DEL DUCE CON VON RIBBENTROP
Roma, 11 marzo 1940 - XVIII
Dopo lo scambio dei saluti il Duce, riferendosi alla visita del Ministro degli
Affari Esteri del Reich al Papa ha osservato che non è molto utile avere
l'amicizia della Chiesa Cattolica, che l'inimicizia del Papa in verità
non è pericolosa, ma tuttavia può diventare incomoda, come egli
sa del resto per esperienza personale.
Circa gli appunti consegnati il giorno prima sulle manovre di Otto di Absburgo,
il Duce ha osservato che, come l'imperatore Carlo si era acquistato il soprannome
di "Carlo l'avventato", cosí Otto a causa dei suoi piani completamente
insensati si era conquistato quello di "Otto il fantasioso". I piani
di Otto si possono solo designare come un "crepuscolo dello spirito".
Egli li pubblicherà nella stampa italiana e Gayda ha già parlato
al riguardo sul "Giornale d'Italia".
Inoltre il Duce ha ringraziato il Ministro degli Affari Esteri del Reich per
i chiarimenti che durante il colloquio del giorno precedente egli aveva dato
alla lettera del Führer, lettera che Egli (il Duce) aveva letto tre volte.
Il Duce ha poi preso posizione nel modo seguente circa i singoli problemi della
situazione politica attuale:
Per quanto riguarda la Russia il Duce ha ricordato che il Governo Fascista,
primo fra i Governi europei, già fin dal 1924 aveva riconosciuto i Sovíet
e che egli stesso dieci anni dopo aveva sottoscritto con Litvinov un ampio Patto.
In tale occasione venne anche offerto un banchetto ai russi, durante il quale
però non furono pronunciati brindisi. Fin qui tutto aveva proceduto bene.
Da parte italiana si era però fatta una ben netta distinzione fra il
lato politico e quello ideologico di tali rapporti. Per quanto riguarda il lato
ideologico il Duce è stato completamente intransigente. "Io sono
e resto anticomunista" ha dichiarato marcatamente il Duce, perché
il comunismo sta in netto contrasto con il fondamento spirituale ed economico,
cioè naturale della vita. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha
annuito ed ha indicato il comunismo addirittura come contro natura, mentre il
Duce ha osservato che proprio la natura mette sempre piú sotto i nostri
occhi il principio della ineguaglianza. Secondo il parere del Duce, la Russia
non farà alcuna propaganda per un certo tempo, perché, come Egli
ha detto ieri, in seguito al Patto germano-russo un terribile scompiglio si
è prodotto fra i comunisti di ogni Paese. Ma non appena superate le difficoltà
della politica estera della Russia, i bolscevichi ricominceranno subito a fare
propaganda. Come egli ha già dichiarato nella sua lettera al Führer,
la Germania ha fatto bene a stipulare il Patto con la Russia, poiché
tale accordo assicura al Reich di non dover combattere che su un fronte solo,
il che rappresenta un fattore di capitale importanza.
A causa di alcune polemiche, vi è ora una rottura (rupture) fra Italia
e Russia. Da parte loro, i russi tendono ad esagerare in questo atteggiamento
e trascurano ad esempio che il Conte Ciano, nel suo discorso del 15 dicembre,
non ha parlato né della Russia né della Finlandia. In un passato
non lontano i russi si erano accertati circa le possibilità di farsi
costruire delle navi in Italia. Il piú veloce incrociatore del mondo,
il Taschkent, è stato costruito a Livorno per i russi. In tale occasione
furono continuate le prese di contatto fra le autorità italiane e russe.
Se i russi desiderano stabilire di nuovo normali rapporti il Duce è pronto
a farlo.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha fatto presente che sarebbe utile
nell'interesse dell'Asse che le relazioni fra Italia e Russia potessero di nuovo
diventare buone.
Sul conflitto russo-finnico il Duce ha osservato che la conclusione della pace
è nell'interesse della Germania e dell'Italía. Egli ha aggiunto
che Germania ed Italia hanno interesse che la Russia non intraprenda nulla contro
la Romania poiché se la Russia marciasse contro la Bessarabia, si avrebbe
una situazione estremamente complicata e tutto il bacino danubiano correrebbe
il pericolo di essere trascinato nel conflitto, il che non è certo nell'interesse
della Germania in rapporto al problema dei rifornimenti. Il Ministro degli Affari
Esteri del Reich ha sottolineato qui in modo marcato che anche la Germania desidera
la pace nei Balcani.
Il Duce ha dichiarato inoltre che Egli ha raccomandato agli ungheresi di rimanere
tranquilli e di non mettere sul tappeto la questione della Transilvania, che
del resto è molto complicata a causa delle varie nazionalità che
entrano in considerazione. È interessante notare che la minoranza tedesca
in Transilvania propende più per i romeni che per gli ungheresi. Il Ministro
degli Esteri del Reich ha confermato ciò ed ha aggiunto che la minoranza
tedesca in Romania ha avuto molto meno reclami da presentare che la minoranza
tedesca in Ungheria.
Il Duce ha domandato se la Russia non poteva essere indotta dalla Germania a
lasciare in pace i Balcani e confermare tale intenzione mediante dichiarazione
o un gesto qualsiasi. Qualche cosa del genere servirebbe anche a creare delle
favorevoli condizioni per una ripresa delle buone relazioni, prima di natura
economica e poi di natura politica, tra la Russia e l'Italia.
Passando all'Inghilterra il Duce ha dichiarato che gli inglesi non devono avere
il piú piccolo dubbio neppure per un momento che le loro richieste per
forniture di cannoni, carri armati o aeroplani da bombardamento, come hanno
già sollecitato, riceverebhero dall'Italia come risposta un no assoluto.
"Non avranno un solo chiodo per scopi militari." Per quanto riguarda
le materie prime, come mercurio, zolfo e canapa, l'Italia potrà fare
qualche concessione. Egli ha del resto già fatto pervenire una comunicazione
scritta su tale questione alla Germania per definire la posizione che l'Italia
dovrebbe conservare fino al momento in cui si dovrebbe rompere definitivamente
con gli inglesi e con i francesi.
Passando alla posizione dell'Italia il Duce ha dichiarato che al momento dello
scoppio della guerra, il 3 settembre, l'Italia non era pronta. Egli è
molto riconoscente al Führer per il telegramma nel quale questi ha dichiarato
che non aveva bisogno dell'aiuto militare italiano per la campagna contro la
Polonia. Sarebbe stato bene, ha aggiunto il Duce, se questo telegramma fosse
stato pubblicato anche in Germania, poiché si dovrebbe ben sapere colà
che l'ipotesi, secondo la quale l'Italia combatterebbe eventualmente ai lati
della Francia e dell'Inghilterra, è impossibile ed offensiva. L'Italia
di oggi è tutt'altra che l'Italia di prima. Il Ministro degli Esteri
del Reich ha confermato marcatamente che nessuno in Germania ha un'opinione
differente.
In relazione a ciò il Duce ha sottolineato che è praticamente
impossibile per l'Italia di mantenersi al di fuori del conflitto. Al momento
dato entrerà in guerra e la condurrà con la Germania e parallelamente
ad essa, perché l'Italia ha anche da parte sua dei problemi da risolvere.
Egli ha definito i problemi dei confini terrestri, ora deve rivolgersi al problema
dei confini marittimi, e mai piú forte che in questo momento si è
palesata la necessità che l'Italia deve avere libero accesso all'Oceano.
Nessun paese è interamente libero se non ha un accesso al mare assolutamente
libero. L'Italia è racchiusa in un certo senso in una prigione i cui
cancelli sono Corsica, Tunisi e Malta e le cui mura sono rappresentate da Gibilterra,
Suez e i Dardanelli. L'Italia è molto paziente e lo deve rimanere finché
non è pronta, come il pugile sul ring deve in alcuni momenti sapere anche
incassare molti colpi. La durata di tale prova di pazienza diventa sempre piú
breve. L'Italia ha molto progredito con i propri armamenti ed Egli darà
fra poco la possibilità al popolo italiano di vedere con i propri occhi
quello che si è raggiunto in tale campo. Egli ha sacrificato quasi l'intera
vita civile per poter fare dei progressi negli armamenti.
La flotta italiana sarà fra poco la piú forte per quanto riguarda
le grosse navi da battaglia, poiché avrà a sua disposizione più
di 4 bastimenti da 35.000 tonnellate, di fronte a due soli da parte inglese.
Centoventi sottomarini saranno pronti in maggio, ed in aprile potranno essere
mobilitati per la Marina 150.000 uomini. Anche nell'Aeronautica l'Italia ha
fatto molto. Il lavoro si svolge in tale campo sotto il diretto controllo del
Duce perché si è appalesato necessario che Egli stesso si debba
occupare dell'attività dei tecnici.
Le forze terrestri raggiungeranno in maggio i due milioni, di cui un milione
di uomini potrà essere considerato come perfettamente addestrato ed avente
alto spirito fascista e massima combattività (classi 1917, 1918, 1919,
1920).
Il Duce si è spesso rivolto la domanda se gli avvenimenti come hanno
dato ragione al Führer, non abbiamo dato ugualmente ragione a Lui. Egli
deve rispondere affermativamente a questa domanda. Se l'Italia il 3 settembre
fosse entrata in guerra, avrebbe dovuto chiedere aiuto alla Germania. Il Ministro
degli Affari Esteri del Reich ha concordato ed ha osservato che il Führer
ha egli stesso dichiarato che è stato meglio che l'Italia non sia entrata
subito in guerra.
I1 Duce ha proseguito dicendo che l'Italia cosí nella madrepatria, come
in Libia, nel Mar Egeo, in Albania e in Africa, avrebbe dovuto combattere non
solamente una guerra sui due fronti, ma una guerra su piú fronti in ognuno
di questi settori. In queste condizioni la guerra si sarebbe subito estesa ed
avrebbe raggiunto il bacino del Danubio, specialmente perché il Patto
turco-franco-inglese è diretto contro l'Italia, e l'Armata di Weygand
viene preparata per essere diretta contro la Libia e non ad altri scopi. Se
ci si domanda se l'atteggiamento dell'Italia nello spirito dell'alleanza sia
stato di aiuto alla guerra politicamente ed economicamente, si deve constatare
che l'Italia ha agito da perfetta alleata. Specialmente per quanto riguarda
il campo economico si deve rilevare l'aiuto dell'Italia nel rifornimento di
generi alimentari specialmente di quelli che contengono l'importante vitamina
C senza la quale gli organismi non si possono sviluppare.
Secondo le sue statistiche sono stati inviati in Germania nel solo mese di febbraio
9000 vagoni di generi alimentari ed Egli spera di poter raggiungere quanto prima
la cifra di 10.000 vagoni. (Il Duce ha consegnato un appunto al riguardo.)
Militarmente l'Italia ha impegnato un rilevante numero di truppe anglo-francesi,
sia metropolitane sia coloniali, in varie parti dell'Europa e dell'Africa. Il
Duce ha consegnato alcune carte dalle quali risultano cifre esatte e sottolinea
che in tal modo una grande massa di truppe nemiche è vincolata altrove.
Ad una domanda del Ministro degli Affari Esteri del Reich, quante divisioni
francesi siano sul confine italiano, il Duce ha risposto circa 10-12 divisioni,
e, alla osservazione del Ministro degli Affari Esteri del Reich che da parte
tedesca si riteneva che la cifra fosse inferiore, il Duce ha confermato la cifra
da Lui detta ed ha spiegato che il minor numero era dovuto allo stato della
neve causato dal rigido inverno, che rendeva inutili maggiori quantità
di truppe alla frontiera. La cifra aumenterà subito allorché le
condizioni atmosferiche cambieranno.
Il Duce è passato quindi a parlare della questione del momento in cui
l'Italia potrà entrare in guerra. Tale questione è la più
delicata, poiché Egli vuole entrare in guerra solo quando è completamente
preparato, per non essere di peso al suo compagno. Ad ogni modo egli deve fin
da ora con ogni chiarezza dichiarare che l'Italia non può sostenere finanziariamente
una guerra lunga. Essa non si può permettere di sborsare ogni giorno
un miliardo di lire come l'Inghilterra o la Francia, le cui spese saranno certamente
piú elevate. Persino questi Paesi risentiranno difficoltà finanziarie
ma l'Italia non può sostenere qualche cosa di simile. Il Duce ha dichiarato
che Egli è convinto che la Francia e l'Inghilterra sono orientate contro
la Germania e contro l'Italia e che esse non fanno alcuna differenza fra i due
Paesi. Appena una fosse distrutta, sarebbe il turno dell'altra, perché
negli Stati occidentali fascismo e nazionalsocialismo sono considerati come
una sola e stessa cosa, dal che risulta la comunanza di interessi della Germania
e dell'Italia.
L'Italia rappresenta la riserva che al momento dato farà il suo dovere
e desidera di essere considerata come tale. La Germania ha, in questo momento,
egualmente poco bisogno dell'aiuto italiano, come durante la campagna contro
la Polonia, perché, eccezion fatta di combattimenti fra pattuglie, la
lotta sul fronte occidentale contro l'Inghilterra e la Francia non è
ancora veramente cominciata. Considerato lo spirito dell'alleanza, l'atteggiamento
italiano è favorevole sia alla Germania che alla stessa Italia, poiché
l'Italia ha potuto armarsi in modo due volte piú celere di quello che
non le sarebbe stato possibile in altro modo. Essa lavora con ogni energia al
suo armamento. Per quanto riguarda lo spirito del popolo italiano, il Duce poteva
con ogni sincerità dichiarare che è una menzogna il ritenere che
gli italiani siano per la Francia e l'Inghilterra.
Gli italiani disprezzano la Francia e l'Inghilterra, ed essi non hanno dimenticato
le sanzioni. Il popolo italiano è orientato realisticamente. Il Duce
l'ha educato a questo realismo ed il popolo italiano sa che può risolvere
i suoi problemi solo con la Germania e mai contro la Germania. Il Ministro degli
Affari Esteri del Reich ha notato al riguardo che ciò è pensato
molto realisticamente e rappresenta anche la concezione del Führer e la
sua.
A ciò il Duce ha osservato che avrebbe risposto con un breve scritto
all'ultima lettera del Führer. Egli giudica l'uomo dai fatti. Quello che
importa è che i fatti gli diano ragione.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha ringraziato il Duce per le sue
chiare dichiarazioni, delle quali egli darà esatta comunicazione al Führer,
ed ha fatto a sua volta alcune domande aggiuntive. Come prima questione, già
comunicata dal Principe d'Assia e che trova menzione anche nella lettera del
Führer, il Ministro degli Esteri del Reich si è informato circa
le possibilità di un prossimo incontro tra il Führer e il Duce.
Il Duce ha risposto di essere pronto ad incontrarsi col Führer. Il Ministro
degli Esteri del Reich ha osservato essere desiderio del Führer - con riguardo
al lungo tempo trascorso dall'ultimo incontro - di conferire nuovamente col
Duce. È stata quindi prospettata come epoca dell'incontro la metà
di marzo, dopo il 19 dello stesso mese. Come luogo dell'incontro è stato
designato il Brennero, non essendo facile per il Führer - come ha dichiarato
il Ministro degli Esteri del Reich - di uscire dalla Germania in tempo di guerra.
Ancora prima della partenza del Ministro degli Affari Esteri del Reich il Führer
gli fece osservare che certe idee non si possono esporre per iscritto ma occorre
piuttosto uno scambio di vedute da persona a persona.
Nell'ulteriore corso del colloquio il Ministro degli Affari Esteri del Reich
ha riassunto le dichiarazioni del Duce come segue: se egli lo ha ben compreso,
è opinione del Duce che l'Italia sarebbe entrata in guerra. Gli inglesi
si comporterebbero, secondo le parole del Duce, in modo sempre più impudente.
D'altra parte il Führer non crede in una possibilità di pace, bensí
che ad un dato momento le armate nemiche in Occidente verranno a cozzo fra loro.
Quando ciò avverrà, il Ministro degli Affari Esteri del Reich
non lo sa, non avendo il Führer fatto conoscere nemmeno al proprio Ministro
degli Esteri i particolari dei suoi piani militari. In ogni modo il Führer
è d'avviso che la guerra sarà vinta sui campi di battaglia. In
nesso a ciò egli desidera sapere dal Duce come questi si rappresenti
dal punto di vista italiano l'ulteriore sviluppo delle cose. Gli inglesi avrebbero
negli ultimi tempi provocato sempre maggiori difficoltà. Essi avrebbero
tentato di esercitare sull'Italia pressioni economiche per la fornitura di materiale
bellico e sarebbero intenzionati - secondo ciò che il Ministro degli
Affari Esteri del Reich conosce di loro - a continuare la partita.
Egli domanda quindi al Duce come egli si raffiguri in tali circostanze l'ulteriore
sviluppo degli avvenimenti. Il Duce risponde che vi sono due possibilità:
o la situazione diviene sempre piú tesa in seguito all'atteggiamento
dell'Inghilterra e della Francia, od altrimenti egli da sé svilupperebbe
i vari problemi che interessano l'Italia, e ciò in modo totalitario.
Nell'uno e nell'altro caso arriverebbe il momento in cui dovrebbe verificarsi
"una definizione dei rapporti dell'Italia con la Francia e con l'Inghilterra"
e cioè una rottura con questi due Paesi. A domanda del Ministro degli
Affari Esteri del Reich il Duce conferma che in entrambi i casi gli sviluppi
seguirebbero una medesima direzione.
In connessione con ciò è stata di nuovo sfiorata la questione
del carbone, al che il Ministro degli Affari Esteri del Reich ricordò
che il Ministro Clodius sta a disposizione delle autorità italiane per
discuterne i particolari, come egli già ieri aveva accennato. Si tratterebbe
di esaminare il modo come risolvere la questione del carbone con piena soddisfazione
dell'Italia mediante collaborazione reciproca degli Uffici competenti. Il Duce
si è compiaciuto della possibilità di discussione fra Clodius
e Host Venturi ed aggiunse che intende ritirare, in quanto sia possibile, il
carbone "nella sua totalità" dalla Germania, al che il Ministro
degli Affari Esteri del Reich ha risposto che la Germania farà tutto
quanto sarà necessario a tale scopo.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha dichiarato inoltre di avere compreso
dalle parole del Duce, che Egli crede che i rapporti con la Francia e l'Inghilterra
si inaspriranno. Il Duce ha risposto subito affermativamente, aggiungendo: "Sarà
molto semplice preparare tale inasprimento, dato che lo stato d'animo del popolo
italiano è fortemente ostile all'Inghilterra e alla Francia. Entrambi
i Paesi hanno del resto commesso gravi errori. Cosí ad esempio la stampa
francese ha recentemente dichiarato che i neutrali debbono decidersi se essere
con l'Inghilterra e la Francia o contro di esse. Questi due Paesi sono stati
i soli che hanno avuto il coraggio di combattere; essi perciò dovranno
essere i soli a fare la pace. I neutrali che non abbiano voluto prendere una
decisione non saranno presi in considerazione."
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha soggiunto che i neutrali negli
ultimi tempi si erano fatti potentemente sentire e non erano punto disposti
a combattere per l'Inghilterra; egli ripete a questo proposito la sua domanda
se abbia bene compreso che il Duce crede in un essenziale inasprimento delle
relazioni con l'Inghilterra e con la Francia. Tale atteggiamento è naturalmente
per la Germania di speciale importanza per quando l'esercito tedesco dovrà
entrare in azione.
Il Duce ha risposto che un simile inasprimento sarà sempre facile provocare.
Secondo Lui vi sono due ipotesi: o la situazione si sviluppa in favore della
Germania ed allora è naturalmente nell'interesse dell'Italia di combattere
assieme; oppure le cose si mettono male per la Germania - ed egli si affretta
a dire che considera tale eventualità come puramente teorica, data la
considerevole maggiore efficienza che anche a suo avviso presenta lo esercito
tedesco in confronto al 1914 - ed allora l'Italia è maggiormente costretta
ad intervenire, dappoiché in tale caso, essa stessa si troverebbe in
grande pericolo.
Un'ulteriore domanda del Ministro degli Affari Esteri del Reich ha trattato
delle relazioni fra l'Italia e la Russia. Se egli ha ben compreso il Duce, un
miglioramento di tali relazioni sarebbe possibile. Ciò sarà salutato
con molto favore in Germania. Il Duce ha definito un simile miglioramento come
possibilissimo e si è richiamato ai timori espressi dalla stampa occidentale,
in occasione della visita a Roma del Ministro degli Affari Esteri del Reich,
circa la possibile formazione di un blocco tra l'Italia, la Russia, la Germania
ed il Giappone. Forse anche ciò sarà possibile.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha ricapitolato in proposito come
il Führer nella sua lettera al Duce abbia accennato al fatto che un Giappone
forte è utile agli interessi dell'Italia e della Germania, in quanto
che può esercitare pressioni sull'Inghilterra in Asia e nello stesso
tempo costituire un utile contrappeso nei riguardi dell'America. Che ciò
sia vero risulta anche dal fatto che l'America è intervenuta attivamente
nella guerra mondiale soltanto dopo aver ricevuto dal Giappone l'assicurazione
scritta che esso nulla avrebbe intrapreso in Estremo Oriente e nell'Oceano Pacifico
ai danni dell'America.
Se l'America ha avuto bisogno di ottenere ciò durante il conflitto mondiale
da un Paesc che allora era alleato, essa dovrà prendere nelle attuali
condizioni in considerazione ben maggiore le sue relazioni verso il Giappone.
Appunto perciò sono state impartite istruzioni agli Ambasciatori germanici
a Mosca ed a Tokio di facilitare un'intesa tra Russia e Giappone. Lo stesso
Stalin - col quale il Ministro degli Affari Esteri del Reich si era intrattenuto
in argomento - si sarebbe dimostrato assai ragionevole, tanto che il Ministro
degli Affari Esteri del Reich ha potuto dichiarare, in un comunicato stampa
pubblicato dopo la conclusione del Patto tedesco-russo, che tale Patto nulla
mutava nelle relazioni amichevoli fra Germania e Giappone.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha chiesto al Duce se egli fosse disposto
ad impartire corrispondenti istruzioni agli Ambasciatori a Tokio ed a Mosca
di favorire un accomodamento fra questi due paesi. Quanto maggiore libertà
avrà il Giappone nei riguardi della Russia, tanto meglio esso potrà
esplicare la sua utile funzione di mezzo di pressione contro l'Inghilterra e
l'America.
Il Duce ha risposto che negli ultimi tempi aveva rivolto una attenzione relativamente
minore alla politica del Giappone. Egli trova la politica giapponese "di
una lentezza fatale".
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha osservato che ciò è
da ascriversi alle fazioni politiche, all'influenza dell'Esercito e della Marina
e alla mancanza di un capo.
In relazione a ciò il Duce ha dichiarato che un accordo tra Russia e
Giappone era da desiderarsi. Un riavvicinamento italo-russo faciliterebbe molto
l'intervento italiano in tale direzione.
A tale proposito il Ministro degli Affari Esteri del Reich accennò ad
un telegramma, che gli era pervenuto da Tokio, nel quale da fonte degna di fede
si informava che il Giappone era pronto ad accedere ad ogni azione dell'Italia
contro gli atti di prepotenza dell'Inghilterra sui mari.
Nell'ulteriore corso del colloquio il Ministro degli Affari Esteri del Reich
ha informato il Duce dell'intenzione del Führer di apprestare alcuni sottomarini
nel Mediterraneo occidentale esclusivamente contro le navi inglesi e francesi.
Nello spirito della collaborazione italo-tedesca egli desiderava darne previa
notizia al Duce.
Questi ha risposto di avere avuto già di ciò sentore dai contatti
occorsi fra le due Marine e di non vedervi alcuna obiezione. All'osservazione
del Ministro degli Affari Esteri del Reich che al Führer interesserebbe
avere qualche notizia sulla situazione in Libia, il Duce ha fatto presente il
sensibile miglioramento avutosi nella situazione colà di fronte a quella
dello scorso settembre. In Libia si trovano ora 14 divisioni. Oltre a ciò
esiste una doppia linea di difesa, e Balbo guarda tranquillo a tutte le eventualità.
Mentre ancora in settembre la Libia costituiva un punto molto debole, si trovano
ora colà 200.000 uomini e due eccellenti divisioni arabe.
Alla domanda del Ministro degli Affari Esteri del Reich circa i sommergibili
italiani nel Mediterraneo, il Duce ha risposto che l'Italia in tale campo è
padrona del Mediterraneo. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich fa presente
che la flotta inglese è scomparsa dal Mare del Nord; gli inglesi non
mettono piú a repentaglio i propri incrociatori pesanti né molto
meno le proprie dreadnoughts. Il Duce ha aggiunto che in caso di conflitto gli
inglesi scomparirebbero immediatamente dal Mediterraneo.
In merito alle preoccupazioni piú volte manifestate da parte italiana
in ordine all'insufficiente difesa delle zone industriali contro gli attacchi
aerei, il Ministro degli Affari Esteri del Reich si è richiamato all'esperienza
fatta dai tedeschi con i velivoli da bombardamento nemici. Finora non c'è
stato un solo velivolo da bombardamento nemico che abbia sorvolato la Germania
con carico di bombe, eccezion fatta dell'attacco avvenuto nei primi giorni della
guerra al Canale di Kiel durante il quale di 40 aeroplani ben 32 sono stati
abbattuti. I nemici della Germania non gettano bombe sul territorio tedesco
perché hanno paura delle rappresaglie tedesche.
Similmente i nemici d'Italia non azzarderebbero di bombardare i centri industriali
italiani poiché sanno che la Germania procederebbe immediatamente ad
azioni di ritorsione contro l'Inghilterra e la Francia. Il Duce accennò
allora alla serie di punti di sostegno italiani che esistono nel Mediterraneo,
menzionando particolarmente la posizione imprendibile dell'isola di Pantelleria
(che il Ministro degli Esteri del Reich ha definito come la piú preziosa
scoperta militare del Duce). Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha dichiarato
potersi dunque stabilire che entrambi i Paesi, secondo il pensiero del Duce,
hanno un destino comune, che prima o dopo condurrà l'Italia ad entrare
in guerra. La Germania e l'Italia rappresentano la nuova concezione del mondo.
Gli altri Pesi invece rappresentano vecchi concetti ed idee. Oltre a ciò
i vecchi Paesi soffrono di tali insufficienze demografiche da non costituire
piú delle nazioni europee nel vero senso della parola. Le navi inglesi
hanno equipaggi indiani, le francesi equipaggi negri. Quelle nazioni non hanno
piú un "élan vital" e sono invidiose dei popoli giovani.
A domanda del Ministro degli Affari Esteri del Reich, se il Duce crede che i
francesi ammasserebbero nuovamente forti contingenti di truppe al confine italiano,
il Duce ha risposto affermativamente ed ha aggiunto che fra queste truppe vi
sarebbero numerosi elementi di colore, i quali sono impulsivi ma non resistono
al combattimento. Non è noto cosa pensino tra loro queste truppe ausiliarie
d'Africa. Esse comunicano tra di loro in una lingua che i francesi non comprendono,
ed il loro atteggiamento, in caso di contraccolpi militari, potrebbe rappresentare
un altro pericolo per la Francia.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha chiesto se aveva ben compreso il
pensiero del Duce nel senso che l'Italia intende assumere un atteggiamento tale
da impegnare possibilmente molte truppe francesi ed inglesi. Il Duce ha confermato
ciò e dichiarato, per quanto riguarda l'atteggiamento dell'America, che
colà è da aspettarsi tutt'al piú una campagna di stampa
come ripercussione degli avvenimenti europei. Egli è fermamente convinto
che gli Stati Uniti non interverranno mai in guerra. A conferma di ciò
il Duce ha letto un articolo del "New York Daily News", secondo il
quale il 90% degli americani vogliono rimanere neutrali e non nutrono alcun
desiderio di scendere ogni vent'anni in guerra per assicurare la supremazia
dell'Inghilterra in Europa. È nell'interesse dell'America di restare
estranea al conflitto. Gli americani hanno assunto tale atteggiamento - ha soggiunto
il Duce - perché dubitano della vittoria degli Alleati e non vogliono
puntare su un cavallo che perde.
Ed in ciò essi hanno perfettamente ragione, ha ammesso il Ministro degli
Affari Esteri del Reich. Egli ha quindi ripetuto di non sapere l'epoca precisa,
ma di essere certo che le armate tedesche si scontreranno prossimamente con
gli inglesi ed i francesi. Per l'Italia vi potrebbe forse essere ancor prima
la occasione di prendere un atteggiamento di carattere dimostrativo, atto a
facilitare la Germania.
Alla fine è stato concordato un comunicato stampa ed al momento di prendere
commiato il Duce ha chiesto al Ministro degli Affari Esteri del Reich notizie
sul colloquio avuto col Papa. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha risposto
che sia il Führer sia il Papa erano del parere che fra il Nazionalsocialismo
e la Chiesa Cattolica fosse possibile un accordo. Il Führer aveva in vista
al riguardo non una soluzione passeggera, ma duratura.
La cosa doveva essere trattata ulteriormente con la Nunziatura, la pace religiosa
sarebbe stata mantenuta, e del resto il Führer aveva fatto sospendere 7000
processi contro monaci. La Germania paga alla Chiesa Cattolica piú di
un miliardo l'anno ed ha fatto non poco per la pace religiosa. Se venisse seguito
attentamente il principio: "La politica allo Stato, la cura delle anime
alla Chiesa" l'accordo potrebbe farsi gradualmente. Ma il Führer non
desidera affrettare in un modo qualsiasi tali cose e trovare una soluzione passeggera
che non si possa far durare. Il guaio fondamentale è che il Cattolicesimo
da decenni ha svolto politica in Germania e che la Chiesa non si può
tuttora completamente da ciò liberare. Solo quando si sia avuto su tal
punto una completa chiarificazione, e le due reciproche sfere di interessi siano
determinate attraverso un concreto sviluppo, si avranno le condizioni per costruire
di nuovo e stipulare un concordato con la Chiesa.
Il Duce ha pregato alla fine il Ministro degli Affari Esteri del Reich di portare
al Führer i Suoi piú cordiali saluti.
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