A settanta anni dalla loro redazione ecco per
la |
OTTOBRE 1939
COLLOQUIO CON HITLER
Berlino, 1° ottobre 1939 - XVII
L'impressione determinata nel popolo tedesco dall'annunzio della mia visita
è stata quella di un nuovo tentativo di pace. Devo aggiungere che a creare
tale stato d'animo ha contribuito anche il fatto che molte misure di carattere
eccezionale prese allo scoppio delle ostilità con la Polonia, quali l'oscuramento
della città, la proibizione di ballare nei pubblici esercizi ecc., sono
state nello stesso giorno attenuate o addirittura abolite. Ed è forse
a questa impressione che si deve l'accoglienza particolarmente calorosa che
mi è stata riservata sia durante il viaggio sia all'arrivo a Berlino
dalla folla spontaneamente adunatasi nelle vicinanze della stazione e lungo
il percorso.
Ribbentrop che ha tenuto fin dal primo incontro a dare ai nostri colloqui una
impronta di marcata cordialità, ha detto che non voleva anticiparmi niente
di quanto Hitler in persona avrebbe comunicato. Ha aggiunto che egli personalmente
era scettico sulla possibilità di comporre la crisi tra la Germania e
le Potenze occidentali e che, assolutamente certo del trionfale successo che
le armi tedesche avrebbero riportato nel conflitto, si augurava che la soluzione
della vertenza fosse affidata alla forza.
Hitler mi ha ricevuto nella nuova Cancelleria. Aveva l'aria più stanca
del solito, ma appariva più sereno di quanto non lo fosse allorché
ebbero luogo i colloqui di Salisburgo. È stato durante tutta l'intervista,
protrattasi per circa tre ore, estremamente cordiale ed ha tenuto, ogni qualvolta
si è parlato del Duce, a ripetere le sue espressioni di amicizia e di
simpatia personale per il Capo del Fascismo.
La prima parte dell'esposizione di Hitler è stata dedicata ad illustrare
quanto è avvenuto in Polonia. La Germania iniziò le operazioni
con la forza di 120-121 divisioni, senza contare le forze territoriali. Di tali
divisioni 70 furono inviate all'Est, ma non tutte sul fronte polacco poiché
alcune vennero dislocate verso la Lituania ed altre furono schierate in profondità
in direzione della Posnania. Sessanta divisioni, furono effettivamente quelle
impiegate per l'offensiva, ma solo una parte - 35 o 40 - ha preso reale contatto
col nemico. Le perdite sino al giorno 26 settembre ammontavano a 5200 morti
e 22.000 feriti, ma tenendo presente che vi sono anche molte centinaia di dispersi,
si può calcolare che i morti tedeschi ascendano a circa 6000. Tali perdite
vengono considerate irrisorie rispetto all'ampiezza delle operazioni compiute,
per le quali erano stati preventivati 120.000 morti e 250.000 feriti. Poiché
a rimpiazzo di tali supposte perdite erano già state preparate le divisioni
di riserva, oggi le forze effettive della Germania ammontano a 152 divisioni,
composte ciascuna da 20 a 22 mila uomini, senza contare le forze dipendenti
direttamente dal Corpo d'Armata e cioè un reggimento d'artiglieria pesante,
reparti di specialisti del genio, ferrovieri ecc. Le forze polacche battute
dall'esercito germanico ammontavano a 35 divisioni, 36 reggimenti di cavalleria,
il cui contegno viene 98 definito da Hitler semplicemente eroico, 15 divisioni
di riserva completamente armatc, nonché 15 divisioni di riserva non del
tutto armate e non istruite. Le perdite di materiale da parte dell'esercito
germanico sono state minime e comunque largamente compensate dal materiale catturato
al nemico. I prigionieri polacchi salgono a 650.000, mentre da 2 a 300.000 sono
caduti nelle mani dei russi. Hitler ha detto che teneva a darmi questi dati
così precisi nei confronti delle operazioni all'Est, proprio il 1°
ottobre, giorno in cui, con la resa di Hela, si poteva dichiarare definitivamente
ultimata l'azione contro la Polonia.
Desiderava quindi esaminare la situazione nei confronti dell'Occidente. Quanto
è avvenuto fino ad ora sul fronte francese è stato caratterizzato
da una serie di tentativi più o meno teatrali diretti a far credere all'esistenza
di operazioni che in realtà non sono state nemmeno tentate. Gli attacchi
francesi sono stati di piccolissimo rilievo e non sono valsi a far retrocedere
neppure uno degli avamposti germanici; la situazione del fronte è tale
che nessuna possibilità di attacco in forza franco-inglese è ammissibile.
Se la guerra continua anche su questo fronte, sarà la Germania che dovrà
cercare, e cercherà, la soluzione.
La guerra per mare è condotta da sottomarini germanici, già oggi
numerosi ed efficienti, ma che nel giro di pochi mesi saranno tanti da poter
realmente impedire la navigazione francobritannica. Il naviglio sinora affondato
è di 290.000 tonnellate. Ma ciò è stato fatto osservando
scrupolosamente le norme di una guerra cavalleresca. È evidente che qualora
il conflitto continuasse, queste norme non potrebbero venire più osservate
dai tedeschi, i quali condurrebbero la guerra navale con la massima decisione
e le navi verrebbero tutte distrutte senza preavviso e senza troppi riguardi
per i passeggeri di qualsiasi nazionalità che potessero essere a bordo.
La superiorità germanica in aria è poi la più evidente.
Le forze franco-inglesi riunite sono numericamente e qualitativamente troppo
inferiori a quelle germaniche per rappresentare un serio ostacolo al dominio
del cielo. Gli inglesi hanno sinora tentato due soli attacchi: la prima volta
persero 11 apparecchi su 24, la seconda 5 su 6. Nella stessa giornata in cui
il Führer mi parlava, erano stati abbattuti al fronte occidentale 14 apparecchi
di cui 12 inglesi e 2 francesi, mentre i tedeschi avevano perduto soltanto 2
aeroplani da caccia. Le proporzioni delle perdite sono fino ad ora da 1 a 9.
La prima squadriglia da caccia che opera sul fronte occidentale ha abbattuto
44 velivoli franco-britannici ed ha avuto soltanto 4 perdite.
In tale stato di cose, ed essendosi ormai proceduto da 15 giorni al trasferimento
di gran parte delle forze germaniche sul fronte occidentale, Hitler può
in qualsiasi momento dare inizio alle effettive operazioni contro la Francia.
Queste operazioni non possono avere che un carattere offensivo e sui risultati
non è lecito nutrire alcun dubbio. Nessuno degli ostacoli che la Francia
crede di poter frapporre alla marcia dell'esercito tedesco è tale da
preoccupare. La "Linea Maginot" può venire superata e forse
con una facilità di gran lunga superiore alle previsioni. Hitler ripete
che qualora la guerra dovesse continuare, egli non intende far languire il Paese
in una lunga attesa e tanto meno concedere agli avversari quel vantaggio del
tempo che essi affannosamente cercano. Egli è pronto all'offensiva e
di questo suo vantaggio di preparazione ne approfitterà con la massima
rapidità.
Premesso tutto ciò per quanto concerne la situazione militare, Hitler
è passato a parlarmi della situazione politica che si è determinata
all'Est in seguito alla disfatta della Polonia e alla stipulazione dell'Accordo
con la Russia. Egli giudica tale Accordo assolutamente fortissimo e tale da
impedire per lungo tempo la possibilità di attriti tra il mondo germanico
e il mondo slavo, La chiarezza è stata la base di ogni decisione: le
zone d'influenza tra Russia e Germania sono state delimitate senza possibilità
di malintesi. È comune interesse della Germania e della Russia di vivere
in pacifica collaborazione dalla quale ambo i popoli trarranno vantaggi incalcolabili.
Di quanto farà la Russia nelle nuove terre a lei assegnate la Germania
si disinteressa nel modo più completo. Altrettanto fa la Russia per quanto
concerne le decisioni tedesche al di qua del Bug. Ancora oggi Hitler non ha
fissato in forma definitiva quale statuto intenda dare ai territori polacchi
rimasti in suo potere. In linea di massima è disposto ad assicurare alla
Polonia una forma statale che garantisca "lo sviluppo pacifico della vita
nazionale polacca", ma vi sono tre condizioni fondamentali cui tale organismo
statale dovrà rispondere.
In primo luogo rimanere costretto entro frontiere che assicurino il ritorno
al Reich di tutte le minoranze germaniche anche là dove esse sono fortemente
frammiste a popolazioni slave. In secondo luogo questo organismo statale non
deve per nessuna ragione poter diventare un centro di propaganda e di intrighi
politici contro la Germania. Infine non deve rappresentare un ostacolo per la
collaborazione germano-sovietica.
Avendo io richiesto se comunque egli intendeva che il costituendo Stato polacco
fosse, sia pure in forma ridotta, uno Stato sovrano, egli non ha dato una risposta
precisa ma ha aggiunto, alle condizioni sopra indicate, che questo Stato non
avrebbe mai dovuto costituire una entità militare e che avrebbe dovuto
riconoscere gli interessi politici ed economici tedeschi quali preminenti e
come tali protetti. (Ribbentrop a questo punto è intervenuto nella conversazione
per dire che il futuro organismo statale polacco non avrebbe dovuto avere capacità
di mantenere contatti con le Potenze estere, lasciando tale compito alla Germania.
Hitler ha praticamente annuito.)
Il Führer ha detto che egli non intende prendere direttamente in gestione
la vita nazionale polacca perché la miseria nel Paese è spaventosa
e forse neppure un secolo di lavoro sarà sufficiente per alleviarla.
Comunque egli non è disposto a permettere nessuna forma di organizzazione
statale fino a dopo la stipulazione della pace con le Potenze occidentali e
fino a quando la situazione etnografica del Paese non sarà migliorata
in seguito a larghi spostamenti di popolazione che egli sta studiando e che
si propone di compiere nel più breve tempo possibile. È in occasione
di tali spostamenti che egli troverà alcune zone particolarmente indicate
per accogliere "i tedeschi delle Dolomiti" che si apprestano a lasciare
l'Italia, nonché le minoranze germaniche dell'Ungheria e "di altri
Paesi dell'Est", minoranze che intende fare per sempre rientrare nell'ambito
territoriale dell'Impero germanico.
A mia domanda risponde che il nuovo organismo statale polacco potrebbe comprendere
dagli 8 ai 10 milioni di abitanti. I rimanenti resterebbero entro le frontiere
germaniche, tranne i 2 milioni circa che sono ormai stati passati al Governo
dei Soviet. (Vale la pena di sottolineare che adesso i tedeschi fanno ascendere
la popolazione polacca a soltanto 14-15 milioni di abitanti. Ricordo che a Salisburgo
lo stesso Hitler parlò sempre di 20 milioni di polacchi.)
Queste sono in linea di massima le idee che il Führer sta elaborando circa
l'avvenire della Polonia. Egli si propone nel discorso che terrà prossimamente
al Reichstag di farle conoscere al mondo, insieme con la sua decisione di collaborare
con le altre Potenze, qualora la pace venga stabilita, alla soluzione dei problemi
che turbano l'equilibrio mondiale e particolarmente del disarmo, della sicurezza,
della libertà degli scambi commerciali ecc.
Il discorso che Hitler farà al Reichstag rappresenterà l'ultimo
- dico l'ultimo - monito che egli intende rivolgere alla Francia e all'Inghilterra
prima di passare all'azione. Non nutre troppe illusioni sulla possibilità
che le sue profferte vengano accettate. Comunque ciò varrà ad
addossare la responsabilità della prosecuzione del conflitto alle democrazie.
Dopo di ciò non intende prendere altre iniziative, ed è deciso
a liquidare la vertenza con il ricorso alla forza "in misura e in forma
tali da sorprendere persino coloro che hanno fino da ora la più completa
fiducia nella superiorità del Reich".
"Ho già fatto conoscere che il Duce potrà rendermi un apprezzato
servizio costituendo e capeggiando un blocco di Stati neutri. È in questi
Stati neutri che si verifica adesso per i disagi e le difficoltà che
debbono fronteggiare, un accentuato stato di malessere che viene sfruttato dalla
propaganda franco-britannica. Il Duce, facendosi capo di questi Stati, controbatterà
tale azione e la causa germanica ne guadagnerà molto. Ma il Duce deve
tener presente che se la Germania si batterà, la lotta deciderà
non solo il destino germanico ma anche quello italiano. Le sorti del Fascismo
sono strettamente avvinte alle fortune del nazionalsocialismo. Adesso io vi
dico - come vi dissi a Salisburgo parlandovi della Polonia - che nei confronti
delle democrazie occidentali, già calcolato tutto l'aiuto che possono
ricevere da terze Potenze, ho la matematica sicurezza della vittoria. La Germania
di oggi è diversa dalla Germania di 25 anni or sono: nulla è stato
trascurato, tutto è pronto fino nei più piccoli particolari. Le
armi di offesa sono tali da sconvolgere ogni resistenza del nemico, quelle di
difesa tali da impedire ogni tentativo di azione contro di noi. Comunque, ripetete
al Duce il mio convincimento che l'assenza dell'Italia dalla lotta e la sconfitta
della Germania rappresentano per l'Italia la fine delle sue grandi aspirazioni
imperiali nel Mediterraneo."
Ribbentrop: "Io sono d'avviso che nello stato attuale delle cose, alla
Germania conviene di procedere senz'altro al regolamento della situazione attraverso
la forza."
Hitler: "Molti la pensano come Ribbentrop. Sopratutto l'esercito che ormai
è impaziente di battersi contro i francesi e che considera la vittoria
come già acquisita. Farò ancora il discorso al Reichstag e questo
sarà l'ultimo tentativo, ma vi dico che se l'Italia fosse disposta a
marciare subito con me non pronuncerei nemmeno tale discorso e ricorrerei senz'altro
alla forza nella certezza che Italia e Germania unite possono in brevissimo
tempo abbattere la Francia e l'Inghilterra e regolare una volta per tutte i
loro conti con questi due Paesi. So che una delle ragioni principali che ha
trattenuto il Duce dall'immediato intervento nel conflitto è stata la
mancanza di protezione antiaerea dell'Italia. Dite al Duce da parte mia che
le migliori protezioni non sono le artiglierie, bensì il terrore delle
rappresaglie che noi siamo pronti a compiere. Se oggi una sola bomba non è
ancora stata fatta esplodere sul territorio germanico, ciò non si deve
principalmente al fatto che noi possediamo una numerosa ed ottima artiglieria
antiaerea, ma piuttosto alla sicurezza che quattro ore dopo l'attacco su una
città germanica io porterei l'offesa nel cuore dell'Inghilterra e della
Francia in modo tale da devastare letteralmente Londra e Parigi."
A questo punto ho preso la parola per illustrare al Führer le ragioni che
hanno determinato l'attuale linea di condotta dell'Italia e per sottolineare
che noi non abbiamo mai fatto una dichiarazione di neutralità, limitandoci
a far conoscere che non avremmo preso iniziative di operazioni militari dove
la stessa Germania non ne aveva prese e anzi dichiarava che intendeva non prenderne.
Ho sottolineato inoltre che una gran parte delle forze francesi è bloccata
sulle nostre frontiere continentali e africane, ho sottolineato il fatto che
molti Stati sono rimasti neutrali in seguito al nostro atteggiamento ed ho parlato
infine della intensissima preparazione militare che l'Italia sta compiendo in
vista appunto degli eventuali sviluppi del conflitto e della possibilità
che essa debba in relazione a ciò prendere nuove deliberazioni circa
il suo atteggiamento.
Hitler ha tenuto a darmi atto nella forma più esplicita e cordiale che
egli considera come l'atteggiamento tenuto dall'Italia è stato fin qui
più utile alla Germania di un nostro immediato intervento nel conflitto.
Egli però crede che ad un certo momento l'Italia dovrà approfittare
delle molte possibilità favorevoli che si presenteranno ad entrare risolutamente
nella mischia. Per quanto più direttamente concerne il prossimo sviluppo
della situazione, egli conferma che dopo avere pronunciato il discorso al Reichstag
non intende prendere né desidera che siano prese ulteriori iniziative.
Attenderà di conoscere le reazioni franco-britanniche. Dopo di ciò
gli sarà estremamente gradito ed utile conoscere l'opinione del Duce
ed allora un nuovo contatto - magari fra i due stessi Capi - potrà essere
di somma utilità.
Essendo io tornato a parlare della opportunità di salvare per quanto
possibile la forma nella costituzione del nuovo organismo statale polacco, e
ciò al fine di lasciare la possibilità alla Francia e all'Inghilterra
di trattare salvando la faccia, egli ha ripetuto che non aveva ancora preso
le ultime decisioni in merito, ma che tuttavia non intendeva concedere niente
più di quanto prima aveva esposto. Nel corso dei colloqui altri argomenti
sono stati più rapidamente toccati.
Balcani. - Egli non ritiene che per il momento si debba verificare alcunché
di nuovo in tale zona. La costituzione di un blocco di neutri potrà valere
a cristallizzare la situazione attuale, il che è assai utile. Anche per
quanto concerne la Romania, è da escludere allo stato degli atti ogni
attacco straniero. Ciò fino a quando la Romania manterrà l'atteggiamento
di stretta neutralità. Qualora però Bucarest dovesse modificare
una tale linea di politica, la Germania incoraggerà l'attacco contro
la Romania; aiuterà con ogni mezzo Russia, Ungheria e Bulgaria, che saranno
i Paesi destinati a liquidare la situazione romena. La Germania non ha ambizioni
verso la Romania. Come già con l'Italia, cosí anche con la Russia
sono state fissate le zone d'influenza, e la Germania intende rispettarle strettamente.
Coglieva l'occasione per dirmi ancora una volta che egli considera l'Italia
il Paese che deve diventare il padrone assoluto del Mediterraneo con interessi
egemonici in tutti i Paesi della Penisola balcanica a contatto diretto col Mediterraneo
e con l'Adriatico. La Germania si disinteressa di tali zone, pronta invece ad
appoggiare ogni iniziativa italiana che tenda ad aumentare il nostro dominio.
America. - Il Führer si rende nettamente conto del fatto che l'America
si può ormai completamente considerare acquisita alla causa delle democrazie.
Egli dice però che l'aiuto americano potrà essere minimo dal momento
in cui la guerra sottomarina, condotta con i metodi che egli si riserva di adottare,
priverà rapidamente gli Stati Uniti, nonché i suoi associati,
delle navi necessarie per un traffico su larga scala.
Giappone. - Hitler ritiene che il Giappone è per il momento troppo preso
nelle sue questioni asiatiche per intervenire direttamente nel conflitto. È
però altrettanto certo che non appena la situazione britannica sarà
resa malsicura dai colpi che verranno inflitti dal Reich, il Giappone approfitterà
dell'occasione favorevole per migliorare la sua posizione ed espandersi ai danni
dell'Inghilterra.
Il colloquio che come ho detto si è protratto per quasi tre ore, è
stato improntato ad una schietta cordialità da parte del Führer
il quale ha voluto sottolineare più volte il suo apprezzamento per la
collaborazione datagli dall'Italia, pur non nascondendo un senso che definirei
di rammarico, per il fatto che noi non si sia scesi subito nella lotta armata
a fianco della Germania. Non posso nascondere che allorché ha parlato
della "fine delle ambizioni imperiali italiane nel Mediterraneo",
in caso di disfatta tedesca, egli mi ha dato l'impressione di rivolgere un invito
all'Italia a collaborare militarmente con lui, ma devo aggiungere che ciò
è stato fatto con estrema delicatezza e senza esercitare la minima forma
di pressione.
Se affermassi che il Führer preferisce senza meno la soluzione guerriera
ad un eventuale accordo politico farei cosa arbitraria e forse imprudente. Mentre
nei confronti della Polonia egli non lasciava nemmeno spiritualmente adito a
possibilità di conciliazione, la stessa cosa non avviene ora nei confronti
delle Potenze occidentali. Sui campi polacchi ha conquistato quel prestigio
militare - egli stesso lo ha detto - di cui il nazionalsocialismo aveva bisogno.
Oggi l'offrire al suo popolo dopo una grande vittoria anche una solida pace,
è forse un obiettivo che tenta Hitler. Ma se per raggiungerlo dovesse
sacrificare, anche in minima parte, quelli che a lui sembrano i frutti legittimi
della sua vittoria, egli allora preferirebbe mille volte la lotta. La sicurezza
della sua superiorità sull'avversario è un elemento che ne incoraggia
l'intransigenza, così come l'influenza di Ribbentrop, che non nasconde
il suo estremismo bellicista, vale a rendere più rigido l'atteggiamento
del Führer nei confronti delle Potenze occidentali.
Niente di particolarmente importante è risultato dai successivi colloqui
che ho avuto con Ribbentrop. Egli è sempre più infatuato della
Russia sulla quale si esprime in termini apologetici, pur facendo ampie riserve
sull'efficienza militare sovietica. È arrivato al punto di dire che in
mezzo ai membri del Politbureau e del Comintern egli si trova altrettanto bene
che tra la vecchia guardia del nazismo o tra i vecchi squadristi... E quando
gli ho chiesto che valore si deve attribuire al Patto anti-Comintern, ha lasciato
cadere la domanda dicendo che ormai il Comintern non esiste più e che
Stalin è diventato l'effettivo campione del nazionalismo russo. Di pari
passo, col sorgere nell'animo di Ribbentrop del nuovo amore per i Soviet, è
scomparsa la vecchia passione per il Giappone, che non è più,
come egli diceva, una delle fondamentali forze del mondo moderno, un Paese imbattibile,
un popolo eroico ecc. ecc., ma è invece un qualsiasi Stato asiatico che
ha la disgrazia di essere governato da una cricca di militari poco intelligenti
e molto ritardatari...
Nell'ultimo colloquio che ho avuto con Ribbentrop, forse per influenza del Führer,
egli si è mostrato meno estremista di quanto non lo fosse stato nei colloqui
precedenti e ha detto che anche lui, se la cosa apparirà possibile, favorirà
una soluzione pacifica. Ciò nondimeno rimaneva sempre incredulo sulla
possibilità di raggiungerla.
Sul terreno pratico e per quanto concerne il prossimo avvenire siamo rimasti
d'accordo sulle seguenti basi:
1. Nessuna iniziativa verrà presa prima del discorso di Hitler, che sarà
pronunciato giovedì o venerdì.
2. Dopo che il discorso sarà stato pronunciato e che le prime reazioni
franco-britanniche si saranno manifestate, Ribbentrop ed io prenderemo nuovamente
contatto per informazioni reciproche sulla situazione.
3. Qualora gli eventi lo consiglino, un nuovo incontro potrà avere luogo.
Ribbentrop, a titolo personale, insiste perché in tal caso siano i due
Capi ad incontrarsi al Brennero.
***
webmaster Fabio D'Alfonso