A settanta anni dalla loro redazione ecco per la
prima volta in rete i documenti che Galeazzo Ciano
allegava al suo DIARIO


AGOSTO 1939

 

VENTI DI GUERRA

 

Salisburgo, 11 agosto 1939 - XVII

Fino dai primi momenti del nostro incontro, il Ministro von Ribbentrop non ha nascosto che egli giudica la situazione estremamente grave e che, a suo avviso, lo scontro tra la Germania e la Polonia è inevitabile. Debbo aggiungere che egli impronta le sue parole ad una irragionevole pervicace volontà di determinare questo conflitto. Ha riassunto gli avvenimenti già noti che hanno creato l'attuale stato di tensione tra la Germania e la Polonia. Non posso dire che ha dato nuovi elementi di fatto: ha cercato invece di drammatizzare gli eventi con l'ormai ben noto quadro a fosche tinte delle persecuzioni subite dai tedeschi in Polonia e le castrazioni inflitte ad alcuni uomini di razza germanica dalla soldataglia polacca. Ma fatti nuovi nessuno. Egli afferma che ormai è in gioco l'onore della Germania (a volte ha anche detto l'onore dell'Asse) e che pertanto non è possibile per una grande Potenza non procedere ad una giusta reazione. Ribbentrop parte da due assiomi sui quali è vano tentare con lui di discutere poiché risponde ripetendo l'assioma stesso ed evitando qualsiasi argomentazione. Questi assiomi sono:
1. Il conflitto non si generalizzerà e l'Europa assisterà impassibile all'implacabile stritolamento della Polonia da parte della Germania.
2. Che anche qualora Francia ed Inghilterra volessero intervenire, si trovano nella materiale impossibilità di recare offesa alla Germania ed all'Asse ed il conflitto finirebbe sicuramente con la vittoria delle Potenze totalitarie. Ripeto che è inutile iniziare la discussione su questi argomenti con Ribbentrop. Ho piú volte esposto il nostro punto di vista. Ho dimostrato come tutte le condizioni attuali della politica europea facciano ritenere inevitabile l'intervento armato della Francia e dell'Inghilterra, con l'appoggio o con l'aiuto diretto di numerosi altri Paesi. Niente da fare. Ribbentrop si chiude nella pura e semplice negativa, dicendo che "le sue informazioni e sopratutto la conoscenza psicologica (sic) dell'Inghilterra lo rendono sicuro che ogni intervento armato britannico è da escludersi".
Nel giro d'orizzonte che egli mi ha fatto della situazione europea in questo momento ha praticamente affermato quanto segue:
1. La Russia non interverrà nel conflitto perché le trattative di Mosca sono completamente fallite e perché (e ciò mi ha detto a titolo strettamente segreto) sarebbero in corso ormai conversazioni abbastanza precise tra Mosca e Berlino. (Faccio osservare che il segreto cosí strettamente osservato sullo sviluppo di questi negoziati mal si concilia coi termini dell'alleanza e con la totale lealtà da noi osservata nei confronti della Germania.)
2. Francia ed Inghilterra non possono intervenire perché la loro preparazione militare è insufficiente e perché non hanno modo di recare offesa alla Germania, mentre questa è in condizioni, particolarmente in virtú della sua aviazione estremamente piú forte delle due aviazioni riunite, di battere tutti i centri franco-inglesi.
3. Belgio ed Olanda intendono mantenere una stretta neutralità e sono disposte a proteggere contro chiunque l'inviolabilità del loro territorio.
4. La Turchia non potrà dare alcun contributo concreto e molte condizioni, segnalate da von Papen (sic) fanno credere che questo Paese è scontento della strada che da poco ha cominciato a battere.
5. La Romania non intende far niente di preciso. Continuerà a barcamenarsi in un gioco di equilibrio e comunque non dà preoccupazione alcuna di carattere militare dato che ungheresi e bulgari sono piú che sufficienti per liquidarla.
6. La Jugoslavia è infida. A Londra Paolo ha svolto un'attività e tenuto propositi di carattere nettamente ostili all'Asse. Ma anche questo Paese è molto debole e Ribbentrop si augura che l'Italia voglia cogliere l'occasione dell'affare polacco per liquidare la sua partita con la Jugoslavia, in Croazia e in Dalmazia.
7. Per quanto concerne l'America, Ribbentrop nota, specialmente dopo un'azione di propaganda da lui compiuta a base di stampati, un profondo cambiamento dell'opinione pubblica tendente sempre piú a realizzare la neutralità e l'isolamento.
In questo stato di cose von Ribbentrop riconosce una situazione particolarmente favorevole per la Germania per agire. Ammette che egli nei nostri precedenti colloqui aveva sempre parlato di due o tre anni di preparazione per essere in grado di colpire gli avversari con l'assoluta sicurezza di successo; ma oggi dice che si sono presentate delle situazioni nuove che probabilmente faranno precipitare gli eventi. In tal caso la Germania marcerà con la massima decisione.
Gli ho parlato per parte mia con la massima chiarezza secondo gli ordini del Duce ed ho documentato le ragioni per le quali l'evitare un conflitto oggi è di tutto interesse per i Paesi dell'Asse, i quali finora hanno sempre avuto il vantaggio dell'iniziativa e della sorpresa, vantaggio che nella situazione presente è del tutto perduto.
Ribbentrop ha ascoltato le mie argomentazioni e preso atto delle mie documentazioni senza però voler entrare nella discussione di merito, e quando gli ho sottoposto l'opportunità di fare un gesto atto a modificare nettamente in nostro favore la difficile situazione polemica di questi giorni, facendo cioè conoscere che le Potenze dell'Asse ritengono ancora possibile risolvere la crisi attraverso normali negoziati diplomatici, egli si è opposto. Gli ho mostrato lo schema di comunicato ed ho lungamente, pazientemente esposto le mille ragioni che ci inducono a ritenere una tale procedura la piú opportuna e la piú utile.
Ribbentrop non ha trovato che una sola obiezione, assolutamente infondata: quella che un tale gesto può venire giudicato una debolezza da parte dell'Asse.
Ho risposto che ciò era errato perché i termini del comunicato suonano piuttosto un ammonimento agli avversari che un ripiegamento delle nostre posizioni. Ribbentrop stesso ha dovuto ammettere che il gesto sarebbe tatticamente utile. Ma, chiuso nella sua pervicace ed irragionevole volontà di conflitto, ha sempre, durante i lunghi colloqui che ho avuto con lui nella giornata dell'11, cercato di lasciar cadere l'iniziativa ripetendo macchinalmente e senza spiegazioni plausibili le due frasi che il conflitto sarà localizzato e che anche in caso di generalizzazione, la vittoria della Germania è sicura al cento per cento.
Quando gli ho chiesto delle precisazioni sul prossimo programma di azione della Germania - dato che a suo dire gli eventi incalzeranno con una crescente rapidità - egli non ha saputo o voluto rispondere. Ed anche quando gli ho fatto osservare che questa imminenza di crisi non era stata fatta conoscere a noi in nessun modo, anzi era stata smentita nei recenti colloqui con l'Ambasciatore, egli ha ancora risposto che non era in grado di farmi conoscere particolari maggiori circa quanto stava per accadere poiché ogni decisione era ancora chiusa nel petto impenetrabile del Führer. Ma dopo dieci ore di continuo colloquio con Ribbentrop, l'ho lasciato con la profonda convinzione che egli intende provocare il conflitto e che osteggerà qualsiasi iniziativa che possa valere a risolvere pacificamente la crisi attuale.

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