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  GENNAIO 1939
LETTERA A VON RIBBENTROP
Roma, 2 gennaio 1939 - XVII 
  segreta
Caro Ribbentrop,
  nel colloquio che ebbe luogo a Palazzo Venezia il 28 ottobre u. s., il Duce, 
  pur dando l'adesione di massima al progetto da Voi presentato per trasformare 
  in Patto di assistenza militare l'Accordo tripartito anti-Comintern di Roma, 
  fece una riserva sul momento in cui tale fondamentale atto politico avrebbe 
  potuto effettivamente aver luogo. Del pari si espresse recentemente con l'Ambasciatore 
  del Giappone a Berlino, Generale Oshima, cui precisò inoltre che una 
  decisione definitiva sarebbe stata da lui presa nel mese di gennaio. Penso che 
  il Generale Oshima vi abbia riferito quanto sopra. Adesso, sciogliendo la riserva, 
  il Duce ritiene che il Patto possa venire firmato e propone come epoca della 
  firma l'ultima decade di gennaio. Lascia a Voi la scelta del luogo della cerimonia, 
  nonché di stabilire la procedura relativa e di concertarvi, come avete 
  fatto per il passato, col Generate Oshima.
  In questa decisione del Duce di procedere fin da ora alla stipulazione del Patto 
  di assistenza da Voi proposto, è da escludere qualsiasi riflesso delle 
  nostre relazioni politiche con la Francia. 
  Le rivendicazioni italiane verso i francesi sono di due nature. Le prime, di 
  carattere contingente, si riferiscono a quelle questioni che formarono, almeno 
  in parte, oggetto degli Accordi del 1935 da noi ora denunciati, e che sono lo 
  Statuto degli italiani residenti nel Protettorato di Tunisi, la concessione 
  di un porto franco a Gibuti e l'esercizio della ferrovia Gibuti-Addis Abeba, 
  la partecipazione italiana all'amministrazione del Canale di Suez. Noi riteniamo 
  che tali questioni possano essere risolte attraverso normali negoziati diplomatici, 
  dei quali però non intendiamo prendere l'iniziativa. 
  Le altre rivendicazioni sono di carattere storico, riguardano quei territori 
  che geograficamente, etnicamente, strategicamente appartengono all'Italia ed 
  ai quali noi non intendiamo rinunciare in modo definitivo. Ma questo è 
  un problema di altra portata, che richiederebbe per la sua soluzione misure 
  di ben diversa natura e che pertanto noi, adesso, non poniamo sul tappeto. Ma 
  fin d'ora si può affermare una cosa sicura: la tensione italofrancese 
  ha reso molto piú popolare in Italia l'idea dell'alleanza con la Germania, 
  e questo è già, ai nostri fini, un risultato positivo e concreto.
  Le vere ragioni che hanno indotto il Duce ad accogliere in questo momento la 
  Vostra proposta sono le seguenti:
  1. La ormai provata esistenza di un patto militare tra la Francia e la Gran 
  Bretagna; 
  2. il prevalere della tesi bellicista negli ambienti responsabili francesi;
  3. la preparazione militare degli Stati Uniti che ha lo scopo di fornire uomini 
  e sopratutto mezzi alle democrazie occidentali in caso di necessità. 
  
  Ciò premesso, il Duce considera ormai necessario che il Triangolo anticomunista 
  diventi un sistema e l'Asse potrà fronteggiare qualsiasi coalizione se 
  avrà nella sua orbita e legati al suo destino i Paesi che lo possono 
  in Europa rifornire di materie prime, e cioè principalmente: Jugoslavia, 
  Ungheria e Romania. L'Accordo, come Voi stesso ci proponeste, dovrà venire 
  presentato al mondo come un Patto di pace, che assicura alla Germania e all'Italia 
  la possibilità di lavorare in piena tranquillità per un periodo 
  abbastanza lungo di tempo.
  Vi prego, caro Ribbentrop, di voler considerare confidenziale questa decisione 
  del Duce, cosí come tenere segreta la stipulazione del Patto fino al 
  momento stesso della firma. Poiché Voi verbalmente mi accennaste al desiderio 
  che la firma abbia luogo a Berlino, Vi informo che dal giorno 23 gennaio, data 
  in cui sarò di ritorno da Belgrado, alla fine del mese potrò, 
  qualora Voi lo desideriate, recarmi nella Vostra capitale. Ma su tutto ciò 
  avremo l'opportunità di concertarci in seguito piú specificatamente.
  Con i migliori auguri, Vi mando, della mia piú viva cordialità.
  
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