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A settanta anni dalla loro redazione ecco per
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DICEMBRE 1938
COLLOQUIO CON L'AMBASCIATORE DI FRANCIA
Roma, 2 dicembre 1938 - XVII
L'Ambasciatore François-Poncet mi ha detto di avere ricevuto istruzioni
dal suo Governo di intrattenermi su due punti in relazione alle dimostrazioni
antifrancesi prodottesi avantieri alla Camera dei Deputati.
1. Egli faceva rilevare che nei corso di una seduta, numerosi Deputati prendevano
lo spunto da una frase, d'altra parte ineccepibile, nel discorso pronunciato
dal Ministro degli Esteri e richiedevano ad alta voce la cessione all'Italia
di numerosi territori che fanno parte della Repubblica francese, delle sue colonie
e dei suoi protettorati. Il Governo francese mentre esprimeva il suo rammarico
per tali dimostrazioni, doveva aggiungere che tale rammarico era reso piú
intenso dal fatto che il Capo del Governo e i Ministri presenti non avevano
fatto niente per dissociarsi dai Deputati manifestanti. Desiderava pertanto
sapere se le grida dei Deputati potevano rappresentare le direttive della politica
estera italiana.
2. Il Governo francese ricordava al Governo italiano l'esistenza degli Accordi
del 1935 che regolavano tra l'altro la questione tunisina, accordi che non sono
mai stati messi in esecuzione, benché ratificati, unicamente perché
connessi alla redazione di un regolamento che non ha maí avuto luogo.
In relazione a quanto si è prodotto avantieri, il Governo francese desiderava
conoscere dal Governo italiano se considera tuttora in vigore tali Patti e se
ritiene di poter servirsi di essi quale base delle relazioni francoitaliane.
Il signor François-Poncet ha diluito queste sue domande fondamentali
in un lungo discorso tendente a dimostrare l'assoluta necessità di riportare
su un piano di cordialità i rapporti tra l'Italia e la Francia, "cioè
tra due Paesi che possono farsi del bene e che possono anche farsi reciprocamente
il piú grande male". Debbo aggiungere che il signor Poncet ha tenuto
a dare alla conversazione un tono cordiale e a togliere al suo passo ogni carattere
di protesta.
Ho risposto al signor Poncet, per quanto concerneva la prima richiesta, che
il Governo non può prendere la responsabilità di grida lanciate
da fascisti, siano esse state lanciate nell'aula parlamentare o nelle pubbliche
piazze. Si limita a prenderne atto come indizio preciso dello stato d'animo
del popolo italiano, poiché è da tener presente che, contrariamente
a quanto la stampa francese ha asserito, nessuna dimostrazione era stata precedentemente
organizzata: non è consuetudine del Governo di compiere alla Camera nessun
gesto per sconfessare eventuali interruttori: la disciplina nell'aula è
tenuta dal Presidente della Camera il quale, come lo stesso signor Poncet ha
visto, ha suonato piú volte il campanello per richiamare al silenzio
gli interruttori. La sola manifestazione responsabile del Governo fascista era
rappresentata dal testo del mio discorso: in esso nessuno potrebbe riconoscere
alcunché destinato ad offendere la Francia.
Per quanto concerneva la seconda richiesta, ho detto al signor Poncet che la
questione che mi aveva posta era d'importanza troppo precisa perché io
potessi senz'altro assumere la responsabilità di una risposta e che quindi
avrei dovuto prendere ordini dal mio Capo. Però, a titolo preliminare
e personale, dovevo far presente che gli accordi del 1935 erano stati realizzati
con dei presupposti che non hanno poi trovato nella pratica la loro conferma:
in primo luogo l'atteggiamento non amichevole della Francia durante la campagna
etiopica. Perciò mi domandavo se tutta la questione non dovesse venire
ulteriormente esaminata sotto una nuova luce.
webmaster Fabio D'Alfonso