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COLLOQUIO FRA MUSSOLINI E VON RIBBENTROP
Roma, 28 ottobre 1938 - XVII
Ribbentrop espone i concetti che inducono il Governo del Reich a ritenere molto 
  utile, nel momento attuale, la stipulazione di un Patto di alleanza militare 
  tra Italia, Germania e Giappone. Il Führer è convinto che dobbiamo 
  contare inevitabilmente su una guerra con le democrazie occidentali nel giro 
  di pochi anni, forse tre o quattro. Dopo quanto è avvenuto a Monaco, 
  l'Asse è in posizione eccezionalmente favorevole, tanto favorevole che 
  negli stessi nostri Paesi vi è qualcuno che non riesce a rendersene esattamente 
  conto. L'alleanza oggi è da considerarsi un passo utile e prudente: bisogna 
  tener presente che un'alleanza esiste tra la Francia e la Gran Bretagna e che, 
  seppure affievolito, è ancora in vigore il Patto franco-russo. Un'eventuale 
  alleanza, secondo la proposta tedesca, non farebbe altro che metterci sulla 
  stessa linea degli altri.
  Il Führer ha finora esitato a proporre l'alleanza per le due ragioni seguenti:
  1. Riteneva che le grandi democrazie avrebbero intensificato la loro azione 
  di riarmo e che gli uomini che in Francia ed in Inghilterra rappresentano le 
  correnti di conciliazione con gli Stati totalitari sarebbero stati scossi nelle 
  loro posizioni. Adesso il Führer è giunto alla conclusione che indipendentemente 
  da ogni nuovo avvenimento politico, la Francia e l'Inghilterra hanno fatto e 
  faranno il massimo sforzo in materia di armamenti. Ciò nonostante il 
  vantaggio preso dalla Germania e dall'Italia è tanto forte che non potremo 
  piú essere raggiunti. Per quanto concerne la posizione di Chamberlain 
  e Daladier sono abbastanza bene piazzati ed anche la stipulazione di una alleanza 
  tripartita non potrebbe provocarne la caduta.
  2. L'America. Si ritiene da taluni che l'Alleanza tripartita favorirebbe l'alleanza 
  tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Il Führer è giunto a conclusioni 
  contrarie: gli Stati Uniti si isoleranno sempre piú, se si manifesterà 
  una minaccia di guerra. La crisi cecoslovacca ha provato che l'America è 
  il Paese che sa fare le ritirate piú complete e piú rapide. Anche 
  i giapponesi condividono tale giudizio: gli Stati Uniti non si vorranno immischiare 
  in nessun conflitto e tanto meno se il Giappone fosse in esso coinvolto.
  La Germania svolge una politica di grande amicizia e collaborazione col Giappone 
  dal 1933. Oggi la posizione del Giappone è formidabile: il dominio sulla 
  Cina è, o sarà tra breve, assoluto. Ormai l'obiettivo più 
  prossimo del dinamismo giapponese non è la Russia, bensí la Gran 
  Bretagna. In caso di guerra con le democrazie occidentali l'alleanza militare 
  giapponese sarà preziosa. Bisogna fin da ora preparare la collaborazione 
  militare con questo popolo. Occorre però tener presente che in Giappone 
  vi sono due correnti opposte: la corrente imperialista e quella che potremmo 
  chiamare finanziaria, che tenderebbe piuttosto ad un accordo coi Paesi democratici 
  ed alla preparazione di un lungo periodo di calma. Hitler ritiene che avendoci 
  oggi il Giappone offerto questo patto, conviene accettarlo, poiché altrimenti 
  potrebbero prevalere le forze conservatrici ed imporre l'intesa con l'Inghilterra.
  La crisi cecoslovacca ha mostrato la nostra forza. Noi abbiamo il vantaggio 
  della iniziativa e siamo padroni dell'azione. Siamo inattaccabili. La situazione 
  militare è ottima: fin dal settembre potevamo affrontare una guerra con 
  le grandi democrazie. La Germania avrebbe messo in campo, fin da principio, 
  98 divisioni.
  Espone la situazione delle forze armate: fortissimo l'esercito; fortissima l'aeronautica; 
  in via di rapido sviluppo la marina, la quale sarà tra breve sufficiente 
  ad impegnare nel Mare del Nord una notevolissima parte della flotta britannica.
  Per quanto concerne poi la situazione politica, la Cecoslovacchia si può 
  considerare liquidata. Nel settembre sarebbero occorse due settimane per completarne 
  l'invasione: oggi bastano quarantotto ore. Le frontiere tedesche sono tanto 
  ravvicinate che in taluni punti le artiglierie sono state retrocesse di alcuni 
  chilometri per impedire che battessero le altre artiglierie tedesche al di là 
  della Cecoslovacchia.
  Nei confronti della Polonia, il Reich intende continuare a sviluppare la politica 
  di amicizia, rendendosi conto di quelle che sono le necessità vitali 
  della Polonia e in primo luogo lo sbocco al mare. Vi sono altri Paesi che vogliono 
  stringere sempre piú i legami con l'Asse: Jugoslavia, Romania ed Ungheria. 
  Ad Oriente la Russia è debole e lo sarà per molti anni: tutto 
  il nostro dinamismo può dirigersi contro le democrazie occidentali. Questa 
  la ragione fondamentale per cui la Germania propone il Patto e lo ritiene adesso 
  tempestivo.
  Il Duce è d'accordo che vi sarà la guerra nel giro di pochi anni 
  tra l'Asse, la Francia e l'Inghilterra. Ciò è nel dinamismo storico. 
  Si è determinata una frattura insanabile fra i due mondi. Bisogna riconoscere 
  che tra Londra e Parigi esiste una alleanza difensiva simile a quella che ora 
  viene proposta dalla Germania. Inoltre sono già in atto contatti tecnici 
  fra gli Stati Maggiori. Tra l'Italia e la Germania invece non esistono Patti 
  scritti, poiché ormai si possono considerare sorpassati i Protocolli 
  di Berchtesgaden che contemplavano problemi contingenti. Esiste il Patto anticomunista 
  di Roma, in cui predomina il carattere ideologico e che ci impegna a fondo insieme 
  col Giappone. Non si deve però dimenticare che tra l'Italia e la Germania 
  vi è la solidarietà dei regimi, nonché l'interesse reciproco 
  di aiutarsi anche se l'impegno non è consacrato in un documento ufficiale. 
  L'attitudine dell'Italia è stata chiara nel passato e lo sarà 
  sempre quando fossero in giuoco le sorti dei due Regimi.
  Crede che si debba arrivare alla conclusione di questa alleanza, ma fa una precisa 
  riserva sul momento in cui converrà stringere tale Patto. Premette che 
  si esprimerà con la chiarezza che è doverosa verso gli amici e 
  che considera l'alleanza un impegno sacro che si deve in qualsiasi evenienza 
  rispettare ed eseguire al cento per cento. Perciò bisogna fare un esame 
  della situazione in Italia. L'Asse ormai è popolare: gli italiani sono 
  fieri di questo sistema politico che ha già dato cosí formidabile 
  prova nelle recenti vicende mondiali. Nei confronti però dell'Alleanza 
  militare l'opinione pubblica sarebbe in alcuni suoi settori ancora impreparata. 
  L'aviazione è favorevole, la marina abbastanza favorevole, l'esercito 
  favorevole nei bassi gradi, mentre nei medi gradi e sopratutto negli alti gradi 
  esistono ancora dei larghi settori di riserbo. Resta bene inteso che quando 
  il Governo deciderà tale alleanza tutti obbediranno e nessuna obiezione 
  verrà mossa.
  I contadini ed anche gli operai sono simpatizzanti con la Germania nazista e 
  vedrebbero con favore qualsiasi nuovo impegno. La borghesia invece meno. La 
  borghesia continua a guardare Londra con un certo interesse e ciò perché 
  i borghesi identificano erroneamente la potenza con la ricchezza. Un'altra ragione 
  di freddezza nei confronti di un'alleanza con la Germania sarebbe rappresentata 
  dalla lotta tra il Nazismo e il Cattolicesimo, mentre l'Accordo diventerebbe 
  molto popolare se una distensione in materia religiosa si determinasse in Germania.
  Il Duce afferma che è sua volontà di fare questa alleanza allorché 
  l'idea sia stata fatta convenientemente maturare nelle grandi masse popolari. 
  Oggi ancora non lo è. Il popolo italiano è giunto alla fase "Asse": 
  non ancora a quella dell'alleanza militare. Vi può del resto giungere 
  molto rapidamente.
  Il Duce continua affermando che lo stesso Asse comporta, come è stato 
  provato dagli avvenimenti recenti, un concetto di solidarietà militare 
  anche senza un Patto di alleanza. Quando questo Patto sarà fatto, la 
  preparazione spirituale del popolo italiano dovrà essere compiuta in 
  modo tale da assicurare una entusiastica accoglienza a tale evento.
  Ribbentrop domanda se il popolo italiano non potrebbe già fin d'ora ravvisare 
  in un Patto del genere uno strumento di difesa e di espansione dell'Impero. 
  Il Duce ritiene di sí. Del resto il popolo è convinto che tra 
  l'Italia e la Germania esiste 1a piú assoluta solidarietà di fatto. 
  In settembre avevamo mobilitato 400 mila uomini alla frontiera francese ed eravamo 
  pronti ad attticcare la Francia. È convinto che con la Francia dovremo 
  un giorno regolare molte partite in sospeso, che non potranno essere liquidate 
  senza la guerra. La Francia non rispetta che i popoli che l'hanno battuta.
  Ribbentrop ripete alcune argomentazioni di carattere militare e dice che in 
  caso di guerra Italia e Germania potrebbero mettere in campo 200 divisioni che 
  al comando del Duce e del Führer raddoppierebbero di potenza. Il Duce è 
  d'accordo nel ritenere che le forze italo-tedesche unite sono imbattibili, non 
  soltanto per la loro preparazione materiale quanto perché si tratta di 
  eserciti politici e la storia ha provato che gli eserciti si battono in ben 
  altra maniera quando sono portatori di una fede politica. Ribadisce però 
  il fatto che le condizioni per una alleanza devono tuttora maturare. Non esclude 
  nemmeno che il Papa, col quale le nostre relazioni sono piuttosto tese, possa, 
  di fronte all'alleanza, compiere un gesto che metterebbe in una situazione difficile 
  molti cattolici. Assicura che nel frattempo niente sarà fatto tra noi, 
  la Francia e l'Inghilterra. Con l'Inghilterra esiste il Patto di aprile che 
  tra poco entra in vigore, ma che nel frattempo ha perso molto della sua importanza. 
  Coi francesi la situazione continua ad essere estremamente difficile. Allorché 
  l'alleanza tra noi e la Germania apparirà matura, bisognerà fissarne 
  gli obiettivi. Noi non dobbiamo fare un'alleanza puramente difensiva. Non ve 
  ne sarebbe bisogno perché nessuno pensa di attaccare gli Stati totalitari. 
  Vogliamo invece fare un'alleanza per cambiare la carta geografica del mondo. 
  Per questo bisognerà fissarci gli obiettivi e le conquiste: per parte 
  nostra sappiamo già dove dobbiamo andare.
  Ribbentrop concorda col Duce su questa concezione dell'alleanza e conferma che 
  il Mediterraneo è destinato a divenire un mare italiano. La Germania 
  intende agire a tale fine. Per due volte l'Italia ha dato prova della sua amicizia 
  verso la Germania. Adesso è la volta dell'Italia di profittare dell'aiuto 
  tedesco. L'opinione pubblica in Germania è tutta favorevolissima all'intesa 
  e anche all'alleanza con l'Italia. Se vi sono ancora in certe classi borghesi 
  dei mormoratori, bisogna tener presente che si tratta di persone che non contano 
  piú niente nella vita del Paese e che sono nemici anche del Nazionalsocialismo. 
  Confidenzialmente aggiunge che il Führer sta preparando un'altra fondamentale 
  epurazione che ricorderà quella compiuta il 4 febbraio.
  Passando ad altri argomenti, viene esaminato il problema dei rapporti ceco-magiari 
  e si decide in favore di un arbitrato dell'Asse da farsi in Vienna mercoledí 
  2 novembre. In relazione alla Spagna viene deciso di continuare ad aiutare Franco 
  con l'invio di armi ed altri rifornimenti di guerra. Il colloquio ha termine 
  alle ore 20.
  
  
  webmaster Fabio D'Alfonso