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I PIROSCAFI INGLESI BOMBARDATI IN SPAGNA
Roma, 28 giugno 1938-XVI
Lord Perth, premettendo che non parlava in forma ufficiale, ha richiamato la
mia attenzione sugli effetti che i bombardamenti eseguiti dagli aeroplani nazionali
contro i piroscafi britannici producono sulla opinione pubblica inglese. Poiché
è noto che quasi tutti gli aeroplani che agiscono in Spagna sono italiani,
così come italiani ne sono i membri dell'equipaggio, nel pubblico e nel
Parlamento inglese si sta creando una viva sensazione di disagio nei confronti
del nostro Paese. Anche la stampa italiana, che in più di una occasione
ha esaltato le recenti azioni di guerra degli aviatori italiani, ha contribuito
a determinare e a tener vivo questo stato di eccitazione a Londra.
L'Inghilterra continua a dare prova di una grande pazienza e, nonostante quanto
è accaduto anche in questi ultimi giorni, intende di mantenersi strettamente
fedele alla politica del non intervento. Ma l'opinione pubblica reclama dal
Governo un'azione più energica. Si fa ormai apertamente l'accusa a Chamberlain
di non saper proteggere gli interessi del proprio Paese e il più grave
è che tale accusa non è fatta soltanto dalle opposizioni, ma anche
da una parte del partito conservatore. La posizione personale di Chamberlain
ne risulta scossa. Se la sua politica dovesse venir condannata, ne risulterebbero
certo delle conseguenze pericolose per il buon andamento dei rapporti italo-britannici.
Lord Perth ha concluso la sua esposizione dicendo che rinnovava la preghiera
al Governo italiano perché volesse usare tutta la sua influenza su Franco
al fine di far cessare tali bombardamenti. Ho risposto a Lord Perth che una
tale influenza è sempre stata spiegata nei limiti del possibile, ma che
si deve tener presente che l'impiego dei mezzi bellici e la condotta della guerra
è lasciata, per evidenti ragioni, al Comando spagnolo (a questo punto
Lord Perth mi ha interrotto dicendo: "Se l'aveste invece diretta voi sarebbe
già finita da un pezzo"). Il Governo britannico si deve rendere
conto delle dure necessità di guerra che impongono a Franco azioni drastiche
contro coloro che, rifornendo di armi e munizioni i Governi di Barcellona e
di Valenza, determinano il prolungarsi del conflitto. I piroscafi che sono nei
porti non possono essere considerati alla stregua dei veri battelli britannici.
Non sono che dei contrabbandieri. Comunque mi risulta che Franco, al fine di
facilitare una soluzione della crisi attuale, aveva preso le se- guenti disposizioni:
1. proibito di attaccare qualsiasi vapore britannico in navigazione; 2. cercare
di discriminare, per quanto possibile, nei porti la nazionalità delle
navi in favore della bandiera inglese; 3. stabilire un porto franco nel quale
la navigazione internazionale avrebbe potuto fare scalo per rifornire di merci
permesse i Governi rossi della Spagna. È evidente che tali concessioni
rappresentavano già una larga falla in quello che avrebbe dovuto essere
il rigido sistema di blocco. Comunque Franco era disposto a fare questo sacrificio
per facilitare le buone relazioni con Londra. Al di là di quanto esposto,
non mi pareva possibile richiedere a Franco altre limitazioni alla sua libertà
di azione.
Lord Perth mi ha ringraziato di quanto avevo detto ed ha insistito affinché
io richiamassi l'attenzione del Duce sulla gravità della situazione che
si sta producendo. Avviandosi all'uscita, mi ha chiesto quando sarei stato in
grado di dargli risposta ai due quesiti posti nel nostro ultimo colloquio. Ho
risposto che attendevo ancora ordini dal Duce e che credeva di poterlo rivedere
tra qualche giorno. Egli ha aggiunto risultargli che Bonnet è in molto
favorevole stato d'animo nei confronti dell'Italia e personalmente suggeriva
di cogliere una tale occasione propizia, tanto più che il Parlamento
è chiuso, per riannodare le conversazioni con la Francia. Ho lasciato
assolutamente cadere questa sua apertura.
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webmaster Fabio D'Alfonso