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COLLOQUIO CON L'AMBASCIATORE TURCO
Roma, 23 giugno 1938 - XVI
Ho ricevuto l'Ambasciatore di Turchia, di ritorno da un viaggio ad Ankara. Dopo
avermi ripetuto le consuete espressioni di amicizia da parte di Rustu Aras,
mi ha detto che questi, al fine di rendere più intense le relazioni politiche
tra l'Italia e il suo Paese, aveva pensato di proporre la stipulazione di un
Patto per il Mediterraneo Orientale, patto per cui, oltre l'Italia e la Turchia,
avrebbero dovuto dare l'adesione anche le altre Potenze interessate. Ho risposto
all'Ambasciatore che avrei riferito al Duce tale suggerimento, ma che in via
personale e preliminare dovevo fargli rilevare che un tale Patto mi sembrava
superfluo per il suo contenuto, dati gli impegni internazionali già esistenti
in merito e contrario al nostro stile diplomatico per il suo carattere di Patto
collettivo. Indipendentemente da ciò non vedevo per quale ragione avremmo
dovuto cercare in nuovi strumenti diplomatici il motivo di più intense
relazioni con la Turchia, dato che i rapporti fra i due Stati sono attualmente
corretti e che nessun ostacolo esiste a renderli sempre migliori.
L'Ambasciatore mi ha infine parlato della situazione del Sangiaccato e mi ha
detto che ad Ankara si considera la settimana prossima come cruciale per tale
questione. In realtà, se il Governo francese non lascerà entrare
le truppe turche, esse entreranno ugualmente per forza. Ciò è
ormai deciso e sono previste e preventivate tutte le possibili conseguenze.
In Turchia si ritiene che la Francia non reagirà. Però anche se
dovesse reagire si entrerebbe nel Sangiaccato ugualmente.
Per parte mia non ho mancato di confermare l'Ambasciatore nella sua opinione
che la Francia non agirà anche se vivamente provocata e ho discretamente
incitato i turchi all'azione. Qualunque situazione ne debba sorgere si risolverà
in una grave crisi per la Francia e comunque in una perdita di prestigio in
tutto l'Oriente. Cosí almeno si giudica ad Ankara.
webmaster Fabio D'Alfonso