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DICEMBRE 1937
VINCOLI D'AMICIZIA ITALO-JUGOSLAVI
Roma, 11 dicembre 1937 - XVI
Nei colloqui che hanno avuto luogo a Palazzo Venezia il 6 ed il 7 dicembre,
il Presidente Stoiadinovic ha cominciato con l'affermare che la Jugoslavia intende
procedere sulla via tracciata dagli Accordi di Belgrado nel marzo scorso. I
risultati del Patto sono stati finora ottimi. Una collaborazione piú
intensa in tutti i domini potrà aver luogo in avvenire. Frattanto il
Presidente Stoiadinovic si è dichiarato incaricato, da parte del Reggente
Paolo, di dire al Duce che in futuro, in qualsiasi combinazione politica, la
Jugoslavia non si troverà mai nel campo avverso all'Italia.
Il Duce ha preso atto di tali dichiarazioni ed ha, per parte Sua, confermato
l'intenzione di determinare un progressivo e continuo rinsaldamento dei vincoli
di amicizia fra l'Italia e la Jugoslavia.
Spagna. - Il Presidente Stoiadinovic chiede di conoscere il giudizio del Duce
sulla situazione spagnola. Il Duce fa il punto su tale situazione e conclude
dicendo che il Generale Franco ha avuto nel passato precise prove della amicizia
italiana e che tale amicizia lo sosterrà fino al raggiungimento della
vittoria che ormai non appare piú dubbia.
Il Presidente Stoiadinovic dice che ha seguito con la piú viva simpatia
il nostro atteggiamento in Spagna e comunica che la Jugoslavia ha deciso di
inviare a Salamanca un agente diplomatico. Aggiunge che d'altra parte, dall'inizio
della rivoluzione in poi, i rapporti della Jugoslavia con Madrid sono stati
praticamente inesistenti.
Inghilterra e Francia. - Il Presidente Stoiadinovic parla del suo recente viaggio
a Parigi ed a Londra. Tale viaggio non ha ottenuto nessun risultato pratico.
A Londra, nei colloqui avuti con i più eminenti uomini politici, ha tratto
la convinzione che l'Inghilterra, mentre si prepara a ricostruire le sue flotte
aerea e navale, non sarà mai in grado di possedere un'armata terrestre
data la netta avversione dell'Inghilterra al servizio militare obbligatorio.
Ciò verrà a mettere la Gran Bretagna in una posizione di inferiorità.
Il Presidente Stoiadinovic ha rimarcato come nei confronti dell'Italia sussista
tuttora da parte inglese la piú viva preoccupazione. Ricorda che durante
il conflitto etiopico, l'Addetto militare britannico a Belgrado gli confidò
che la flotta inglese non avrebbe potuto agire contro l'Italia per timore delle
cosí dette squadriglie aeree della morte. Il Duce espone la situazione
delle nostre relazioni con Londra e dice che per parte Sua è tuttora
disposto a mettersi d'accordo con l'Inghilterra a condizioni però che
detto accordo sia comprensivo di tutte le questioni in sospeso e a carattere
duraturo. Per quanto concerne la Francia, il Presidente Stoiadinovic non nasconde
il suo profondo dissentimento all'opera del fronte popolare. Rimarca che sopratutto
esistono numerose correnti in senso diverso che impediscono ogni positiva decisione.
Lo stesso Esercito, per il suo carattere esclusivamente difensivo, può
trovarsi un giorno di fronte ad una profonda crisi materiale e psicologica.
La Francia in questi ultimi tempi ha insistito perché un patto di mutua
assistenza venisse stretto tra Parigi e i tre Paesi della Piccola Intesa. Questo
è anche lo scopo del viaggio che Delbos sta attualmente compiendo. Stoiadinovic
si è formalmente opposto ad un tale patto e ancora piú ferma resistenza
opporrà alle nuove pressioni che gli verranno fatte. Un accordo di tale
natura, oltre ad essere antinaturale e praticamente non eseguibile, verrebbe
a creare delle inconcepibili assurdità e controsensi quando si pensa
alla situazione determinata dai Patti che legano bilateralmente alcuni degli
Stati che dovrebbero far parte di tale combinazione.
Il Presidente Stoiadinovic informa che la Francia, preoccupata della sua politica
estera, ha suscitato contro di lui in passato una forte campagna di opposizione.
Con l'aiuto del Reggente Paolo egli ha superato la crisi ed ora le forze avverse
sono state sgretolate. Approfitterà di questa situazione per allargare
la base popolare del suo Governo attraverso la costituzione, già in corso,
di un gran partito che avrà principalmente lo scopo di organizzare le
forze giovanili jugoslave. Tutto ciò determinerà un sempre più
preciso avvicinamento al sistema politico formato dai paesi autoritari ed un
distacco dalla Francia.
Ungheria e Austria. - I rapporti tra la Jugoslavia e l'Ungheria sono notevolmente
migliorati in questi ultimi giorni. Il Presidente Stoiadinovic crede che, anche
dopo le elezioni, Tatarescu affronterà eventuali conversazioni con l'Ungheria
in vista di arrivare ad una distensione tra Budapest e Bucarest. Egli lo incoraggia
su questa strada perché ciò renderebbe possibile un'intesa anche
tra la Romania e l'Italia. Il Duce dice infatti che tra l'Italia e la Romania
le relazioni sono cordiali e che i rapporti economici si vanno sempre piú
intensificando. Però nessuna intesa formale avrà luogo senza il
beneplacito di Budapest, cui Roma continua ad essere strettamente e cordialmente
legata.
Interrogato sulla questione austriaca, il Duce espone la situazione ed il nostro
punto di vista in merito, cosí come risulta dai colloqui avuti con i
dirigenti del Reich in varie occasioni e con Schuschnigg a Venezia nell'aprile
scorso. Il Presidente Stoiadinovic concorda appieno sulla nostra formula.
Cecoslovacchia. - Prima della sua partenza per Roma, il Governo di Praga ha
pregato Stoiadinovic di accertare nei suoi colloqui se vi erano delle possibilità
di una collaborazione fra l'Italia e la Cecoslovacchia, che valesse a migliorare
la situazione internazionale di questo Paese. Nel comunicare quanto precede
Stoiadinovic aggiunge che egli stesso si rende perfettamente conto della difficile
condizione cecoslovacca e che, nel trasmettere la comunicazione, non aggiunge
nessuna sua parola di raccomandazione o di pressione.
Il Duce risponde che l'Italia non può e non desidera comunque intervenire
in favore di Praga. La Cecoslovacchia si trova a dover fronteggiare una situazione
difficilissima che a noi non interessa direttamente, mentre invece pone contro
i cecoslovacchi i nostri amici tedeschi e ungheresi. L'Italia non può
quindi che lasciar cadere ogni profferta proveniente da Praga.
Intesa balcanica. - Il Presidente Stoiadinovic fa il punto delle sue relazioni
con Atene ed Ankara. Dice anche che Rustu Aras lo ha pregato di far conoscere
a Roma i sentimenti amichevoli della Turchia, ma, personalmente, aggiunge un
giudizio severo nei confronti del Ministro degli Esteri turco.
Il Duce riassume l'andamento dei nostri rapporti con Ankara ed Atene in questi
ultimi anni. Dice che per parte nostra siamo intenzionati di mantenere alle
relazioni con questo Paese un'intonazione nettamente cordiale; ma deve osservare
che, specialmente dopo la firma del Patto di Belgrado, si è rivelato,
sia in Grecia che in Turchia, un piú marcato nervosismo e un tono di
diffidenza non soltanto verso l'Italia, ma anche verso la Jugoslavia. Ciò
dipende dal fatto che i turchi ed i greci sentono ora maggiormente la forza
di gravitazione degli slavi verso il Bosforo e l'Egeo. Stoiadinovic afferma
che una tale impressione del Duce è corroborata da molte prove. I rapporti
tra Jugoslavia da una parte e Grecia e Turchia dall'altra, per quanto formalmente
correttissimi, sono stati in tempi recenti alterati nella loro sincerità.
Ciò però non preoccupa il Governo di Belgrado. Stoiadinovic aggiunge
che anche nei confronti della Grecia e della Turchia intende sempre più
armonizzare la sua politica con quella di Roma.
Società delle Nazioni. - Il Duce comunica a Stoiadinovic che è
sua intenzione di abbandonare la Società delle Nazioni l'11 dicembre.
Avrebbe già compiuto un tale gesto da qualche giorno se non vi fosse
stata in corso la visita del Presidente jugoslavo a Roma. Se Stoiadinovic crede
che il ritiro dalla Società delle Nazioni immediatamente dopo la sua
partenza dall'Italia possa dar luogo a polemiche a lui nocive, il Duce è
disposto a ritardare di alcuni giorni l'avvenimento. Il Presidente jugoslavo
approva incondizionatamente la decisione del Duce e dice che scriverà
personalmente il commento all'avvenimento nel senso che con l'uscita dell'Italia
da Ginevra la Società delle Nazioni viene a perdere ogni funzione e valore.
Esamìnati punti di minore importanza, viene riaffermata la volontà
di una stretta collaborazione in ogni settore e, al fine di intensificare gli
scambi fra i due Paesi, si decide l'invio di alcune missioni jugoslave militari
e tecniche che possano prendere una più particolareggiata conoscenza
delle nostre forze produttive e un piú diretto contatto con le nostre
forze armate.
webmaster Fabio D'Alfonso