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LUGLIO 1937
ISTRUTTORI AERONAUTICI IN CINA
Roma, 19 luglio 1937-XV
Ho ricevuto l'Ambasciatore Sugimura in visita di congedo.
Con riferimento alla situazione creatasi nella Cina del Nord mi ha detto che
l'atteggiamento cinese è tale da far ritenere quasi inevitabile lo scoppio
del conflitto. I giapponesi stanno concentrando numerose divisioni e poiché
il trasporto richiede qualche tempo non è da prevedere un immediato inizio
di operazioni. Ma, salvo un cambiamento di politica cinese, esso inevitabilmente
avrà luogo tra non molto. È convincimento dei giapponesi che dietro
ai cinesi, Mosca stia manovrando la sua azione antinipponica. Non è quindi
da escludere che il conflitto cino-giapponese possa, ad un certo momento, estendersi
anche ai Soviet. Su questo argomento però Sugimura fa molte riserve,
poiché ritiene che i russi saranno cauti prima di attaccare i giapponesi
e poiché, a suo avviso, gli stessi militari giapponesi preferirebbero
migliorare gli armamenti nazionali prima di misurarsi con i russi. Però
se la provocazione russa dovesse continuare, il conflitto sarebbe inevitabile.
Intanto (e questo me lo ha detto in via strettamente confidenziale) la prima
azione giapponese tenderà a spezzare la linea di comunicazione che esiste
tra Irkutsk e Pekino, per impedire il congiungimento delle forze russo-cinesi.
In questo stato di cose, l'Ambasciatore Sugimura ha richiamato la mia attenzione
sul fatto che l'aviazione cinese è istruita da ufficiali italiani ed
in gran parte composta da materiale italiano. Egli mi ha detto di rendersi ben
conto che se non fossero stati gli italiani a prendere piede nel campo aviatorio
in Cina, lo stesso lavoro lo avrebbero compiuto gli inglesi, gli americani o
forse gli stessi russi. Riteneva però di richiamare la mia attenzione
sulla eventuale posizione dei nostri ufficiali in caso di conflitto aperto tra
la Cina e il Giappone.
Gli ho risposto che noi avevamo svolto in Cina un'attività puramente
didattica e commerciale e che comunque i nostri ufficiali non erano affatto
obbligati a partecipare ad azioni di guerra con le forze cinesi. Gli ho assicurato
che, mentre per il momento il problema non si poneva, quando la situazione fosse
maturata, noi non avremmo mancato di esaminare e risolvere la questione tenendo
presenti anche i solidi legami di amicizia che ci uniscono al Giappone e la
sua attività antibolscevíca nell'Estremo Oriente.
webmaster Fabio D'Alfonso