A settanta anni dalla loro redazione ecco per
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FEBBRAIO 1937
COLLOQUIO COL MINISTRO
DEGLI AFFARI ESTERI DI TURCHIA
Milano, 4 febbraio 1937-XV
Il primo colloquio con Rustu Aras è stato dedicato all'esame dei rapporti
fra i due Paesi e ad un giro di orizzonte relativo alla situazione generale.
Rustu Aras ha cominciato col fare delle dichiarazioni smisurate e goffe di amicizia
per l'Italia e di ammirazione per il Duce. Risparmio la serie di acrobazie che
ha compiuto per riuscire a dimostrare, attraverso l'elencazione di manifestazioni
tutte negative, quello che sarebbe stato il suo sempre favorevole atteggiamento
nei confronti dell'Italía. Gli ho risposto che, mentre stavamo per aprire
una nuova pagina nel libro delle relazioni italo-turche, non valeva la pena
di fare il processo al passato, sul quale noi eravamo fissati e documentati:
fatto che impediva di modificare i giudizi ormai in noi maturi.
Riassurno brevemente i vari argomenti trattati:
Conferenza di Montreaux. - Ho ricapitolato le ragioni che ci avevano impedito
di dare l'adesione iniziale alla Conferenza di Montreaux. Egli ne era edotto.
Ho detto che per il futuro non vedevamo difficoltà di merito a dare la
nostra adesione, ma che noi soli ci consideravamo arbitri della scelta del momento
opportuno. Naturalmente avremmo dato la nostra adesione con due condizioni:
1° di venire ad assumere una figura identica a quella degli Stati firmatari
originariamente; 2° di formulare le stesse riserve del Giappone per quanto
concerne i legami tra il Covenant e la Convenzione di Montreux.
Aras ha senz'altro approvato questo nostro punto di vista ed ha manifestato
la sua soddisfazione per le nostre decisioni.
Gli ho fatto allora presente che la Turchia, nei riguardi della situazione etiopica,
non aveva ancora proceduto ad un riconoscimento de iure, mentre già altri
Stati, membri della Lega, avevano fatto ciò. Aras mi ha detto che tornando
a Costantinopoli, studierà di risolvere la questione, adottando in pratica
la formula giapponese e cioè che non fa differenza tra il riconoscimento
de jure e quello de facto e che, riconoscendo l'Impero, come la Turchia ha già
fatto da alcuni mesi, egli intendeva compiere un gesto formalmente e sostanzialmente
completo.
Gli ho parlato allora dell'armamento delle isole del Dodecaneso. È una
cosa sgradevole per noi, e certamente inutile, quella di continuare da parte
turca a protestare contro tali armamenti, considerandoli quasi una minaccia
diretta verso la Turchia. Le Isole del Dodecaneso rappresentano una tappa nella
via delle comunicazioni imperiali, alla cui sicurczza intendiamo provvedere
nel modo piú efficace e completo.
Aras ha preso atto delle mie dichiarazioni ed ha assicurato che la Turchia presta
completa fede a quanto era stato detto e che per l'avvenire ogni polemica circa
l'armamento di Leros sarà evitata.
"Status quo" nel Mediterraneo. - Aras ha manifestato la sua piú
alta soddisfazione per il raggiungimento del gentlemen's agreement tra l'Italia
e l'Inghilterra. Ha riaffermato che la Turchia intende svolgere ogni sua politica
sulle seguenti basi: Mar Nero, collaborazione e amicizia con la Russia; Mediterraneo,
stretta intesa con l'Italia e la Grecia; collaborazione amichevole con l'Inghilterra;
rispetto verso gli altri Paesi. I soli patti che la Turchia abbia nel Mediterraneo
sono quelli che la legano a Roma e ad Atene? Con l'Inghilterra invece non esiste
carta scritta. I rapporti si basano su un parallelismo di interessi e di azione.
Con la Francia le relazioni sono migliorate in seguito all'accordo per il Sangiaccato.
Da Parigi si insiste adesso per avere un trattato con la Turchia, ma Ankara
non è favorevole e comunque la cosa deve essere rinviata a tempi migliori.
Niente sarà fatto senza previa consultazione con l'Italia. Per quanto
concerne poi la Spagna, nonostante i solidi legami di amicizia che uniscono
la Turchia alla Russia, il Governo turco non sarebbe affatto favorevole alla
costituzione di uno Stato sovietico nella Penisola Iberica. Nella pratica, la
Turchia ha in questi mesi rifiutato qualsiasi appoggio ai trasporti russi che
invece hanno trovato base, rifornimento e sostegno nei porti francesi. La Turchia,
pur non avendo particolari ragioni pro e contro, vedrebbe con piacere, se non
altro per ragioni ideologiche, il consolidamento del Governo franchista.
Situazione balcanica. - L'amicizia con la Grecia è messa alla base di
tutta la politica turca nei Balcani; poi i buoni rapporti con la Jugoslavia.
Essi non sono stati alterati dalla recente stipulazione del Patto bulgaro-jugoslavo,
anzi, Aras personalmente è stato molto favorevole a questa pacificazione
fra slavi antibolscevichi, sulla cui solidità e stabilità fa però
molte riserve. Ha dichiarato che vede con piacere i1 nostro riavvicinamento
con la Jugoslavia, anche perché facilita il riavvicinamento tra la Jugoslavia
e l'Ungheria, Nazione alla quale il popolo turco è legato da profondi
sentimenti di amicizia. Io, anche per desiderio degli jugoslavi, non ho affatto
parlato, ad Aras, delle trattative in corso, che egli ignora.
Nel secondo colloquio, che ha avuto luogo nel pomeriggio, sono state particolarmente
esaminate questioni di corrente amministrazione o locali in sospeso. Rustu Aras
ha dato le piú ampie assicurazioni per una soluzione favorevole. Vedremo...
A sua volta mi ha parlato di alcuni problemi secondari e, cosa abbastanza importante,
mi ha accennato al progetto di un cavo telefonico Ankara-Atene-Tirana-Roma,
con lo scopo di convogliare, attraverso l'Italia, tutte le comunicazioni dalla
Grecia e dalla Turchia, che adesso invece passano per l'Europa centrale e per
Parigi. Il progetto è interessante tanto piú che il nostro contributo
si limiterebbe a stendere il cavo attraverso l'Adriatico.
Alla fine del secondo colloquio sono stati ricevuti i giornalisti, ai quali
Aras ha fatto le note dichiarazioni. Il Comunicato da noi precedentemente redatto,
è stato da lui integralmente approvato. Egli ha tenuto ad esprimere la
sua soddisfazione perché esso valeva a dare un'idea esatta dei risultati
del colloquio e a preparare ulteriori sviluppi della iniziata collaborazione.
La visita, piú che di un convegno politico, ha avuto l'aspetto di una
cerimonia di redenzione. Rustu Aras sapeva di essere venuto in Italia per fare
sopratutto l'atto di contrizione. Bisogna riconoscere che ha recitato il mea
culpa con un'ammirevole impudenza. Se fosse ancora al Governo, a quest'ora vedremmo
Titulescu salire anche lui languidamente le scale di una qualsiasi Prefettura
del Regno...
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