A settanta anni dalla loro redazione ecco per la
prima volta in rete i documenti che Galeazzo Ciano
allegava al suo DIARIO

 

 


COLLOQUIO DEL DUCE CON HERMANN GÖRING

 

(NOTA: Al colloquio, che durò 2 ore, erano presenti anche il conte Ciano e il Consigliere di legazione Schmidt: è quest'ultimo a firmare la relazione dell'incontro)

 

Roma, 23 gennaio 1937-XV (Palazzo Venezia)

Ad una domanda del Duce circa le impressioni del suo viaggio in Italia, il Ministerpräsident Göring rispose che, di tutto quanto egli ha veduto e sentito, riporterà in Germania una forte impressione; in modo particolare lo ha interessato la sua visita a Guidonia. Egli ha constatato che l'Arma Aerea italiana è animata da un forte ottimismo - il che è perfettamente naturale e da approvare. In ciò vi è però anche un certo pericolo di sopravalutare la forza di combattimento dell'Arma Aerea rispetto alla Marina. Anche in Germania ci si è occupati della questione della forza relativa all'Arma Aerea; egli (Ministerpräsident Göring) non crede che una forza aerea possa distruggere, in modo veramente decisivo, una flotta navale. A tale proposito sono state fatte esperienze con bombe da 250 kg. lanciate sull'incrociatore spagnuolo Jaime: nonostante che la nave sia stata centrata, tanto da far esplodere perfino le camere delle munizioni, essa ha potuto - per quanto con forte inclinazione laterale - raggiungere il porto ed essere riparata in modo da essere rimessa in servizio. Da questa esperienza risulterebbe chiaramente che gli aeroplani non sono in grado di distruggere navi corazzate.
Il Duce ammise di avere egli pure dei dubbi circa l'impiego dell'Arma Aerea contro la Marina. Anche in Italia ci si troverebbe a tale proposito ancora nello stadio delle riflessioni. Il Ministerpräsident Göring rilevò poi la protezione straordinariamente forte delle navi in rapporto alla superficie da proteggere dato che tutte le navi da guerra dispongono di un forte numero di cannoni controaerei. C'è inoltre la difficoltà che da alte quote difficilmente si possono colpire le navi, mentre le bombe, lanciate da quote troppo basse, non hanno la necessaria forza di penetrazione. Si è poi fatta l'esperienza che i siluri, lanciati dagli aeroplani, molto spesso passano sotto il bersaglio poiché - data la loro posizione di partenza, che è piú alta di quella dei siluri delle navi, - ben spesso essi s'immergono, anziché galleggiare, immediatamente sotto la superficie dell'acqua. Nonostante ciò si deve tuttavia tener conto che un'Arma Aerea può affaticare e logorare forze navali cacciandole continuamente fuori dai porti; l'aviazione non potrebbe però distruggere una flotta navale. Il Führer aveva posto al Ministerpräsident Göring ufficialmente il quesito, se non fosse meglio impiegare il denaro necessario per la costruzione di una nave da 35.000 tonnellate per la costruzione di aeroplani. Nonostante la sua carica di Ministro dell'Aeronautica egli non aveva potuto, dopo una ponderata riflessione, sconsigliare la costruzione della nave da 35.000 tonnellate. Quale miglior soluzione egli aveva soltanto proposto di costruire la nave e di stanziare la stessa somma per l'ulteriore sviluppo dell'Arma Aerea. Bisogna a tutti i costi tener d'occhio gli armamenti navali considerando anche che l'Inghilterra sta costruendo 5 navi corazzate in soprannumero al suo programma regolare.
Il Duce rispose che prossimamente l'Italia avrà 4 nuove navi, e precisamente: due navi trasformate e due navi nuove da 35.000 tonnellate, cosicché l'Italia finirà per avere in tutto 8 navi corazzate. A queste si aggiungono 24 navi da 8000 tonnellate ognuna di tipo Condottieri, nonché 100 sommergibili.
Il Ministerpräsident Göring fece allora presente che l'Italia con 8 navi, la Germania con altre 8 ed il Giappone con almeno altre 12 costituirebbero una forza navale molto considerevole rispetto ad altri Paesi. In Germania si è, d'altra parte, straordinariamente contenti del fatto che l'Italia abbia trovato un modus vivendi con l'Inghilterra. Il Duce sottolineò l'importanza di una forte flotta navale, soltanto questa può assicurare all'Italia la libertà nella mia politica continentale.
Il Ministerpräsident Göring aggiunse allora che, con la sua campagna abissina, l'Italia ha dato la prova di saper portare a termine la sua politica anche senza l'Inghilterra, il che nei tempi passati era sempre stato ritenuto come cosa impossibile.
Il Duce dichiarò che l'Italia si tiene per quanto possibile riservata nei riguardi dell'Inghilterra, senza però misconoscere che per esempio l'ultimo discorso di Eden è stato considerato particolarmente cattivo, diretto contro l'Italia e la Germania. Il Duce è del parere che, quando il Führer parlerà prossimamente, questi dovrebbe tenere un discorso molto forte (eine sehr starke Rede), poiché la Germania ha un esercíto ed un'Arma Aerea forti e fra breve essa sarà molto forte anche per mare. Nei discorsi inglesi si vede sempre ritornare il vecchio progetto di offrire alla Germania dei vantaggi economici per avere in compenso delle concessioni nel campo politico. Questo è un gioco vile, già ripetutamente tentato, anche altrove, dall'Inghilterra.
Il Ministerpräsident Göring espresse al riguardo la convinzione che il Führer, nel suo prossimo grande discorso davanti al Reichstag, sottolineerà molto fortemente l'asse Berlino-Roma e rileverà, sulla scorta di numerosi esempi degli anni scorsi, la falsità della politica degli Stati democratici. Si dovrebbe inoltre respingere la pretesa che Eden, nel nome dell'Inghilterra, si assuma arie di Gouvernante del mondo, dichiarando che simili consigli dell'Inghilterra sono privi d'interesse per la Germania. Al Governo tedesco importa poco se una cosa susciti in Inghilterra un'impressione buona o cattiva; la politica tedesca appare basata su interessi prettamente tedeschi. La Germania considera con grande diffidenza l'idea di nuove conferenze aventi per oggetto l'economia mondiale oppure le materie prime, e a tale proposito essa mantiene un atteggiamento di attesa. In via non ufficiale si è fatto sapere alla Germania che si sarebbe disposti a farle delle concessioni, ma a condizione che essa abbandoni dapprima il piano quadriennale.
Nei riguardi della politica francese la Germania non ci vede molto chiaro. Negli ultimi tempi la Francia ha piú del solito dato segni di voler giungere ad un modus vivendi con la Germania. Il Führer risponde a questi tentativi dicendo di avere già più volte mostrato la sua buona volontà al riguardo, ma occorre che la Francia faccia proposte concrete. La Germania si opporrebbe peraltro a tutti i tentativi di collegare vantaggi economici con contropartite politiche. Da parte tedesca si intende trattare le questioni economiche su basi prettamente commerciali, essendo del parere che la soluzione delle questioni politiche debba avvenire separatamente dal regolamento di quelle economiche, e soltanto sulla base di accordi ragionevoli.
Nella situazione attuale, gli unici garanti della pace appaiono d'altra parte soltanto quegli Stati, alla testa dei quali si trovano degli uomini che hanno dietro di loro l'intero popolo e che quindi possono anche assumersi degli impegni definitivi nel nome e con l'approvazione dei popoli stessi. Nei Paesi democratici non si sa mai se un Governo, col quale ci si è messi d'accordo oggi, sarà al timone ancora domani.
A questo punto il Duce disse che secondo il suo modo di vedere, le uniche vere democrazie sono la Germania e l'Italia; egli accennò anche all'imminente discorso domenicale di Léon Blum, nel quale questi molto probabilmente avrebbe preso posizione anche sulla questione dei volontari.
Il Ministerpräsident Göring disse di aver ricevuto una comunicazione autentica, che il Governo di Burgos ha incaricato il suo rappresentante a Berlino di assumere piú volontari per la Spagna.
Il Duce prese atto con soddisfazione di tale comunicazione e dichiarò di ritenere egli pure che il Governo nazionale spagnuolo abbia ora a disposizione soldati e armi a sufficienza. La nota comune della Germania e dell'Italia a Franco, è stata nel frattempo consegnata; nelle capitali dei due Paesi verrà inoltre consegnata lunedí, ai Rappresentanti diplomatici dell'Inghilterra, la risposta quasi identica della Germania e dell'Italia all'ultima nota inglese. Queste note di risposta saranno pubblicate dalla stampa nel pomeriggio di lunedí.
Il Ministro Göring domandò allora al Duce, per quale ragione l'Italia non è uscita dalla Società delle Nazioni. In Germania si era ben compreso che durante l'impresa abissina era di vantaggio all'Italia di rimanere nella Lega. Dato che questa impresa è però ora felicemente ultimata, in Germania si ritiene che l'Italia, potrebbe abbandonare la Lega; prevedibilmente seguirebbero allora l'Ungheria, l'Austria ed alcuni Stati sudamericani. La Società delle Nazioni allora o andrebbe completamente in pezzi, oppure si ridurrebbe anche esteriormente ad essere quello che è stata fin dal suo inizio, ossia una rappresentanza degli interessi anglo-francesi. Il Duce rispose che la questione abissina non appare ancora ultimata. Manca il riconoscimento della conquista da parte della Società delle Nazioni, che l'Italia vuole attendere. Questo è in un certo qual modo un bicchiere di olio di ricino che la Società delle Nazioni o prima o poi dovrà ingoiarsi.
Il Ministro Göring accennò al fatto che la Germania sarebbe disposta a ritornare nella Società delle Nazioni nell'ambito di un nuovo Accordo locarnista; ma se nel frattempo l'Italia dichiarasse di non voler piú collaborare con la Lega, ciò rappresenterebbe per la Germania un nuovo momento e un suo ritorno alla Società non verrebhe neanche piú discusso. La questione non è di attualità per i1 momento, ma se l'Italia dovesse giungere a decisioni definitive nei riguardi della Lega, egli pregherebbe di informarne la Germania affinché questa potesse regolarsi circa la posizione da prendere.
Il Duce rispose che l'Italia de facto ha abbandonato la Società delle Nazioni e che essa non ha piú nessuna simpatia per 1'istituzione ginevrina. L'Italia potrebbe perciò uscire ora anche de jure dalla Lega. Si deve peraltro tener presente che un membro della Società delle Nazioni, il quale abbia notificato la sua volontà di ritirarsene, resta ancora socio per altri due anni, durante i quali esso deve pagare la sua quota e deve rispondere ai suoi doveri sociali. In considerazione del momento fatale, che prima o poi dovrà venire, in cui la Società delle Nazioni dovrà riconoscere la conquista dell'Abissinia, l'Italia ritiene di danneggiare la Lega molto di piú se continua a farne parte. Se la Società riconoscerà la conquista dell'Abissinia, ciò equivarrà quasi come la sua propria liquidazione. Se d'altra parte la Lega non riconoscerà la conquista dell'Abissinia, l'Italia uscirà dalla Società delle Nazioni.
Alla domanda del Ministro Göring circa l'epoca in cui la Società dovrebbe prendere tale decisione, il Duce rispose che questo momento dovrebbe giungere già alla prossima Assemblea della Lega, se non anche prima, in un'Assemblea straordinaria, la quale sarebbe prevista per decidere circa l'ammissione dell'Egitto.
L'Italia è d'altra parte convinta che l'Austria, l'Ungheria e l'Albania non possono per il momento seguirla nel caso di una sua uscita dalla Società. L'Italia non intende neppure esercitare una pressione su questi Paesi, dato che i sacrifici sarebbero per loro gravi. La Turchia, in considerazione delle forti influenze massoniche, continuerà molto probabilmente a rimanere nella Lega, salvo che si verificasse un forte contrasto con la Francia per la questione del Sangiaccato. L'Inghilterra sosterrà naturalmente la Società delle Nazioni fino all'ultimo vedendo in essa una garanzia per il suo impero mondiale.
Per quanto riguarda il punto di vista personale del Duce, egli ritiene che il suo disprezzo per la Società delle Nazioni - disprezzo che egli ha nuovamente espresso in occasione del suo ultimo discorso di Milano - sia sufficientemente noto nel mondo.
Nuovamente richiesto delle sue impressioni di viaggio a Napoli e a Capri, il Ministro Göring dichiarò di portare con sé una profonda impressione delle dimostrazioni di simpatia della popolazione; ed espresse la speranza che le relazioni tra i due Paesi diventino sempre piú profonde e trovino la loro espressione in quella chiara linea di politica comune, di cui egli aveva piú particolarmente parlato con il Duce nel loro colloquio precedente.
Il Duce rispose che il fronte comune dei due Paesi ha già trovato la sua espressione nel fronte comune militare in Spagna. È sua volontà che ciò continui anche per il futuro.
Il Ministro Göring chiese allora al Duce quale fosse il suo pensiero sullo sviluppo politico nel prossimo avvenire.
Il Duce disse che bisogna che prima di tutto si chiarisca la situazione in Spagna secondo gli interessi politici e ideali della Germania e dell'Italia. Il parallelismo dell'azione, che già da un anno esiste fra i due Paesi con buoni risultati, dovrebbe essere continuato. I due Paesi dovrebbero continuare a riaffermare la loro volontà di pace; nello stesso tempo dovrebbero però perfezionare i loro armamenti allo scopo di evitare qualsiasi sorpresa. La politica antibolscevica dovrebbe venir continuata e sopratutto si dovrebbe eliminare qualsiasi influenza della Russia in Occidente.
Qualora si potesse realizzare un avvicinamento tedesco-francese, l'Italia ne sarebbe lieta, ricevendo cosí la Germania mano libera ad Est, ciò che non è il caso nelle condizioni attuali. Se la politica tedesca riuscisse a spezzare i1 nesso tra Parigi e Mosca, ciò sorebbe certamente un grandissimo successo. Egli (il Duce) ritiene peraltro che questo sia molto difficile. L'Italia sarebbe, ad ogni modo, disposta a prestare qualsiasi aiuto in questo sforzo.
Se fosse possibile un avvicinamento tra la Germania e l'Inghilterra, l'Italia ne sarebbe parimenti lieta. Ma è naturale che un simile accordo può essere raggiunto soltanto sulla base di una completa uguaglianza di diritti e su un piano di reciprocità, indicati dal Führer. Soprattutto dovrebbe però essere conservata e mantenuta 1'uniformità della politica italo-tedesca, poiché questa uniformità è la condizione preliminare per assicurare l'indipendenza di una simile politica.
Il Ministro Göring domandò a questo punto quale situazione si presenterebbe se non si potesse concordare il divieto per l'invio di volontari in Spagna. Nella questione spagnola, la Germania intende andare solo fino al limite del possibile, evitando che dalle complicazioni spagnuole si sviluppi una guerra generale. È da temere che Mosca faccia della questione spagnola una questione di prestigio e che sostenga, con soldati propri, in misura sempre maggiore, le forze rosse spagnuole.
Il Duce rispose che esistono diverse possibilità di soluzione. Primo: Franco potrebbe avere un successo militare completo, e in questo caso la questione spagnola si risolverebbe sul piano prettamente militare. Questa sarebbe naturalmente la migliore delle eventualità. Secondo: possibilità di un compromesso fra i due partiti spagnoli con esclusione degli estremisti.
Nella questione del divieto dei volontari, la posizione dell'Italia e della Germania è in ogni caso favorevole. O si arriva ad un divieto, e allora da parte italiana è stato fatto, con i forti imbarchi degli ultimi giorni, il massimo degli sforzi possibili: il numero dei volontari italiani ha raggiunto i 44.000. Oppure il divieto non viene deciso, e allora l'Italia continuerà da parte sua ad inviare volontari in Ispagna. Nella questione spagnola l'Italia intende spingersi fino al limite estremo, senza però arrivare al pericolo di una guerra generale. Egli non crede d'altronde alla probabilità di un simile conflitto nell'anno 1937: Léon Blum e i suoi collaboratori lo vogliono evitare, e se chiedono e gridano "aeroplani ed armi per la Spagna", ciò fanno soltanto puramente per ragioni di politica interna. Anche l'Inghilterra teme un conflitto generale, e la Russia non lascia certamente andare le cose oltre il limite.
D'altra parte la Russia non ha inviato nessun nucleo di volontari, ma soltanto Capi e materiale, e si adatterebbe certamente ad accettare anche una sconfitta dei rossi. Si deve tener presente che il soccorso ai rossi da parte dei comunisti si è intensificato nel momento in cui i rossi spagnuoli avevano in ogni caso fermato Franco davanti a Madrid; nel campo delle sinistre l'umore era quindi già alquanto migliorato. Se la situazione dovesse nuovamente peggiorare per i rossi, cesserà anche l'entusiasmo dei volontari che stanno dalla loro parte e non vi sarà piú nessuno disposto a farsi ammazzare per una causa perduta.
Il Conte Ciano osservò che l'Ambasciatore d'Italia a Mosca, che si trova attualmente a Roma, gli aveva comunicato che i bolscevichi si starebbero lentamente preparando ad una sconfitta dei rossi in Ispagna e che essi sarebbero esclusivamente preoccupati di raggiungere un accordo internazionale del quale servirsi, verso la propria gente, come scusa per l'insuccesso della loro azione spagnola. Litvinov cercherebbe insomma una specie di "alibi" sotto forma di un accordo internazionale.
Il Duce fece presente le difficoltà della situazione interna russa e ripeté ancora una volta che la Russia non ha mai inviato truppe proprie in Ispagna. Essa si sarebbe limitata ad invitare i comunisti della Francia, del Belgio e della Svizzera ad unirsi ai rossi in Ispagna.
ll Ministro Göring parlò quindi delle intenzioni dell'Inghilterra, chiedendo al Duce che cosa questi ne pensasse della possibilità che l'Inghilterra cerchi di creare un fronte invisibile ma in date circostanze efficace, ivi compresa la Russia, contro l'Italia e la Germania.
A tale proposito il Duce accennò alle difficoltà esistenti fra l'Inghilterra e il Giappone, approvando, di passaggio, l'opinione del Ministro Göring che la Società delle Nazioni rappresenterebbe già per l'Inghilterra una specie di invisibile alleanza contro l'Italia e la Germania. Non vi sarebbe però motivo per preoccuparsi, dato che non vi è nessuna ragione perché la macchina della Lega, che già per ben tre volte non ha funzionato, si metta improvvisamente a funzionare alla quarta prova. Sarebbe tuttavia consigliabile trattare l'opinione pubblica inglese con un certo riguardo. I conservatori inglesi hanno una grande paura del bolscevismo e questa paura potrebbe benissimo essere sfruttata politicamente. Tale compito spetterebbe sopratutto alla Germania, visto che i conservatori inglesi sono per l'Italia assai difficili da convincere, dati gli avvenimenti nel Mediterraneo.
Il Ministro Göring fece presente i tentativi della Germania per raggiungere un avvicinamento con gli elementi conservatori inglesi. A tale proposito occorre tener presente che l'attuale Governo inglese in fondo non è conservatore, ma addirittura orientato verso sinistra. Ad ogni modo la Germania è sempre disposta a mettersi d'accordo con l'Inghilterra, pur curando le sue buone relazioni con l'Italia. Del resto, essa trova la sua sicurezza sopratutto nel forte aumento dei suoi armamenti per terra, per mare e per aria, nonché in un'autarchia economica molto vasta, a raggiungere la quale si lavora con la massima energia.
Il Duce approvò pienamente questo anmcnto di forze. Egli diichiarò inoltre che secondo il suo modo di vedere, la prossima grande sorpresa per l'Inghilterra sarà data dall'aumento del comunismo inglese. Ciò sarebbe una buona lezione anche per il signor Eden. Il Ministro Göring disse che il popolo semplice in Inghilterra nutre sentimenti di simpatia per la Germania. Gli ambienti conservatori si preoccupano, è vero, della forza della Germania; ma la loro piú grande paura è il bolscevismo, e ciò non può farli effettivamente considerare come disposti in definitiva a collaborare con la Germania. Invece il Foreign Office, sia per ragioni ideali che per motivi tradizionali, mantiene una posizione assolutamente ostile contro la Germania. Un ulteriore ostacolo, inoltre, alla collaborazione anglo-tedesca consiste nella forte influenza dei massoni e degli ebrei nell'Impero britannico.
A tale proposito il Duce accennò allo stretto collegamento fra l'Inghilterra e la Francia. È impossibile separare l'Inghilterra e la Francia. Nonostante tutte le discordie che si presentano di tanto in tanto, i due Paesi hanno interessi comuni troppo forti. Anche i legami finanziari sono straordinariamente saldi.
Il Ministro Göring confermò la stretta collaborazione fra il Quai d'Orsay e il Foreign Office. I due Ministeri non farebbero nulla senza aver preventivamente preso contatto telefonico. Recentemente egli (il Ministro Göring) aveva rifiutato a dei visitatori inglesi informazioni particolareggiate circa l'aviazione tedesca e le eventuali direzioni dellìespansione tedesca, con la motivazione che entro 20 minuti l'intero materiale sarebbe stato, da parte del Foreign Office, passato telefonicamente al Quai d'Orsay. Gli inglesi dovettero riconoscere che egli aveva ragione. Gli ambienti inglesi, che stanno vicini al "Daily Mail", intendono adoperarsi effettivamente per un'intesa italo-tedesco-inglese, ma la loro influenza non è abbastanza forte.
Il Duce aggiunse che non si dovrebbe lasciar passare occasione per frenare l'amicizia anglo-francese; simili tentativi dovrebbero però essere fatti con la massima prudenza, per non provocare un effetto contrario a quello desiderato. Il Ministro Göring approvò pienamente.
Il Ministro Göring disse in seguito che il Führer sarebbe straordinariamente lieto se il Duce volesse fare una visita in Germania. Essa verrebbe non solo fortemente a sottolineare la politica comune dei due Paesi, ma darebbe al Duce anche la possibilità di conoscere di persona, con i propri occhi, la situazione in Germania.
Il Duce rispose che una sua visita in Germania è nell'ambito delle possibilità, dato che anch'egli personalmente ha desiderio di rivedere il Führer e di constatare con í propri occhi lo sviluppo della Germania.
Il Ministro Göring disse infine che, secondo il suo punto di vista personale e in considerazione delle salde relazioni italo-tedesche, sarebbe certamente utile se il Governo italiano esercitasse la sua influenza sul Governo austriaco affinché quest'ultimo si attenesse con maggiore aderenza all'Accordo dell'11 luglio. Il Governo austriaco esercita una forte e completamente inutile pressione sugli ambienti nazionalisti del Paese. Se il Cancelliere Schuschnigg qualifica il nazionalsocialismo come il nemico dello Stato n. 1, ciò rischia di provocare in Austria reazioni interne, senza la minima intromissione da parte tedesca. Sarebbe quindi consigliabile che il Governo austriaco assumesse verso questi ambienti nazionali un atteggiamento conciliante.
Bisogna tener conto che il Governo austriaco non è né fascista né nazionalsocialista, ma clericale. È quindi possibilissimo che esso, un bel giorno, ceda fortemente alle tendenze di sinistra che in Austria continuano a sussistere in misura abbastanza forte. Il Governo austriaco, data la sua presa di posizione sproporzionata contro il nazionalsocialismo, misconosce quindi anche il pericolo comunista. Egli (Ministro Göring) accenna a tutto questo soltanto nel desiderio di fare da parte sua il possibile per evitare un conflitto interno austriaco, il quale potrebbe, per esempio, verificarsi nel caso di un ritiro di Glaise-Horstenau oppure di altri Ministri nazionali. Queste le ragioni che lo portano ad esprimere il desiderio che l'Accordo dell'11 luglio venga osservato più esattamente da parte del Governo austriaco.
Il Duce rispose che le relazioni dell'Italia con l'Austria si basano sul principio del rispetto della indipendenza di questo Paese con il dovuto ríguardo alla sua sensibilità. Egli (il Duce) è perfettamente a conoscenza che il popolo austriaco, in gran parte, non nutre simpatia per gli italiani; volendo tentare di influenzare il Governo austriaco, egli dovrebbe quindi procedere con molta cautela per non esporsi al pericolo di avere risposte poco piacevoli. Dato però che il Ministro Göring ne esprimeva il desiderio, egli cercherà di influenzare il Governo austriaco nel senso suddetto aggiungendo, dal canto suo, che la piena esecuzione dell'Accordo dell'11 luglio è anche nell'interesse dell'Italia, tanto piú che l'Accordo venne a suo tempo concluso per desiderio dell'Italia. Egli (il Duce) ha personalmente ed in modo implicito fatto presente a Schuschnigg che, dato il carattere tedesco dell'Austria, sarebbe assurdo fare una politica antitedesca. Una regolare esecuzione dell'Accordo dell'11 luglio è d'altra parte della massima importanza anche dal punto di vista internazionale. Qualsiasi nuovo conflitto tedesco-austriaco verrebbe per esempio immediatamente sfruttato dalla Francia, e si parlerebbe nuovamente della "guardia al Brennero". L'Italia non intende farsi legare in alcun modo su questo punto.
Il Ministro Gòring osservò che il Governo austriaco non gode di nessuna simpatia nel popolo e si tiene al potere esclusivamente valendosi di provvedimenti brutali. Ma anche questi provvedimenti non gli avrebbero servito a nulla se la Germania non si fosse astenuta in modo assoluto dall'intervenire nelle questioni interne austriache. Da parte tedesca si sarebbe perfino disposti ad aiutare il Governo austriaco. Secondo una sua promessa fatta al Sottosegretario di Stato Schmidt, Goring aveva rilevato, nel suo discorso di Goslar, che il Governo austriaco non doveva essere considerato come antitedesco. Lo stesso giorno, Schuschnigg designava il nazionalsocialismo come il nemico dello Stato n. 1. In Germania si ha l'impressione che l'Austria venga deliberatamente tenuta a disposizione da forze finora non note, come una specie di bomba a mano, che al momento opportuno dovrebbe servire per far saltare il fronte italo-tedesco. In Francia, in Inghilterra ed in Russia si sarebbe del parere che l'accordo italo-tedesco non è pericoloso finché esista la possibilità di farlo saltare valendosi dell'Austría. Il Duce rispose che un simile tentativo non sarebbe pericoloso, in quanto che si conoscono fin d'ora le mete di quelle forze oscure che una stretta collaborazione italo-tedesca è in grado di manovrare. Basta far sapere al Governo austriaco che esso non deve in nessun caso prestarsi a qualsiasi tentativo di rottura da parte francoanglo-russa.
Il Ministro Göring disse che questo era uno dei punti rispetto ai quali esiste fra la Germania e l'Italia una certa diversità di vedute, e precisamente quanto alla valutazione delle forze operanti in Austria. La Germania è del parere che le correnti dominanti in Austria siano più orientate in senso internazionale di quanto apparentemente non si creda da parte italiana. Dal lato della Germania, egli può in ogni caso assicurare - e ritiene che ciò valga anche per l'Italia - che nei riguardi dell'Austria non vi saranno sorprese.
Il Duce diede la stessa assicurazione, rilevando che la garanzia sta nella continuità dei contatti tra l'Italia e la Germania.
Il Ministro Göring confermò pienamente da parte stia la necessità di contatti continui fra i due Paesi. Egli rilevò che in sua presenza il Führer aveva dato al Ministro degli Affari esteri la direttiva di rimanere continuamente in contatto con il Conte Ciano e di far apparire tale collegamento anche esternamente - in un certo qual modo come contrappeso all'intima collaborazione francoinglese - cosí che ognuno sappia a priori l'inutilità di pretendere dall'Italia e dalla Germania un comportamento diverso nei comuni problemi politici.
Il Duce dichiarò che la comune politica italo-tedesca si estende sopratutto ai grandi problemi politici mondiali e secondariamente alle questioni minori, fra le quali è compresa l'Austria. Anche qui, il continuo contatto può garantire l'uniformità della politica, tanto piú che i due Paesi debbono adattare la loro azione all'incessante variare delle situazioni. Egli crede all'"evoluzione" nella dinamica politica e non intende assolutamente lasciare "mummificare" la politica italiana. Mantenendo dunque un continuo contatto fra i due Paesi, non sorgeranno né sorprese né conflitti, e si otterrà invece unità e collaborazione.
Il Ministro Göring accennò alla questione degli Asburgo, la quale, se venisse effettivamente posta, conterrebbe elementi di massima sorpresa. La Germania non potrebbe in nessun caso tollerare la restaurazione degli Asburgo in Austria, qualunque fosse la forma (Regno, Reggenza ecc.), sotto la quale si tentasse di realizzarla. Ciò significherebbe la fine dell'Austria.
Il Duce rispose che, per ragioni storiche facilmente comprensibilí, la Casa Asburgo non gode di nessuna simpatia in Italia e che la restaurazione degli Asburgo provocherebbe nel popolo italiano una pessima impressione. Egli ha sempre avvertito i dirigenti austriaci di non giocare con la restaurazione, facendo presente i pericoli morali che l'Austria correva in questa questione. Anche con il Capo dei Legittimisti, Conte Wiesner, egli si era espresso molto esplicitamente in tale senso.
Il ministro Göring rilevò che gli Asburgo saranno sempre antiitaliani e che in un loro ritorno in Austria, logicamente, essi tenterebbero di riprendersi i territori già appartenuti al vecchio Impero austro-ungarico.
Il Duce rispose essere perfettamente conscio che nel caso di una loro restaurazione, gli Asburgo dovrebbero - allo scopo di far apparire minori le difficoltà interne - dapprima cercare un nemico esterno: e prevedibilmente 1'"uomo nero" prescelto in questo caso dagli Asburgo, sarebbe l'Italia. Egli ha d'altronde scritto un articolo contro Otto di Asburgo e può assicurare che tutte le notizie riguardanti progetti di matrimonio fra Otto e la Principessa Maria sono completamente prive di fondamento. La principessa Maria ebbe d'altronde a pregarlo personalmente di smentire con energia.
Con alcune parole di commiato del Duce e rinnovati ringraziamenti da parte del Ministro Göring per la gentile accoglienza in Italia, il colloquio ha avuto termine.


Durante il viaggio Roma-Berlino. - Gennaio 1937
f.to Schmidt




webmaster a.d.c
.