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IL RIARMO INGLESE
Roma, 7 ottobre 1936-XIV
L'Ambasciatore d'Inghilterra, tornato recentemente da un congedo di due mesi
in Patria, è venuto oggi a vedermi.
Mi ha detto per prima cosa che è rimasto impressionato, durante il
suo congedo, delle ottime condizioni in cui si trova il suo Paese, ove ha
notato una eccezionale ripresa di attività e di commerci. Il riarmo
procede attivamente e rapidamente: per quanto riguarda la Marina e l'Aeronautica
non s'incontrano difficoltà né per i1 materiale né per
gli uomini. Difficoltà s'incontrano invece per il reclutamento terrestre,
che scarseggia; ma il Governo britannico è deciso di superare anche
in questo settore ogni possibile ostacolo. Drummond ha avuto prima di partire
una lunga conversazione con Eden, il quale lo ha personalmente incaricato
di farci conoscere che l'interpretazione data dalla stampa ad alcune manifestazioni
della vita politica britannica è falsa. È intenzione inglese
di riprendere al piú presto le buone relazioni con l'Italia, e di considerare
chiusa la pagina etiopica.
Ho fatto rilevare all'Ambasciatore britannico che l'interpretazione della
stampa non era soltanto da parte italiana, ma praticamente di tutti i giornali
stranieri. Ho documentato questa affermazione a Drummond con alcuni articoli
di stampa estera. Ho detto che prendevo atto di quanto lui mi diceva ma che
evidentemente sarebbe stato bene, anche per neutralizzare l'effetto di quanto
era stato stampato, che la stampa inglese facesse conoscere pubblicamente
quanto Drummond mi diceva per via diplomatica. Non ho avuto nessuna pratica
risposta.
Drummond mi ha parlato allora delle preoccupazioni britanniche per l'azione
che noi staremmo svolgendo in Egitto e in Palestina, sottolineando particolarmente
la nostra propaganda antibritannica in Egitto. Mi ha detto che il Governo
aveva delle prove, ma ho tratto l'impressione dal colloquio, anche perché
il carattere delle affermazioni di Drummond era assai inesatto, che tali prove
non ci siano. Comunque ho negato ogni nostro intervento nei movimenti arabi
dell'Egitto e dell'Asia Minore.
Infine con Drummond abbiamo parlato del memorandum per Locarno. Pur premettendo
che la questione era ancora allo studio e che quindi non ero in grado di fargli
conoscere il nostro definitivo punto di vista in merito, gli ho detto e gli
ho spiegato le ragioni per le quali noi siamo contrari ad una formula che
tenda a trasformare il Patto di Locarno in una combinazione di accordi regionali
tripartiti.
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