A settanta anni dalla loro redazione ecco per la
prima volta in rete i documenti che Galeazzo Ciano
allegava al suo DIARIO




IL MINISTRO TEDESCO FRANK
A COLLOQUIO COL DUCE

 

Roma, 23 settembre 1936-XIV (Palazzo Venezia)

Il Ministro Frank ha iniziato il suo dire porgendo al Duce il saluto del Führer e il ringraziamento per l'opera svolta dalle Autorità Consolari italiane, dagli equipaggi dei piroscafi e dalle Autorità del Regno in favore dei tedeschi profughi dalla Spagna. Ha proseguito, quindi, esprimendo al Duce il desiderio del Führer di riceverlo non appena possibile in Germania, non solo nella sua veste di Capo del Governo, ma anche in quella di fondatore e Duce di un partito affine al nazionalsocialismo.
Ha detto anche che il Führer desidera poter prendere contatti personali con il Ministro degli Esteri e che pertanto era stato incaricato di invitarlo a recarsi in Germania.
Per quanto concerne la Spagna, il Ministro Frank ha assicurato che la Germania presta aiuto ai partiti nazionali unicamente per solidarietà di concezione politica, ma che non ha né interessi né mire nel Mediterraneo. Il Führer tiene a far sapere che considera il mare Mediterraneo quale un mare prettamente italiano. All'Italia spettano nel Mediterraneo posizioni di privilegio e di controllo. Gli interessi dei tedeschi volgono verso il Baltico che è il loro "Mediterraneo".
Un problema sul quale il Ministro Frank vuole richiamare l'attenzione del Duce è quello delle rivendicazioni coloniali, problema che trova la sua base nelle necessità economiche del popolo tedesco. Il Führer non nasconde che su questo punto troverà la netta ostilità britannica. L'invio di Ribbentrop a Londra rappresenta l'ultimo tentativo di far comprendere alla Gran Bretagna le necessità e la posizione della Germania. È chiaro però che qualsiasi azione di riavvicinamento alla Germania da parte inglese dovrebbe essere seguita da un'azione di riavvicinamento britannico all'Italia. Comunque su tale possibilità il Führer non si fa troppe illusioni. Tra le gerarchie naziste e le gerarchie fasciste sono necessari dei rapporti diretti al di fuori e al di sopra della diplomazia ufficiale. L'azione dei due paesi, è, come quella dei due partiti, specialmente diretta contro la propaganda ed il pericolo bolscevico.
Negli ambienti governativi tedeschi la questione austriaca è considerata liquidata con l'accordo austro-tedesco dell'11 luglio, cui il Governo germanico intende mantenersi strettamente fedele. Ne è una prova il fatto che Hitler ha rifiutato di accogliere al congresso di Norimberga il rappresentante del partito nazista austriaco.
Nei riguardi dell'Ungheria, Frank dichiara che le relazioni germano-magiare sono buone e che si deve in esse trovare un nuovo elemento di collaborazione con l'Italia.
Per quanto concerne Ginevra è intenzione del Führer di marciare d'intesa con il Governo fascista ed il Ministro Frank aggiunge che la Germania è pronta a compiere, in qualsiasi momento si ritenga opportuno, il riconoscimento dell'Impero in Etiopia.
Il signor Frank conclude il suo dire esprimendo la fiducia sua personale e del Governo del Reich nella necessità di una sempre piú stretta collaborazione tra la Germania e l'Italia.
Il Duce risponde che in Italia non abbiamo nessuna fretta di vedere riconosciuto l'Impero Etiopico; ciò, piú che nostro interesse, è un interesse delle altre Potenze.
Però apprezza le intenzioni del Governo tedesco e fa presente che il riconoscimento offerto, fatto in occasione di uno speciale avvenimento, quale potrebbe essere ad esempio la visita a Berlino del Ministro degli Esteri, assumerebbe particolare importanza.
Per quanto riguarda Ginevra, l'Italia ne è praticamente fuori, e può darsi che nel giro di poche ore, qualora la Società delle Nazioni, alla presenza della Delegazione italiana, anteponga quella della sedicente delegazione etiopica, ne sia fuori anche giuridicamente.

I rapporti con l'Austria sono e si mantengono dei più amichevoli. L'accordo dell'11 luglio ha trovato le sue basi nei suggerimenti che lo stesso Duce dava il 5 giugno a Schuschnigg, consigliandolo di favorire un'intesa con la Germania, perché l'Austria era in primo luogo un paese tedesco e poi perché era un paese troppo debole per fare una politica antigermanica.
È lieto di constatare come le relazioni tra l'Austria e la Germania siano migliorate.
Per quanto concerne la Francia dichiara che per noi, date le condizioni di politica interna di tale paese, non è possibile di svolgere con essa una qualsiasi politica.

La Francia è malata e vecchia. Non si pensa che a mangiare; è un paese in cui la cucina è diventata un'"arte dello Stato". La decadenza demografica è spaventosa. In Francia si perdono duemila unità alla settimana.
In questi ultimi giorni i radicali tentavano una riscossa, però le forze comuniste sono impotenti. Se Blum cercasse di sbarcarle, probabilmente il partito comunista si rivolgerebbe alla piazza. La Francia non ci interessa sino a quando non sarà finita la crisi interna.

In Ispagna si sono già formati i due fronti, da un lato quello tedesco-italiano, dall'altro quello franco-belga-russo. Il Duce concorda con Hitler nel ritenere che la determinazione dei due fronti è ormai un fatto compiuto.
L'Italia ha aiutato gli spagnuoli ed anche attualmente numerosi aiuti sono in corso, senza condizioni, per quanto molto sangue italiano sia stato versato e le Baleari siano state salvate soltanto da uomini e materiale italiano. Per ora bisogna vincere. Dopo la vittoria non chiederemo niente alla Spagna che possa modificare la posizione geografica del Mediterraneo, ma le chiederemo soltanto di svolgere una politica che non sia contraria agli interessi dell'Italia.
La nostra azione in Ispagna è una prova effettiva della nostra partecipazione alla lotta antibolscevica.

Per quanto concerne l'Inghilterra, il Duce ritiene che Hitler abbia ragione di compiere il tentativo Ribbentrop. Non riuscirà. Ribbentrop non farà nulla. Le posizioni sono già definite: Francia e Russia, ed insieme alla Francia l'Inghilterra. Quindi Londra non potrà mai fare una politica con la Germania. Tra l'Inghilterra e la Francia c'è un vecchio patto per cui i due paesi, padroni della società delle Nazioni, si sono impegnati a fare una politica comune. Talvolta potranno forse scontrarsi, ma non arriveranno mai ad una rottura.
È una solidarietà storica tra due paesi ricchi, conservatori e democratici.
È in possesso del Duce un documento che quando Ribbentrop conoscerà, varrà a fissarlo su quelli che potranno essere i risultati della sua missione: l'Inghilterra intende ménager la Germania soltanto per avere il tempo di realizzare il riarmo.
I nostri rapporti con Londra sono cattivi né possono migliorare. Ogni misura britannica provoca una nostra contro-misura. Quando gli inglesi mandarono la flotta in Alessandria d'Egitto, il Duce inviò 5 divisioni al confine cirenaico. Adesso che gli inglesi preparano nuove basi navali, noi prepariamo le controbasi. Il dominio dell'aria nel Mediterraneo è e sarà sempre dell'Italia.
Se tuttavia l'Inghilterra volesse fare una politica nuova nei nostri confronti, ne potremmo anche esser contenti. Ma, allo stato degli atti, nessun segno lascia prevedere questa eventualità. È da tenere presente, tra gli altri sintomi, il carattere del viaggio di Edoardo VIII il quale, come ha evitato di toccare l'Italia, ha altrettanto accuratamente evitato di toccare la Germania.

Per quanto concerne le Colonie, il Duce ritiene che i tedeschi hanno ragione di sollevare e di agitare il problema. I tedeschi, come gli italiani, sono un popolo senza spazio. Al momento opportuno l'Italia s'impegna ad appoggiarli. Si sa già quale risposta la democrazia inglese si prepara a dare alla richiesta tedesca: le popolazioni che per venti anni hanno goduto i vantaggi del sistema liberale inglese, non devono essere messe sotto il regime autocratico tedesco. È pacifico che con un pretesto o con l'altro, sul terreno coloniale, in Germania si avrà sempre l'Inghilterra contro.
Il Duce consiglia, inoltre, di respingere la conferenza per le materie prime. Essa non risolverebbe niente. Le materie prime che si trovano nel terreno nazionale o coloniale si pagano con la semplice moneta dello Stato, ma se si acquistano all'estero, si debbono pagare con l'oro.
Per quanto concerne la visita in Germania, il Duce ha detto che è suo desiderio di compierla. Essa però deve essere ben preparata per dare senz'altro dei risultati concreti. Avrà un immenso clamore e quindi anche nelle sue conseguenze deve avere una portata storica. Essa determinerà l'incontro dei Capi di due movimenti e di due filosofie affini. La visita sarà preparata anche dal punto di vista della diplomazia ufficiale: deve determinare e segnare non soltanto la solidarietà dei regimi, ma anche la politica comune dei due Stati che bisogna chiaramente tracciare verso Oriente e verso Occidente, verso Sud e verso Nord.

Il Ministro Frank rivolge ancora al Duce una domanda e cioè desidera sapere come l'Italia sia riuscita a normalizzare i suoi rapporti con la Chiesa, mentre in Germania la questione è irta di difficoltà.
Il Duce risponde che la lotta contro la religione, sia cattolica che protestante, (non contro gli ebrei, perché in tal caso si tratta di razza) è inutile perché la religione è inafferrabile come la nebbia. Per lo Stato è importante di dividere nettamente il compito con la Chiesa: voi, preti, vi occupate della religione, non della politica; dell'anima e non del corpo. Il cittadino appartiene allo Stato: la Chiesa cura in lui soltanto il settore religioso.
Dopo la Conciliazione anche in Italia si produsse una crisi assai grave e poco mancò che il Papa non arrivasse alla scomunica. La lotta si concluse col trionfo dello Stato. La gioventú viene educata dallo Stato. La Chiesa fornisce i cappellani, che si limitano a dire la messa. Ma non devono occuparsi né di sport, né di dopolavoro, né di ginnastica, né di circoli ricreativi: il campo ecclesiastico è la teologia. Dal 1° settembre 1931, l'Azione Cattolica, in Italia, praticamente non esiste piú.
Conviene riconoscere che i risultati di tale politica sono stati soddisfacenti: nessun contrasto notevole si è prodotto da allora, ed anzi, nelle ore difficili del conflitto italo-etiopico, il clero ha dato ottima prova.
Comunque conviene vigilare continuamente. La Chiesa cattolica è come una palla elastica: per vedere il segno della pressione, bisogna che la pressione sia costantemente esercitata, altrimenti la palla riprende la forma primitiva.

Il Ministro Frank parla infine dei suoi progetti culturali e dell'intenzione di fondare a Monaco un palazzo del diritto in cui dovrà essere un istituto di legislazione fascista al quale saranno ammessi i migliori studenti di legge in Germania. All'inaugurazione verrà invitato il Ministro Solmi.
Chiede infine al Capo quali debbano essere a suo avviso i rapporti fra Stato e Partito.
Il Duce risponde che in Italia il problema fu risolto facendo divenire il Partito un organo dello Stato, anzi una milizia civile agli ordini dello Stato.






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