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Poesie
di Aldo Ardetti


Sono giornalista pubblicista. Sono nato nel 1949 a Mesa di Pontinia, in provincia di Latina.
Ho iniziato giovanissimo a scrivere versi.
Presente nel 1967 ne "IL Lauro d'Argento", una iniziativa editoriale per far conoscere giovani poeti italiani.
Riesco a pubblicare nel 1971 "Colloquio poetico", raccolta di poesie giovanili con prefazione di Giacomo Lauri-Volpi.
Negli anni '70 recensioni su l'ABC di Madrid e su l'Alforjas para la Poesia Espagnola-Primera Antologia.
Dal 1975 inizio a collaborare, coordinare e dirigere periodici (La Città e la Regione, La Città, ModArt) ed emittenti radiotelevisive.
Ho promosso manifestazioni cultural-folkloristiche e ottenuto consensi e meriti in numerosi eventi letterari.
Sono presente in numerose antologie di poesia contemporanea e siti web. Alcune poesie sono tradotte in inglese, spagnolo e russo.
Nel dicembre 1994 ho pubblicato la raccolta "L'odore del tempo" e nel 1998 "Pensieri e storie in versi".
Sono Direttore Responsabile dell'Accademia Artistica Pontina San Paolo.
Sito personale: http://www.aldoardetti.it

Il sole del bambino

Allora il sole non nasceva a levante
lo regalava un paese su di un monte
e non andava a nascondersi a ponente
ma a riposare oltre lo stagno, tra le canne
dove migravano palline nere di girini
che a mani unite raccoglievo
con l'acqua che tra le dita si scioglieva.
Questi erano i giochi dei bambini
l'usar pezzi di legni abbandonati
armi di radici per una guerra sui declivi
placata dal fischio del nonno che chiamava
per la zuppa fumante che aspettava.
Rifare poi la strada conosciuta
prati divisi da arterie di terra battuta
luoghi di origine sempre memore
dove l'animo selvaggio risvegliava
il correre tra erba d'ortica nei luoghi del raduno
attenti a residui di vagabondi Argo
per poi ad uno ad uno
tuffarsi nel fiume che scorreva.

 


All'Astura

È ricordare quella salsedine
che sentivamo e odoravamo,
sulla nostra pelle respiravamo.
Quell'aria di latice di pineta,
quel mare di conchiglie calpestate
nella moria di alghe sulla riva,
l'inciampare in ciottoli romani
ormai antica creta consumata,
levigata da clessidra salina
che conosce lo scorrere del tempo,
la perenne voce di risacca.

 


Il sale del dolore

Ancora è nell'aria
il pianto disperato,
le roche parole sgorganti
da una malata gola
in quel ristoro ferroviario.
Non ci fu vento o parola
ad asciugare umiliazione,
il mio cuore, i miei occhi
che regalavano alle mie labbra
tutto il sale del dolore.


Per canali e calli

Per canali e calli
il respiro appresso ai passi,
l'espressione del dolce viso,
sentire il calore dalle dita
prendendoti per mano,
lo starmi vicino e guidarmi
nel tempo che non basta mai.

 


Il silenzio invade i miei itinerari

Il silenzio invade i miei itinerari,
passanti che non offrono parole
nel passeggiare nei viali
con gli alberi come allora
le foglie del colore dell'autunno.

 


 
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