racconti - stories

 

England daughters
di Paolo Ragni


Ho una pena al cuore, so però che tra poco finirà. Cominciò così.
A diciott'anni ospitai in famiglia una studentessa inglese: Esther. Era bellissima, un ovale dolce e delicato, occhi celesti, lunghi capelli biondi. Fu un amore immediato. La sera uscivamo, passeggiavamo lungo la ferrovia, smozzicavamo scarse timide parole, ci tenevamo per mano, piangevamo all'idea del suo ritorno in Inghilterra. Partì.
Iniziammo a scriverci ogni giorno, una volta la settimana ci telefonavamo, chiamavo da una cabina, di nascosto ai miei.
Un giorno, imprevista, una telefonata. Esther ha avuto un incidente stradale con sua sorella, è in coma. Sono giorni di angoscia, mi aggrappo a ogni speranza.
Passò un mese, Esther morì: era primavera, un anno da quando ci eravamo conosciuti. Partii per l'Inghilterra, nel suo paesetto di campagna tutti erano in lutto. Giunsi appena in tempo per il funerale.
Fui ospitato a casa sua, non riuscivo a ripartire. Due settimane dopo, fu dimessa dall'ospedale la sorella. Si chiamava Eileen.
Somigliava ad Esther come una goccia d'acqua. Trascorremmo alcuni giorni insieme, parlavamo ininterrottamente di Esther, i suoi genitori mi presero a benvolere.
Infine tornai in patria. Eileen ed io trascorremmo l'estate insieme, quando contemplavo i suoi occhi azzurri piangevo, ero felice, mi sentivo in colpa. Udivo la voce di Esther. Mi sussurrava: "Ama mia sorella, è buona, ti ama!" ero turbato, estasiato.
Dopo solo un anno ci sposammo, la chiesa era piena di fiori di campo. Durante la cerimonia Esther mi ripeteva che amassi Eileen per sempre. La prima notte mi apparve e mi disse: "Ora non hai più bisogno di me. Pensa solo ad Eileen. Addio!"
Mi destai piangendo, strinsi appassionatamente Eileen tra le braccia, dormiva ignara.
Da quel giorno, Eileen si ammalò, deperiva. Iniziarono i vani consulti di medici, nessuno capiva niente. Le apparizioni di Esther e la sua voce erano scomparse, mi disperavo, Eileen mi si scioglieva tra le dita, mi guardava esangue coi suoi fondissimi occhi chiari, distesa sul letto, infinitamente triste, e non parlava.
Una mattina presto morì, era maggio. I suoi genitori, disperati, chiesero di seppellirla accanto all'altra figlia. Accondiscesi, a malincuore. Avevo solo ventun anni. Giunti al cimitero, ci accolse una terribile sorpresa: la tomba di Esther era vuota, vi erano cresciuti fiori sul ciglio. Sconcertati, deponemmo anche Eileen.
Ho ormai ottanta anni. Non ho più avuto alcun messaggio ma so che finalmente quel giorno è vicino e capirò ogni cosa.


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