Archiviopoesia - poetry

L'esatta cubatura del vuoto
"Opera tutelata da copyright SIAE"
Di Biagio Salmeri





Biagio Salmeri, è nato  nel 1960 a Catania, dove svolge da diversi anni la professione pubblica di medico psichiatra.
Nel 1997 ha vinto il Premio Eugenio Montale per l'inedito, con la silloge "E passano nebbiosi i bastimenti", poi pubblicata  nell'Antologia "7 Poeti del Premio Montale" (Scheiwiller 1998). Dodici poesie sono state pubblicate nel 2° e 3° Quaderno di "Sicilia nell'arte e nella letteratura" (Prova d'Autore, Catania, 1997-1998). Nel Febbraio 1999 pubblica, per i tipi de "Il Girasole", la raccolta di poesie "La via umida" (con prefazione di Salvatore Silvano Nigro), segnalata al Premio Montale 1999 per gli editi, segnalata al Premio "Vento a Tindari (Omaggio a Quasimodo)", vincitrice del Premio Dario Bellezza 2000  per Opera prima.
 La silloge di poesie "Egosintonie domestiche" è stata recentemente pubblicata nel volume "Arrivederci a Sortino" (Prova d'Autore 1999).
E' stato segnalato per l'inedito al Premio Edda 2000, della Fondazione Corrente.
Per una rassegna critica della sua opera vedasi: "L'iter poetico di Biagio Salmeri" di G. Pasqualino, su "Siciliomi" (Prova d'Autore, Catania 2000).
email: bsalmeri@tiscalinet.it
 
 

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L'esatta cubatura del vuoto




Conosco l'incerto vagare
di ramo in ramo
fino al sicuro

la pazienza di annodare la paglia
nell'intimo
per covare un dolore

d'inverno
accontentandosi della grondaia
se pare troppo il mare

trovato il senso ultimo
della misura

fino all'esatta cubatura del vuoto.
 

***
 

Fa buio altrove
un uomo che si spegne

oltre la porta dove
come un numero civico
impietriscono gli anni

e la ragione si leva il cappello

dove
non la vista ma il cuore
ha capacità di adattamento.
 

***
 

Notti ripide
sull'indomani
che senza freni inibitori imbocco
alle veloci curve
dell'orologio rannicchiato
nell'abitacolo

in quel lungo colpo di sonno
che pare un suicidio
fallito chissà come
e ritentato.
 

***
 

Trovo la mano
sommando le dita
e l'area della pelle
dalla durata del brivido

misuro l'infinito
dal decadere della vertigine

lo stesso dio
è un calcolo probabilistico

di tracce lasciate
nell'acceleratore dell'animo
e non attribuibili a pensieri.
 

***
 

Bada
che in un giorno qualunque
senza un saluto
o una parola per iscritto

nello svagato declino
dell'indifferenza
pomeridiana

rannicchiati in un'estrema posa
ci si allontana

come uno che esca di casa
scordando le chiavi
le scarpe
i vestiti

e soprattutto
sulle scale rovinosamente
cada.
 

***
 

Intanto le vie intasate
delle ore di punta
e nella vastità del mare
navi che insistono
sulle medesime rotte

poi il dato risaputo
che utilizziamo ben poco
del nostro cervello

ove aggregati di pensieri
e complessi comportamentali
sembrano lunghi treni merci

ma in special modo
quelle metropoli affollatissime
ai margini del deserto.
 

***
 

Ci sono istanti
in cui perdo la storia
e l'intera memoria
è come un museo incendiato

non resta allora
che contare sulla geografia
carezzandosi i capelli
come il vento fra i boschi

e sdraiati
ammirare la montagna
del ginocchio
la valle ombelicale
sotto una coltre di nebbia

ma soprattutto
nel cielo dell'occhio
la regolare palpebra

che ha la monotona alternanza
della notte e del giorno.
 

***
 

Questo corpo talvolta
è come una cosa levata di tasca
e poggiata su un mobile

e non inganni il movimento
che a tratti solleva un arto
quando quel libro al vento
si sbraccia così sul tavolo

viene voglia di sfilare la mente
come una pila
e inserirla in un allegro giocattolo

o ascoltare una parola
che tiri su di corda

ma specialmente
da fermo lanciare un urlo
senza particolari emozioni
e che rimbalzi dappertutto

come una palla pazza.
 

***
 

Esistere
è un'impalpabile diminuire

aprire una sfera
che ha dentro una sfera
e un'altra e un'altra ancora
fino al punto

detta l'ultima parola.

Così fra le parti del corpo
le dita
sono le più infelici

perché il dolore è palpabile.
 

***
 

Il mio animo è una molla
in perenne tensione

che Dio
e la vita
tirano da ambo i lati.

Dovrei avere più forza
di loro

contro questo stanco
e quotidiano
appiattirmi.


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